Il fuggiasco Il fuggiasco

Il fuggiasco

Letteratura italiana

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Premiato da Carmen Covito, Laura Grimaldi, Rosaria Guacci, Marisa Rusconi e dagli altri diciannove giurati del Premio del Giovedì – 1996, questo romanzo è stato pubblicato per la prima volta nel 1995 con una quarta di copertina firmata da Grazia Cherchi, dove si diceva: «Nel Fuggiasco Carlotto, proprio lo stesso Carlotto che ha dato il nome a uno dei casi giudiziari più allucinanti del dopoguerra, ci narra le sue peripezie nel periodo della latitanza, prima in Francia e poi in un Messico horror e canagliesco. (...) Come ci si comporta da latitanti? Come ci si muove, si cerca lavoro, si evitano i poliziotti, si dà appuntamento ai parenti? Il racconto è vivace, appassionato, ricco di incontri amicali e amorosi, ironico e, cosa rara, autoironico».



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Il fuggiasco 2016-11-23 14:05:37 Belmi
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Belmi Opinione inserita da Belmi    23 Novembre, 2016
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Un latitante per caso

Per chi come me che negli anni ’70 non era ancora nato, il “Caso Carlotto” non è qualcosa che si può ricordare, pur essendo stato uno dei casi più controversi e lunghi della giustizia italiana. L’unico modo per poterlo affrontare e capire, può essere quello di leggere “Il fuggiasco” che non parla del processo in se, ma delle conseguenze che ha causato a chi l’ha dovuto subire.

Doverosa è una premessa, che viene proprio dalle parole dell’autore:

“Queste note autobiografiche non riguardano comunque il processo, ma raccontano come il sottoscritto abbia vissuto per alcuni anni una sua diretta conseguenza – la latitanza – e il ruolo che ha ricoperto negli ultimi mesi della vicenda giudiziaria”.
E in particolare:

“Queste note.. vogliono descrivere la vita, i comportamenti e la quotidianità di chi latitante lo è diventato per caso. Un particolare tipo di fuggiasco che non è assolutamente pericoloso e pensa solo a sopravvivere e a conservare la propria libertà, giorno dopo giorno”.

Carlotto parla di se, di come la sua vita in poco tempo sia completamente cambiata e di come la decisione di diventare latitante lo abbia mutato profondamente. Anche perché Carlotto diventa sì un latitante, ma un latitante per caso, ovvero “La caratteristica del latitante per caso è di non disporre di mezzi e protezioni e di non sapere assolutamente nulla di come si fa a latitare”.

Con ironia ci presenta i travestimenti, gli spostamenti, le abitazioni, gli amori e le amicizie di un latitante per caso.

È il terzo libro di Carlotto che leggo (gli altri sono “Le irregolari” e “Il turista”) e ogni volta quest’autore mi sorprende per la capacità di trattare argomenti così diversi gli uni dagli altri. Questa volta ci ha donato molto di se e l’ha fatto con una genuinità e schiettezza che mostra come una giovane vita abbia combattuto, sofferto, perso la speranza e poi ritrovata.

Sotto tutta quell’ironia, non è facile celare il dolore di un uomo e di una famiglia che ha vissuto un’esperienza tale e che sa che quegli anni non potranno ritornare.

Questo libro permette di conoscere un aspetto dell’autore che non potevo minimamente immaginare; non è stato facile accostare l’uomo che vediamo oggi con l’immagine del ragazzino diciannovenne che si è visto crollare il mondo addosso.

Lo consiglio.

Buona lettura!

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Il fuggiasco 2016-07-25 19:55:51 pierpaolo valfrè
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pierpaolo valfrè Opinione inserita da pierpaolo valfrè    25 Luglio, 2016
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Un giorno dopo l'altro

“Un giorno dopo l’altro” è (anche) il titolo di un romanzo di Carlo Lucarelli, quando ancora si divertiva con gli abbinamenti tra romanzi e canzoni.
Ma non sto recensendo Lucarelli, bensì Massimo Carlotto, e “Il fuggiasco” è il racconto, un giorno dopo l’altro, di come vive un “latitante per caso”.
Non stiamo parlando di un criminale incallito, un membro di qualche associazione a delinquere o gruppo terroristico, che deve mettere in conto lunghi periodi di vita clandestina, in perenne stato di allerta, braccato da forze dell’ordine e bande rivali. Come” il fuggitivo” cinematografico, il fuggiasco di cui si parla è un uomo normale a cui capita di vivere una storia che a raccontarla sembra un film.

In questo suo primo “romanzo”, che romanzo non è, ma ne ha tutto il profumo, Carlotto non segue un ordine cronologico, ma procede per temi e argomenti: i travestimenti, il cibo, il lavoro, la polizia, i rapporti con il variegato mondo degli esuli, dei clandestini, degli “irregolari”, gli amori, il carcere, i processi.
Per chi conosce “il caso Carlotto”, uno dei più incredibili e stupefacenti casi giudiziari della Repubblica Itaiana, una volta iniziato a leggere questo libro non sarà facile smettere. Almeno per me è stato così.
A tutti gli altri consiglio di informarsi un minimo prima di iniziare. Però mi chiedo anche l’effetto che può fare questa lettura a coloro (quanti?) che alla voce “Massimo Carlotto” abbinano esclusivamente la definizione di “principale esponente del noir mediterraneo”.
Lo stile spumeggiante dell’autore ci sostiene nel proposito di leggere a oltranza, fino ad uno sfinimento che tarda ad arrivare. Più leggere, ironiche e forse anche un po’ di maniera le pagine “parigine” della storia, e più cupe, gravi, drammatiche, le parti ambientate a Città del Messico. Molto può dipendere dalle personali esperienze e conoscenze, ma per quel che mi riguarda, il Messico di queste pagine difficilmente lo dimenticherò.

Infine, è’ molto difficile commentare questo libro senza parlare della vicenda giudiziaria del suo autore, mi sembra anche un tantino ipocrita. Eppure me ne astengo, perché questo non è un sito di dibattito politico, bensì letterario. Dico soltanto che per me questa vicenda giudiziaria è stato un pensiero fisso, che non mi ha mai abbandonato per tutte le pagine, pur essendo citata marginalmente (il tema è l’esperienza di un latitante, più che di un imputato).
Qualsiasi siano le tue idee sul “caso Carlotto”, dopo questa lettura saranno rafforzate. Se prima eri indignato, lo sarai ancora di più, se eri dubbioso, sarai ancora più perplesso, se provavi disgusto, compassione, angoscia, sconforto, il tuo stato d’animo si ripresenterà più acuto di prima. Non è libro scritto per convincere, semmai per dividere.
Chi considera la lettura parte della vita e non un modo di evaderne, in queste pagine troverà pane per i suoi denti.

“Non mi interessa una nuova vita, Bulmero. Mi interessa quella che avevo prima”.

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