Il segno dei quattro Il segno dei quattro

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GioPat Opinione inserita da GioPat    19 Novembre, 2020
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Quale strano enigma è l'uomo

Sherlock Holmes non è più stimolato intellettualmente e ciò lo porta a fare uso di cocaina. Il suo fedele amico John Watson è preoccupato per lui, quando all’improvviso l’investigatore riceve la visita di Mary Morstan, una signorina che fa da subito breccia nel cuore del dottor Watson. Ella si rivolge a Sherlock Holmes poiché ha ricevuto una lettera da un misterioso ammiratore che lo stesso giorno di ogni anno le manda una perla di ottima fattura. L’ammiratore chiede di incontrare la signorina e lei si reca all’appuntamento insieme a Holmes e Watson, dove qui trovano Thaddeus Sholto, figlio di un collega del padre di Mary, quest’ultimo scomparso da quattro anni in India. L’investigatore finalmente avrà tra le mani un nuovo caso e dovrà fare affidamento sulle proprie innate capacità intellettive e sul suo collega per poterlo risolvere.

Ho iniziato la saga dell’investigatore più famoso della letteratura e dopo aver terminato il primo romanzo mi sono buttato a capofitto su questo nella speranza che potesse affascinarmi in egual maniera, se non di più.
La trama in sé mi è piaciuta: come nel romanzo precedente l’identità dell’assassino viene svelata più o meno a metà racconto e successivamente vengono spiegati gli antefatti. Nel romanzo non mancano colpi di scena e momenti di suspance che inducono il lettore a scorrere le pagine rapidamente per poter arrivare a scoprire la verità insieme a Sherlock Holmes. Arrivati alla fine del racconto non vi sono domande che aleggiano nella mente del lettore, se non cosa abbia in serbo il futuro per il dottor Watson.

Sfortunatamente la bella trama di questo libro mi è risultata, a tratti, di difficile comprensione a causa dello stile: l’inizio viene spiegato bene e il lettore viene indirizzato verso l’inizio del caso in maniera ineccepibile. Tuttavia una volta che si entra nel “vivo” del racconto si fatica a seguire tutti gli avvenimenti e arrivati al capitolo finale dove vengono spiegati gli antefatti dei delitti, il focus si perde completamente. La narrazione di tali antefatti si sarebbe potuta benissimo condensare in poche pagine, invece di prendere la storia alla larga e raccontare minuziosamente tutti i dettagli della questione. Avendo riscontrato questa caratteristica seppur in maniera minore anche nel romanzo precedente, sono stato inevitabilmente portato a pensare che sia uno stile fatto proprio dallo scrittore. I personaggi incontrati in precedenza hanno mantenuto le loro caratteristiche già note e questo l’ho trovato positivo. La storia è narrata in prima persona dal dottor Watson e di conseguenza riusciamo a capire molto bene tutti i suoi stati d’animo nei confronti degli altri personaggi.

Consiglio questo libro a chi ha intrapreso il viaggio nella lettura dei romanzi e dei racconti di Arthur Conan Doyle. Nonostante lo stile non sia stato di mio gradimento, ho trovato la trama ben congeniata e che mi ha portato, nonostante tutto, a sfogliare i capitoli per arrivare alla soluzione del caso insieme a Sherlock Holmes e Watson, e sperare il meglio per loro nel prossimo romanzo.

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FrancoAntonio Opinione inserita da FrancoAntonio    12 Luglio, 2020
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Holmes e il tesoro misterioso

Una giovane donna, graziosa e in ambasce, un misterioso e favoloso tesoro indiano, un omicidio avvenuto in una camera apparentemente sigillata dall'interno e alcuni mirabolanti inseguimenti attraverso una Londra nebbiosa. Sono questi gli ingredienti che consentono al genio Sherlock Holmes di staccarsi dalla pericolosa routine quotidiana di tre iniezioni di cocaina in soluzione al sette per cento e dedicarsi, anima e corpo, alla soluzione di un intricato enigma.
La deliziosa miss Morstan si presenta un giorno a Baker Street dicendo che il padre, ufficiale in India, è misteriosamente scomparso dieci anni prima, ma ora le è arrivata una missiva anonima che le comunica che, per riparare al grave danno che le è stato arrecato, dovrà recarsi a un misterioso recapito per ricevere il doveroso indennizzo che le spetta. Accompagnata da Holmes e Watson la donna scoprirà che il Capitano Morstan (del quale le viene comunicata freddamente la morte), assieme al commilitone Maggiore Sholto, aveva scoperto un ricchissimo tesoro fatto di gemme preziosissime. Per una serie di imprevedibili circostanze si erano perse le tracce del cofano che lo conteneva alla morte del secondo. Ora uno dei due gemelli Sholto, eredi della fortuna paterna, vorrebbe procedere alla equa suddivisione di quella fortuna, giacché infine, è stato ritrovato il misterioso baule. Però, recatisi in quella che fu la residenza paterna dove è conservato lo scrigno, rinvengono il cadavere dell’altro gemello Sholto ucciso in modo quantomeno arcano. A questo punto, solo il talento dell’investigatore consentirà di scoprire ciò che è realmente accaduto.

