Saggistica Politica e attualità Chi ha paura muore ogni giorno
 

Chi ha paura muore ogni giorno Chi ha paura muore ogni giorno

Chi ha paura muore ogni giorno

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La presentazione e le recensioni di Chi ha paura muore ogni giorno, opera di Giuseppe Ayala edita da Mondadori. Sono passati sedici anni dalla terribile estate che, con i due attentati di Punta Raisi e di via d'Amelio, segnò forse il momento più drammatico della lotta contro la mafia in Sicilia. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino restano due simboli, non solo dell'antimafia, ma anche di uno Stato italiano che, grazie a loro, seppe ritrovare una serietà e un'onestà senza compromessi. Ma per Giuseppe Ayala, che di entrambi fu grande amico, oltre che collega, i due magistrati siciliani sono anche il ricordo commosso di dieci anni di vita professionale e privata, e un rabbioso e mai sopito rimpianto. Ayala rappresentò in aula la pubblica accusa nel primo maxi-processo, sostenendo le tesi di Falcone e del pool antimafia di fronte ai boss e ai loro avvocati, interrogando i primi pentiti (tra cui Tommaso Buscetta), ottenendo una strepitosa serie di condanne che fecero epoca. E fu vicino ai due magistrati in prima linea quando, dopo questi primi, grandi successi, la reazione degli ambienti politico-mediatici vicini a Cosa Nostra, la diffidenza del Csm e l'indifferenza di molti iniziarono a danneggiarli, isolarli. Per la prima volta, Ayala racconta la sua verità, non solo su Falcone e Borsellino, che in queste pagine ci vengono restituiti alla loro appassionata e ironica umanità, ma anche su quegli anni, sulle vittorie e i fallimenti della lotta alla mafia, sui ritardi e le complicità dello Stato, sulle colpe e i silenzi di una Sicilia che, forse, non è molto cambiata da allora.



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Chi ha paura muore ogni giorno 2013-05-27 14:34:35 C.U.B.
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    27 Mag, 2013
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Qui e'morta la speranza dei palermitani onesti

Gaetano Costa- magistrato; Piersanti Mattarella -politico; Giuseppe Russo- Carabiniere; Boris Giuliano - Polizia ; Michele Reina - politico; Cesare Terranova - magistrato; Rosario Di Salvo - politico ; Pio La Torre - politico ; Carlo Alberto Dalla Chiesa - generale e prefetto ; Emanuela Setti Carraro Dalla Chiesa - infermiera ; Calogero Zucchetto - Polizia; Gian Giacomo Ciaccio Montalto - magistrato ;Carmelo Jannì - albergatore; Rocco Chinnici - magistrato; Mario Trapassi - Carabiniere; Edoardo Bortolotta - Carabiniere; Stefano Lisacchi - portinaio ; Boris Giuliano- Polizia ; Giovanni Falcone - magistrato; Francesca Morvillo - magistrato; Paolo Borsellino - magistrato.

Sono tanti benche' solo una piccola parte dei morti piu' o meno eccellenti, assassinati per mano della mafia negli anni '80 e '90. Li riporto ad uno ad uno sperando che li leggiate senza noia, sullo sfondo di quel cartello scritto di pugno che ho usato per titolo, comparso nel luogo del delitto Dalla Chiesa.
Giuseppe Ayala, giudice siciliano facente parte con Falcone e Borsellino del "pool antimafia" ripercorre in questo libro interessante, rivelatore, didattico a meta' strada tra saggio e memoria gli albori della sua carriera, addentrandosi in quello che fu un periodo processuale rovente contro la mafia: indagini, istruzione e dibattimento di quello che sara' ricordato come il maxiprocesso , un dibattimento di 1820 ore, 1314 interrogatori, 666000 pagine di atti processuali, 19 ergastoli, 2665 anni di carcere inflitti.
Poteva presentarsi ostile nei contenuti, un cavillo nella forma vista l'argomentazione giuridica, eppure Ayala rende la narrazione abbordabile ed appetibile a chiunque, benche' non sia una lettura da pausa caffe'.
Non lesina accuse accompagnate da eloquenti motivazioni ed il risultato e' tanto sconcertante quanto avvilente.
Ne emergono le figure di magistrati come Falcone e Borsellino, servitori dello Stato eppure abbandonati a se stessi, non solo durante ma -incredibilmente- anche dopo il successo del maxiprocesso. "La mafia uccide quando si avvera una condizione fatale: quando sei diventato pericoloso e sei isolato."
Perche' se la magistratura c'era, le forze dell'ordine c'erano, mancava il terzo elemento fondamentale : la politica . La politica che non sente, non vede, non parla. Eppure c'erano uomini che continuavano a crederci, portando avanti il loro lavoro fino alla fine, fino a quella sentenza di condanna che rimbombò in tutto il mondo. La politica che invece di premiare i suoi protagonisti, di perpetrare un modello vincente , decentro', calunnio', dubito'...
Condito di ricordi personali tra rispetto, stima e amicizia il pensiero dell'autore va spesso a Falcone, al tempo trascorso insieme, come uomini e come magistrati.

