Narrativa italiana Romanzi autobiografici Un figlio grazie a un dono
 

Un figlio grazie a un dono Un figlio grazie a un dono

Un figlio grazie a un dono

Letteratura italiana

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Quante emozioni profonde si celano dietro il progetto di diventare mamma con l'aiuto della procreazione assistita, percorrendo tutte le strade. "Ogni mese la delusione, poi la speranza di nuove attese, di un bambino cercato, voluto, sognato con tutte le mie forze, perché quel bambino era sempre là da qualche parte che mi aspettava".



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Un figlio grazie a un dono 2014-07-30 19:44:59 GLICINE
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    30 Luglio, 2014
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NESSUNO SCRUPOLO!!!

. - Le Reve - in francese significa “il sogno”. Dietro questo pseudonimo si cela una donna italiana che ha affrontato il cammino della fecondazione assistita.
Questo libro mi ha veramente infastidito, questa donna mi ha infastidito, questo egoismo portato all’estremo, questo individualismo sfrontato, questa cecità nei confronti dei sentimenti e desideri del proprio compagno e della figlia, mi hanno atterrita. Posso solo immaginare il senso di inadeguatezza provato nei confronti di questa donna a cui non è “ bastato” avere una figlia sola.
Difficile è parlare di questo argomento, ma ritengo che una persona che senta il desiderio di mettere in primo piano, scrivendo un libro, il suo percorso, abbia l’ intelligenza di comprendere che chi legge abbia anche la libertà di pensarla come meglio crede, senza essere per forza definite “persone che vogliono solo dare giudizi e che non hanno idea di quanto si possa soffrire per l’infertilità”….
Premetto che non giudico la persona Sarah Le Reve nella sua totalità, ma esprimo il mio parere in merito all’argomento “fecondazione assistita”.
Trovo che questa testimonianza parta già con un vizio di forma non da poco. L’autrice vuole ergersi a paladina e portavoce di tutte quelle donne che realmente hanno problemi di infertilità, che realmente sognano di poter portare avanti una gravidanza, non riuscendo ad esaudire il forte desiderio di maternità che prima o poi sperimenta quasi ogni donna. Questo perché? Semplicemente perché a trentotto anni la donna diventa madre, in modo del tutto naturale, senza nessun problema. Care amiche non vi suonerebbe falso, pretendere di essere un punto di riferimento per un determinato problema, quando in realtà non lo si ha proprio?
E attenzione, c’è un altro punto davvero nodale… Quale? Mi direte…. Il dono della maternità si compie per la donna a trentotto anni, perché il suo convivente, all’inizio della relazione, ha sempre affermato di non volere bimbi, avendo già un figlio avuto da una precedente compagna. La donna ha accettato questa posizione, pensando in cuor suo di poter far cambiare idea all’uomo con il tempo.
Dopo un serio periodo di crisi della coppia, e una palese somatizzazione del disagio da parte della donna, il compagno cede alle pressioni e acconsente ad avere un figlio.
E ancora….. a quarantun’anni Sarah dopo un aborto spontaneo, entra in depressione, persino la piccolina di tre anni soffre per il disagio della sua mamma, non riuscendo a spiegarsi perché la vede piangere.
Cito testualmente: “ Ho cercato un altro bambino per anni, l’ho aspettato giorno dopo giorno….Purtroppo ero sola a volerlo…. Ne parlai con mio marito, ma era difficile comunicare con lui su questo tema… piansi a lungo quando i medici mi dissero che ero troppo avanti con gli anni per concepire un figlio in modo naturale…”
L’infertilità della donna non dipende da patologie, o altre gravi problematiche che possono riscontrarsi in una giovane coppia nel pieno della possibilità di concepire, ma solo per il naturale passare degli anni.
Possibile che non si riesca a fare i conti con le proprie scelte? Possibile che non si riesca a vivere serenamente il proprio presente? Possibile che si desideri sempre altro al di fuori di quello che si ha già?
Questa donna capricciosa inizia la sua crociata personale visitando numerosi centri specializzati in PMA (procreazione medicalmente assistita), tra pubblici e privati, italiani e stranieri.
Giudicando non all’altezza Centri e personale, solo perché non veniva ottenuto il risultato sperato.
Ma c’è di più… chi non comprende il percorso dell’autrice, viene tacciato di insensibilità, di giudicare senza comprendere, di non stare al passo con i tempi e con il progresso della medicina…
Ma andiamo!
La donna si autoconvince che questo cammino doloroso e difficile, lo sta compiendo semplicemente per dare un fratellino o una sorellina alla figlia, che in più punti del libro, invece, quest’ultima, afferma di non volerne sapere di avere fratelli.
“ Mio marito non voleva vedermi così accanita nel rincorrere il mio sogno di gravidanza, era angosciato che io continuassi per la mia strada”.
“Mia figlia cresceva e richiedeva maggiori attenzioni e presenza da parte mia. Ormai aveva compiuto dieci anni, mentre da otto io tentavo invano di darle un fratellino o una sorellina.”
Le accuse della Le Reve si allargano a macchia d’olio, non solo nei confronti di chi non la comprende (e scusate ma proprio non ce la faccio…), nei confronti degli innumerevoli centri che non hanno soddisfatto il suo desiderio di maternità, ma anche nei confronti dello Stato italiano e delle Leggi che regolano la procreazione assistita. Secondo la donna è una legge che viola i diritti dei cittadini, perché la fecondazione assistita dovrebbe essere una pratica garantita a tutti.
Vediamo…. I fondi (già scarsi) dello Stato dovrebbero essere utilizzati per soddisfare capricci ed esigenze di singoli senza che esista un sacrosanto diritto? MI scusi ma proprio non capisco……
Non mi dilungo oltre…. Ciliegina sulla torta, la signora in questione è andata all’Estero, prima in Spagna, poi in Ucraina, pagando per avere un figlio non frutto dell’amore tra ella stessa ed coniuge, ma frutto di un ovocita e di uno spermatozoo di donatori scelti a tavolino in base alle caratteristiche fisiche richieste.
E, se per caso il “prodotto” bebè acquistato, dalle ecografie, non risulti rispondente ai criteri che determinano la nascita di un prodotto sano, c’è la possibilità di recedere dall’acquisto senza spese aggiutive…..
Ma vi rendete conto di dove stiamo andando a finire???? Laico o credente, bianco o nero, italiano o russo.
Esiste una coscienza, esiste una morale, non può passare tutto come un diritto, io voglio, allora significa che è lecito volere, compro quello che non riesco ad ottenere.
La signora è diventata di nuovo madre all’età di cinquantasei anni per buona pace del marito e della figlia ormai donna.
Sapete cosa vi dico? Sono nauseata. Posso dirlo, mi sento in diritto di dirlo,perché anche io non ho più potuto avere figli da un certo punto della mia vita, per una patologia e terapie devastanti, ma considero totalmente immorale, diseducativo, individualistico, narcisistico, il comportamento di questa donna e mi sentirei profondamente offesa e oltraggiata se fossi una giovanissima, con un reale problema di infertilità con cui convivere, a essere rappresentata dall'autrice di questo piccolo e deviante manuale del fai da te.

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