Nella mia riscoperta dei capolavori di Conan Doyle ho affrontato, in rigoroso ordine di pubblicazione, questo secondo romanzo che vede protagonista l’investigatore di Baker Street 221.
In esso la personalità dei due protagonisti principali viene più accuratamente delineata. Senza falsi pudori si scopre che Holmes è un depresso cronico, dedito agli stupefacenti, mentre Watson un crepuscolare romantico che si lascia intenerire dalla prima coppia di dolci occhi femminili. L’intreccio, oggi, a distanza di quasi 140 anni, ha perso molta della sua originalità e inventiva e forse pecca di ingenuità che, adesso, più scaltriti, riterremmo imperdonabili, ma resta comunque un’opera geniale e piacevolissima: l’invenzione dell’indagine secondo sistemi rigorosamente scientifici; lo studio delle personalità in modo crudamente realistico; le atmosfere uggiose di una Londra di fine XIX secolo sono tuttora da ammirare. Mi è piaciuta anche la tecnica del racconto nel racconto per motivare il crimine e dare maggiore tridimensionalità ai personaggi secondari.
Al palato moderno, forse, potrebbero apparire meno gradevoli il neppur troppo velato sessismo, razzismo e sciovinismo britannico che traspaiono in quelle pagine; la poco credibile e comica inettitudine dei detective di Scotland Yard; i troppo forzati e machiavellici intrecci orditi dal criminale di turno. Tuttavia, tenendo presente che si sta leggendo opere di quasi un secolo e mezzo fa, che hanno precorso tutte le pubblicazioni di genere poliziesco, la loro modernità non viene sminuita dal retaggio inevitabile di un’epoca con diversa mentalità e sensibilità.
Quindi, in definitiva è ancora un libro attualissimo e pienamente godibile.

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archeomari Opinione inserita da archeomari    19 Aprile, 2019
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Un caso molto avventuroso!

Seconda opera in ordine di pubblicazione , dopo “Uno studio in rosso”,che vede come protagonisti l’investigatore privato più famoso al mondo, Sherlock Holmes e il suo fidato amico e compagno di avventure, il dottor Watson.
Rispetto al primo libro, “Il segno dei quattro” è molto più ricco di avventura: le scene si spostano dall’India lussureggiante alla Londra invasa dalla nebbia, ci sono personaggi esotici e selvaggi, c’è di mezzo un tesoro da favola, Sherlock Holmes e il dottor Watson agiscono in piena notte...Si fa affidamento al fiuto del cane Toby, alla banda di scugnizzi di Baker Street, lo stesso detective si traveste da vecchio marinaio, c’è una avventura rocambolesca su una lancia sul Tamigi...
Insomma, non cӏ da annoiarsi.
Interessante è la perfezione geometrica con cui è costruito il lungo racconto: si apre con la stessa immagine con quale si chiude e nel mezzo una climax di orrore e tensione narrativa.
Graham Greene nella sua prefazione ad una edizione inglese de “Il segno dei quattro” aveva detto : “quale autore noto potrebbe oggi permettersi di introdurre così brutalmente il suo eroe, un drogato, senza sollevare le proteste del pubblico?”.
Aveva perfettamente ragione. Non tutti sanno -infatti forse solo chi ha letto i libri di sir Arthur Conan Doyle lo sa- , che il mitico, puntiglioso, quasi infallibile Sherlock Holmes, nei momenti di “riposo forzato” , in cui è inattivo, ricorre alla cocaina e alla morfina. Il suo amico,il dottor Watson, lo invita con veemenza ad abbandonare questa abitudine insana, ma senza successo. Il detective spiega che solo la droga permette al suo spirito ed al suo cervello, che si attivano solo quando hanno davanti un caso spinoso, di non abbandonarsi alla depressione dovuta alla noia.
La vita può diventare una terribile banalità, secondo lui.
Eroina e cocaina sono, diciamo così, dei vizi “chimici “ più confacenti al nostro eroe che non l’acool e la birra, che sarebbero sembrati più degradanti. Le eccezionali doti deduttive, il suo acume, la sua correttezza, lo rendono un eroe ‘puro’ e il lettore può accettare questo “difetto”.
La lettrice però rimarrà un po’ perplessa leggendo a pagina 100, (edizione BUR, 1980) : “Mai fidarsi delle donne, neppure delle migliori”. La scarsa fiducia di Sherlock Holmes nelle donne lascia un po’ delusi certe volte, come anche il suo spirito razionale che rifugge l’amore e i sentimenti, perché mettono in discussione le sue facoltà di ragionamento. Egli è gentile e cortese, un vero gentiluomo, ma ...l’amore no. Eppure confessa di aver trovato anni fa molto affascinante una donna, un’assassina, mentre non trova nessun interesse verso la sua cliente, Mary Morstan, dal racconto della quale si dipana l’azione di tutto il racconto, che diventerà poi la moglie del suo amico Watson.
Non vi svelo nulla della trama, non sarebbe corretto. Lascio a voi il gusto di leggere questo bellissimo ed appassionante racconto del maestro indiscusso del “giallo” di tutti i tempi.