Potrei parlare per ore di questo libro ma non essendo possibile lascio la mia ultima considerazione, nata mentre osservavo le fotografie di alcune vittime della mafia. Io che posso fare ? Io chi sono ?
Io leggo. Posso leggere e condividere. Che e' ben poca cosa, lo so.
Eppure leggere e condividere e' ricordare.
La memoria e' il mio modo per dire : Rispetto.
E ' il mio modo per dire: Grazie. A tutti coloro che sono morti una volta sola.
" E'bello morire per cio' in cui si crede; chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola." Paolo Borsellino

Buona lettura.

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Chi ha paura muore ogni giorno 2012-01-02 10:55:02 Ally79
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Ally79 Opinione inserita da Ally79    02 Gennaio, 2012
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Uomini

Questo libro è un pezzo di vita di Giuseppe Ayala,ma è anche un pezzo della nostra di vita.
Impossibile cancellare dalle nostre memorie le immagini di Capaci e via D'Amelio.
Impossibile dimenticare gli sguardi da uomini "Seri"che avevano i loro occhi.
Impossibile non portare dentro un rispetto che solo agli eroi deve essere concesso.
Ayala con uno stile semplice ci racconta la sua collaborazione al pool antimafia,la sua amicizia con Falcone e Borsellino,la costruzione del maxiprocesso che lo vede impegnato nell'aula bunker per oltre due anni.
Ci racconta di bagni all'Asinara in un mare cristallino,di freddure tese a stemperare la paura,di un giro per vedere Bruxelles rigorosamente dal finestrino perchè la scorta non consentiva altrimenti.
Ci racconta di presepi viventi improvvisati per strappare una risata,di continui viaggi negli Usa per capire dove arrivava la mafia,di pranzi pantagruelici in ristoranti pieni di uomini della scorta.
Ci racconta della macchina del fango,dell'isolamento e delle umiliazioni subite,ma anche della ferrea determinazione nel continuare a servire uno Stato che li aveva traditi vilmente.

"La partita contro la mafia non è stata vinta per la semplice ragione che non è mai stata giocata sul serio. I colori delle maglie non hanno segnato la netta distinzione tra le forze in campo. Il pubblico non è in condizione di seguire l’incontro, se vede giocatori che dovrebbero stare da una parte schierarsi dall’altra e viceversa. È mancata la precondizione. Con alle spalle quello che dovrebbe essere il tuo avversario, che ti chiede magari di passargli la palla, come è possibile giocare? La partita è truccata.
La mafia non è affatto più forte dello Stato. È molto più debole. Ma se il potenziale vincitore gioca la partita con la formazione sbagliata, fa un favore a quello che dovrebbe essere il perdente, o no?(...)La mafia si combatte a Palermo, ma si vince o si perde a Roma".

Insomma più chiaro di cosi....non sarebbe potuto essere.
P.S.:Ayala è vivo.Questo non solo lo ha reso "meno eroe"ma gli ha anche garantito parecchio fango addosso.Se non ti fanno fuori vuol dire che non conti davvero.
La Bellaitalia.

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Chi ha paura muore ogni giorno 2012-01-01 16:32:09 eliss
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eliss Opinione inserita da eliss    01 Gennaio, 2012
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non solo magistrati...

Premetto che, se comprate il libro con l'intenzione di scoprire cose nuove sul tarlo della nostra italia, vi sbagliate.... è un libro che ricalca l'umanità indiscussa di 2 eroi, e non solo 2, dei nostri tempi!
Questo libro accenna alcune vicende e si sofferma su altre, spiega alcuni meccanismi ma li mescola con la vita quotidiana, con le paure e le risate che dei grandi amici si concedevano ogni giorno, nonostante i "problemi" li stessero portando verso la morte! Dopo aver letto questo libro ti sembra di conoscere molto bene Giovanni, Paolo e Giuseppe.... non solo come magistrati ma come padri,figli,mariti,uomini! ah ultima cosa, non è per niente impegnativo!

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