Il visconte Il visconte

Il visconte

Letteratura italiana

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La presentazione e le recensioni di Il visconte, opera di Paolo Brera e Andrea C. Cappi edita da Sperling e Kupfer. Il nizzardo José Pau alias il Visconte, reduce da avventurose missioni nella guerra di Crimea, è incaricato personalmente da Napoleone III di indagare sui movimenti austriaci, piemontesi e rivoluzionari nel Lombardo-veneto, alla vigilia di un conflitto che appare inevitabile. Amante dei fucili e della bella vita, pronto a cambiare identità e alleanze a seconda del momento, il Visconte nasconde molti segreti. E nel suo mondo non c'è spazio per i sentimenti. Eppure gli basta uno sguardo per innamorarsi di Speranza Schmertz, giovane donna ribelle alle regole del proprio tempo. Divisa tra il suo sangue austriaco e la passione che infiamma i giovani patrioti della Milano in cui è nata e cresciuta, Speranza vorrebbe prendere le armi e combattere per l'indipendenza d'Italia. Ignora che il padre, il barone Schmertz von Niernstein, è il capo della polizia segreta del Lombardo-veneto, e che ha appena affidato una duplice missione allo spietato e misterioso agente Victor de Larnac: scovare il Visconte nonché vegliare su di lei e sulle sue pericolose amicizie. Mentre il Visconte si muove tra salotti nobiliari, covi di cospiratori e campi di battaglia, l'Italia è ancora divisa tra i Savoia e il Papa, gli Asburgo e i Borboni. Il vero obiettivo di José Pau è sopravvivere e tornare da Speranza, ma deve prima affrontare quella che potrebbe essere la sua ultima missione: fermare il generale Garibaldi prima che cambi il corso della Storia.



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Il visconte 2011-12-14 10:14:09 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    14 Dicembre, 2011
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"Il visconte" di Brera e Cappi - commento di Bruno

Romanzo storico ambientato nel Risorgimento italiano, questo della premiata ditta “Brera & Cappi”. Ma non è un romanzo storico in senso classico, perché propone interessanti incursioni nella psicologia ed esprime un mix di sicuro successo: fatti documentati, una bella storia d’amore anche carnale, analisi interiore dei personaggi.
La narrazione attraversa il periodo tra il 1859 e il 1861, quindi si situa nella seconda guerra d’indipendenza. L’ambientazione geografica è il Lombardo-Veneto, con puntate nel Regno di Sardegna e in quello delle Due Sicilie. L’antefatto del 1855 è un evento collocato nella guerra di Crimea. Lì compare per la prima volta la figura del Visconte, un personaggio “double face”, una sorta di dottor Jeckill-Mister Hyde che ora, in qualità di Victor de Lernac, veste i panni dell’informatore del potere austriaco, ora – con il nome di José Pau, nizzardo – riferisce ai francesi e, in particolare, a Napoleone III.
Tutto si complica – o si semplifica? – quando il composito Victor/José si innamora della bella Speranza, in arte Spes, che è la figlia del barone Schmertz, capo della polizia segreta del Lombado-Veneto, con il quale il Visconte pone in essere il suo complicato doppio gioco.
E gli altri protagonisti che si muovono sullo scenario? Diciamolo senza mezzi termini, sono individui del calibro di: Francesco Giuseppe, Luigi Napoleone, Garibaldi, il re galantuomo Vittorio Emanuele II, Francesco II di Borbone. E altri ancora. Sullo sfondo evolvono i fatti che abbiamo studiato sui banchi di scuola: le manovre diplomatiche di quella “donnola” del conte di Cavour, le sanguinose repressioni austriache, le teorie politiche di Mazzini e del Cattaneo, la cruenta battaglia di Solferino, la ritirata austriaca nel quadrilatero ritagliato tra Veneto e Lombardia, il brigantaggio e – a Napoli – addirittura una comparsata della camorra.
Ma, al di là del romanzo storico, dicevo, ho trovato interessanti altre dimensioni.
La ‘doppiezza’ del romanzo forse parte già dal ‘quattro mani’ degli autori.
Il Visconte é preda di una “possessione demoniaca” che lo rende una personalità doppia o addirittura tripla: in lui convivono due anime e, in sottofondo, anche una dimensione femminile (quella di una suora!). La matrice di questa dilacerazione, che oggi si chiamerebbe turba psichica o patologia, risiede negli episodi di violenza patiti dal Visconte in età infantile: “sia José, sia Victor non disdegnavano la fornicazione e Victor si dava di frequente anche ad atti contro natura …”
Anche l’amata Spes é dimidiata: “Il cuore è italiano, la mente è austriaca”, “certo si sentiva divisa, come se la sua anima fosse sdoppiata”; e dunque la donna vive il dramma di “essere una persona per le convenienze sociali e un’altra nella sua realtà interiore”.
La doppiezza si riflette, coerentemente, anche nella tecnica narrativa: la storia viene narrata da due angolature. Quella soggettiva, in prima persona, di José-Victor e quella di un narratore esterno: talché il medesimo episodio viene prima descritto dall’io narrante e poi ripreso da una terza voce (o viceversa).
La trama è credibile e fluida, disseminata com’è di armi bianche, tiri al bersaglio e colpi che finiscono “a mouche”, veleni, nascondigli e covi di cospiratori, lettere scritte con le prime stilografiche e, negli spazi bianchi, in inchiostro simpatico.
Lo stile è efficace, con intercalari in idiomi ibridi e contaminati (francesi e dialettali) e con richiami continui a proverbi e motti. Occorre forse superare il primo disorientamento che si prova leggendo una vicenda dal complicato intreccio ove i punti di vista si moltiplicano come in un gioco di specchi. Almeno così è stato per …

Bruno Elpis

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Consigliato a chi ama il romanzo storico e quello a sfondo psicologico.
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