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A chi ha già letto “Uno studio in rosso”, poiché proprio in questa prima opera il lettore può leggere “le carte di identità “ di Sherlock Holmes e del dottor Watson, di come nasce la loro amicizia e la loro collaborazione.
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Vita93 Opinione inserita da Vita93    21 Agosto, 2015
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Sherlock Holmes #2

“Il segno dei quattro”, pubblicato nel 1890, è il secondo romanzo con protagonista il detective più famoso della storia della letteratura, Sherlock Holmes.

Momentaneamente a corto di intrighi e misteri da risolvere, Holmes si mostra incline al consumo di cocaina, che sostiene di utilizzare in piccole dosi per mantenersi attivo e vigile.
Ben presto la richiesta di aiuto di una graziosa signorina, Mary Morstan, consente al protagonista e al fidato coinquilino dottor Watson di tornare in azione.
Al centro del caso stavolta ci sono un tesoro nascosto e un padre scomparso, tra la grigia Londra simboleggiata dai vapori del Tamigi e i tumultuosi paesaggi orientali dell’India, dove l’uomo aveva prestato servizio militare.

Anche in questo secondo capitolo della serie, così come era avvenuto ne “Uno studio in rosso”, Arthur Conan Doyle suddivide la storia tra due ambientazioni molto diverse tra loro.
La prima, Londra, che è sempre luogo di svolgimento dell’indagine nonché residenza di Holmes, e la seconda che serve a circoscrivere il fatto originario, il motivo scatenante del caso da risolvere.
In quest’avventura conosciamo meglio sia Sherlock, che a tratti appare più umano rispetto al precedente romanzo, che il dottor Watson. Intorno ad essi si muove la consueta schiera di personaggi secondari, tra i quali spiccano per simpatia i funzionari di polizia che affiancano i protagonisti nell’indagine e che ironicamente non brillano di particolare intuito.

Risulta ancora vincente la scelta collaudata di mescolare il genere investigativo ad un sapiente e tipicamente britannico utilizzo dell’ironia, ma rispetto al primo capitolo la trama è meno avvincente ed il genio di Holmes ha meno occasioni per essere esaltato.
La lettura resta comunque piacevole, a testimonianza di un personaggio e di uno scrittore entrambi intramontabili.

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Mr. A Opinione inserita da Mr. A    27 Gennaio, 2015
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Avventura in noir per Sherlock Holmes

Sherlock Holmes e il segno dei quattro è la seconda avventura dell'investigatore più famoso di sempre.
all'inizio del romanzo troviamo uno Sherlock Holmes annoiato, senza casi a cui pensare, costretto a farsi di cocaina per mantenere il "cervello impegnato", finché una ragazza non suona il campanello della casa e gli espone un nuovo caso.
Il caso è incentrato su un misterioso tesoro, che il padre della ragazza trovò in India mentre era un soldato britannico, ma un altrettanto misterioso omicidio scombussolerà i piani dell'investigatore tanto da mettere a dura prova la genialità e la brillantezza del detective.
In questo libro compaiono nuove caratterizzazioni dei personaggi che non emergevano in "uno studio in rosso", i personaggi oltre ad essere protagonisti di un caso poliziesco, sono più umani ed hanno sentimenti (perfino sherlock Holmes !).
L'ambiente noir dell'Inghilterra ottocentesca è descritto molto bene, leggendo il libro sembra di sentire l'umidità della strada e i vapori del Tamigi.
Nel complesso un buon romanzo, scorrevole e di facile lettura. l'ho letto in versione live deluxe della newton.

