Emily L. Emily L.

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La trama e le recensioni di Emily L., romanzo di Marguerite Duras edito da Feltrinelli. La figura che meglio descrive questo inquietante racconto di Marguerite Duras è lo specchio. Due coppie, due paesi, due lingue si specchiano l'uno nell'altro. Una coppia di amanti torna in un albergo del Nord della Francia, affacciato sull'Inghilterra. La donna intende scrivere: scriverà qualcosa che li riguarda entrambi, lei e l'amante, e l'amato è inquietato, la teme. La coppia inglese è nell'albergo per una sorta di naufragio: qualcosa deve essersi guastato e il loro yacht non riparte. Ma qualcosa s'è guastato, è evidente, nella vita. In un'atmosfera da "angelo sterminatore", il romanzo ci conduce attraverso lo sguardo della donna francese in vertiginosa prossimità di paesaggi interiori profondamente sconvolti. Il racconto cresce così come una specie di cerchio che neutralizza la vita, la sospende a un silenzio straniante. Lo sguardo della donna francese, che pure all'inizio sembrava cercare soltanto lo sguardo dell'amante, per giungere con lui infine alla parola essenziale del loro incontro, sì da dire tutto, e accedere a un che di conclusivo, a una metamorfosi della vita in scrittura, vagando, è attratto man mano dalla magnetica vibrazione corporea dell'altra donna. Di lei il racconto sembra voler sapere tutto: chi è, da dove viene, perché quella tristezza? E perché quell'adorazione da parte di lui? Ed è vera adorazione? O non sono piuttosto l'uno schiavo dell'amore dell'altro? Da questa distrazione nasce Emily L.: chi intendeva scrivere di sé, della sua vita, finisce per dimenticarsi di sé, e in primo piano affiora l'altra donna, la donna inglese, poetessa obliosa fin dei propri versi. Così l'altro vince, imponendo la sua presenza contro ogni disegno premeditato. Emily L. è il commovente e volontario omaggio di Marguerite Duras a Emily Dickinson, e insieme un involontario tributo alla potenza straordinaria dell'altro: che è sempre lì per distrarci da noi e aiutarci così a conoscere noi stessi.



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Emily L. 2012-12-12 13:31:09 C.U.B.
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    12 Dicembre, 2012
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Pomeriggi invernali di Emily L.

L’estate al nord della Francia, affacciata sulla Senna, le acque piatte e l’aria immobile, due turisti abitudinari raggiungono il bar della locanda. Nello stesso locale una coppia di inglesi, fermi forse per un guasto alla loro barca. Bevono un drink, lei ha lo sguardo basso ed in un sussurro bagnato di lacrime chiama il cane che e’ormai morto da tempo. Lui e’ il capitano, piu’ giovane di lei. Vivono da tempo per mare, insieme per fuggire all’amore, o forse per salvaguardarlo.

“Vengono da lontano, da una distanza incommensurabile. Sono arrivati qui alla fine dell’ultimo viaggio, alla fine della vita. Ecco, i viaggiatori in quell’umilta’ che precede la morte, offerti al nostro sguardo. “

Leggere Marguerite Duras e’ un salto nel buio, e’ correre con la bocca spalancata incontro al nulla.
Ma dal suo nulla nasce il poco e dal suo poco qualcosa, qualcosa di bello.
MI infastidisce ma mi ammalia , che strano fenomeno . Sta di fatto che non posso leggerla se non ho ben salda tra le dita la mia matita dalla punta azzurra, ecco che il suo nulla si tinge del mio celeste. Sempre piu’ spesso.
Di nuovo mi trovo incerta, come per altri suoi lavori sono incapace di esprimere il racconto.
Marguerite lo sa fare molto bene invece, col suo stile impermeabile e cupo puo’ affascinare.
Non mi piace, mi intriga. Parlando di un amore vissuto intensamente, di un amore incerto, di un amore sfiorato. Di una poesia che raccontava la luce, una poesia rubata e bruciata . Del tema ricorrente :non amo il mio amato ma amo l’amore.
Cosi’ facendo nasce un romanzo che non e’ per tutti, solo per estimatori . O per coloro che possono rischiare un titolo sbagliato.

Buona lettura.

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