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Sherlock Holmes e gialli
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f.martinuz Opinione inserita da f.martinuz    28 Novembre, 2014
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Della coca per Holmes

"Il segno dei quattro" è complessivamente un buon romanzo che contiene gli ingredienti tipici delle storie di Doyle con protagonista Sherlock Holmes, esaltazione delle facoltà dell'investigatore, immediata partenza dell'intreccio narrativo, personaggi talvolta fumosi e ambigui, fughe e inseguimenti rocamboleschi. Tuttavia, tra tutti quelli che ho letto, è risultato essere il peggiore, ovviamente in senso relativo in quanto è un libro piacevole e scorrevole.

Ne "Il segno dei quattro" manca la tensione narrativa palpabile in altri testi come "Il mastino dei Baskerville", che reputo il capolavoro di Doyle, o "Uno studio in rosso"; il ritmo del romanzo è buono ma non coinvolge emotivamente il lettore. Inoltre in alcuni punti del romanzo Doyle descrive il susseguirsi degli eventi e delle azioni come fosse una lista della spesa, tralasciando una benchè minima forma di pathos. Infine, come nei romanzi sopra detti, è assente la seconda parte in cui Doyle stacca dalla vicenda di Holmes e racconta le vicende, temporalmente lontane, che hanno portato all'omicidio. Tuttavia quest'ultima critica è strettamente personale e l'assenza di tale parte non incide negativamente sul romanzo.

Il libro presenta però anche dei lati positvi e interessanti; già dall'inizio sia il lettore che Watson scoprono il bisogno di Holmes nei confronti della cocaina. Essa è infatti l'unica sostanza che riesce a strapparlo dalla noia, dal torpore e dall'intorpidimento mentale causati dall'inattività e dall'assenza di casi su cui lavorare. Scopriamo quindi con grande interesse un Sherlock Holmes annoiato, svilito, privo della forza d'animo e del tipico acume che nell'immaginario collettivo possiede. Anche lui è umano e in fondo possiede delle debolezze, in questo caso un forte prurito nei confornti dell'ozio.

In conclusione il libro presenta pro e contro ma rimane comunque una narrazione interessante e piacevole da leggere oltre che scorrevole. Doyle catapulta Holmes, Watson ed il lettore in un caso di omicidio dove si intrecciano elementi e personaggi esotici, fughe, tesori, il Tamigi, delle perle e tanti altri piccoli indizi che ancora una volta porteranno Holmes alla soluzione del caso.

FM

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I romanzi su Sherlock Holmes
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AlexisKami Opinione inserita da AlexisKami    08 Mag, 2014
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Il segno di Holmes

Attenzione, potrebbe contenere spoiler!!
Secondo romanzo anche per me della serie di Holmes, avendo comprato il mammut.
Rispetto al primo, "uno studio in rosso" ci vengono svelati alcuni aspetti dei due protagonisti che prima non conoscevamo, come il lato romantico di Watson, che qui si innamora della signorina Morstan, o come Holmes depresso trovi nella droga la sua "salvezza" dalla monotonia.
Il giallo è intrigante, vengono descritti paesi stranieri lontani ed esotici, popolati da indigeni selvaggi, tesori di inestimabile valore e il giuramento di quattro uomini, disposti ad uccidere per averlo.
C'è anche la nota di vendetta per il tesoro rubato, e un bellissimo inseguimento in barca sul fiume, davvero emozionante!
Molto divertente poi il travestimento di Holmes e se non bastasse, c'è il tocco di romanticismo delle scene tra Mary e il dottor Watson.
Quindi questo racconto ha un po' tutto in sè, cosicchè possa venire apprezzato da diverse tipologie di lettore, forse ancora più che il precedente racconto.
Ovviamente consiglio di leggerlo!

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ClaudiaM Opinione inserita da ClaudiaM    26 Gennaio, 2014
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Il segno dei quattro – Arthur Conan Doyle

Secondo romanzo che leggo con protagonista quest’eccezionale detective, Sherlock Holmes, affiancato dal fedele dottor Watson. Ammetto che forse mi ha intrigato un po’ meno di “Uno studio in rosso”, ma ciò non significa che non lo abbia apprezzato. Tutt’altro. Trama avvincente, intrecciata e non manchevole di storia romantica (ovviamente non per Sherlock, ahimè misogino e convinto che i sentimenti non favoriscano una lucida osservazione e interpretazione dei fatti. In poche parole: inutili!). Vengono anche rivelati i punti deboli del nostro geniaccio: la droga che, dice, lo salva dalla routine e dalla noia.
Doyle ci mostra, insomma, come anche la persona che sembra migliore, ha invece i suoi difetti, eccome!
In conclusione, assolutamente da non perdere!

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LittleDorrit Opinione inserita da LittleDorrit    05 Ottobre, 2013
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Sempre più....Holmes!

Sherlock Holmes si annoia.
Quando non ci sono nuovi casi a stuzzicargli l'appetito intellettuale, cade in una sorta di "paranoia" e per scuotersi utilizza un metodo poco ortodosso: si inietta cocaina in piccole dosi tanto per tenere la mente sveglia ed allenata.
Watson è basito, non riesce a credere ai propri occhi e rimprovera un Holmes che fa orecchie da mercante.
Ma lo stato di noia non dura a lungo.
Miss Morstan irrompe in casa sottoponendo un nuovo, imperdibile caso.
Dieci anni prima, suo padre ufficiale di un reggimento in India, dopo lungo tempo in cui era stato lontano, rientra in Inghilterra per riabbracciare sua figlia. Una volta arrivato a Londra, però, scompare misteriosamente senza lasciare traccia. Era il 3/12/1878.
Trascorsi quattro anni dalla scomparsa, sul quotidiano Times qualcuno inserisce un messaggio per la ragazza chiedendole l'indirizzo e pregandola di rispondere perché la cosa si sarebbe rivelata assai vantaggiosa.
Cedendo alla richiesta, la giovane si vede recapitare ogni anno alla stessa data una scatoletta contenente una perla rarissima senza traccia alcuna del mittente.
Trascorsi sei anni, proprio nella mattinata in cui si rivolge ad Holmes, Miss Morstan ha ricevuto una lettera dove le si propone un incontro con un amico che deve ripagarla di un torto subito. Ed è questo il motivo che la spinge a rivolgersi al brillante detective. Vuole farsi accompagnare ed Holmes, con Watson al seguito, accetta.
Ad attenderli c'è uno dei figli del maggiore Sholto, vecchio amico e commilitone del padre della ragazza, che prima di morire ha raccontato ai suoi due figli (Taddeo e Bartolomeo) la storia di un tesoro, la verità sulla morte del padre di Miss Morstan e un tradimento ai danni di quest'ultima del quale non fa in tempo a parlare perché muore.
Il giorno seguente alla confessione la stanza viene ritrovata tutta a soqquadro e sul corpo senza vita spicca un biglietto con su scritto: "Il segno dei 4".
Parte da qui un indagine dai vari risvolti e con diversi colpi di scena che porteranno ad un finale rocambolesco degno di CSI e ad un delicato "tête à tête" per uno dei protagonisti principali.
Questo secondo romanzo è stato da me particolarmente apprezzato soprattutto perché vi ho ritrovato tutti quei piccoli dettagli e tutte quelle atmosfere che adoro quando mi immergo nella lettura di un romanzo ambientato nella Londra di fine ottocento.
Per quanto concerne "il giallo" invece, non essendo un'esperta, non posso sbilanciarmi in elogi ma sono convinta che non deluda nemmeno gli "irriducibili" in quanto ben scritto e con tutti i meccanismi narrativi al posto giusto che si intrecciano con armonia. E poi, con personaggi così ben delineati ed intramontabili chi potrebbe mai annoiarsi o parlarne male? Naturalmente, si fa per dire".....Buona lettura!

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cuspide84 Opinione inserita da cuspide84    15 Luglio, 2013
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LO SCRIGNO DEL TESORO

Prendete uno scrigno ricco di pietre preziose, un uomo avido con una gamba di legno, un ominide nero, piccolo, dal viso sfigurato e cattivo come pochi, proveniente dall’India… catapultateli dall’altra parte del continente, nello specifico Londra, e avrete… no, non una nuova avventura di Indiana Jones, né dei pirati dei Caraibi, bensì parte della trama della seconda avventura di Sherlock Holmes e del dottor Watson.

In questo nuovo episodio verremo a conoscenza di nuove sfaccettature caratteriali dei due protagonisti: dal lato romantico di uno, ai vizi impensabili dell’altro; dall’intuizione risolutiva di uno, alla descrizione analitica dell’altro; il tutto unito per dar vita ad una coppia investigativa delle più seguite di tutti i tempi.

Un giallo breve, ma descritto nei minimi particolari, si legge d’un fiato come un dissetante bicchiere di the freddo in estate; imperdibile per gli amanti del giallo classico!

Buona lettura!

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