La portalettere
Letteratura italiana
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Quando il postino era uno di famiglia
C'era un tempo in cui i portalettere giravano in paese a bordo di una biciletta. Un tempo in cui si aspettavano le lettere con ansia. C'era la gioia di toccare la busta, sentirne l'odore, aprirla lentamente e poi leggere con calma notizie dei cari lontani. E per chi era analfabeta c'era qualcuno, magari lo stesso postino ,che si sedeva al tavolo della cucina e la leggeva ad alta voce, diventando depositario dei segreti di tutto il paese. In quel tempo viveva Anna, che nel 1934 arriva in paesino in provincia di Salerno. Con sé porta un bambino piccolo e la ricetta del pesto, che spera possa aiutarla a sentire meno la mancanza della sua Liguria. Anna capisce subito che nonostante sia sposata con un uomo in vista lei sarà sempre una straniera. Ma non fa nulla per non essere diversa dagli altri. Contro il parere dei più fa il concorso per diventare portalettere, indossa i pantaloni, costruisce una casa per donne maltrattate. Insomma fa tante piccole rivoluzioni con garbo, ma con una tenacia ammirevole. Questo libro, opera prima di
Francesca Giannone è molto gradevole, scritto con una prosa curata, ma semplice, con una storia che dosa in modo ben equilibrato una storia d'amore con temi sociali che sono attuali ancora oggi. Non condivido tutto il clamore che ha suscitato questo libro, ma merita comunque di essere letto.
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Una donna rivoluzionaria.
La portalettere di Francesca Giannone è un suo libro di esordio, ed è risultato vincitore del Premio Bancarella 2023. Un romanzo che poggia i suoi pilastri nelle seguenti caratteristiche:
“Italia, anni ’30. Un paesino del Sud. Una donna del Nord. Un incontro che cambierà entrambi”.
La storia è potente, e la protagonista un ottimo esempio di figura femminile. La portalettere racconta la storia di Anna che negli anni Trenta approda con Carlo, suo marito, in un piccolo paesino del Sud. Per lui è un ritorno al paese di origine, per lei una sconvolgente scoperta. Anna si accorge fin da subito di non essere una donna come le altre, viene considerata e chiamata con un nome che è tutto un programma: la straniera. La situazione è destinata a peggiorare, quando Anna decide di partecipare al concorso per un posto di lavoro come portalettere. Neppure il marito la sostiene in quella che a tutti pare un’idea bizzarra:
“Carlo la fissò, sbalordito. Antonio, invece, abbozzò un sorriso. “dai, Anna, disse carlo, ridacchiando, Non è un lavoro per donne. Cosa ci sarebbe di non adatto a una donna? Ribattè lei, piccata. “E’ faticoso, rispose lui, in giro a piedi tutto il giorno, con la pioggia o con il sole. Ci perderesti la salute. Siamo seri, non esistono portalettere donna.” “Finora” disse Anna.”
Che accadrà alla bella quanto tenace protagonista? Riuscirà a vincere il concorso? Peggiorerà, così facendo, una situazione già precaria di per se stessa?
La portalettere è, in primis, il racconto di una splendida donna e della sua emancipazione, che,diventa, sin da subito, modello per migliorare le condizioni di vita di altre donne. Anna è il simbolo di riscatto e di liberazione che è sì singolo, ma al contempo unanime. Una vita che:
“è la storia di una donna che ha voluto vivere la propria vita senza condizionamenti, ma è anche la storia della famiglia Greco e di Lizzanello, dagli anni ’30 fino agli anni ’50, passando per una guerra, mondiale e per le istanze femministe. Ed è la storia di due fratelli inseparabili, destinati ad amare la stessa donna.”
Un romanzo che si divora, scritto con una prosa semplice ma precisa. Un’ambientazione perfetta e personaggi ben delineati sono le caratteristiche precipue di una lettura intrigante, al femminile, che trascina il lettore. In ultima l’emozione di una donna vissuta in altri tempi, testimone di un tempo passato e lontano, a cui volgere uno sguardo di puro interesse e divertimento. Un premio ben meritato. Curiosa è la nascita di questo romanzo, che:
“nasce da un biglietto da visita di cent’anni fa che ho ritrovato in un cassetto. C’era scritto: “Anna Allavena.portalettere”. così mi sono messa sulle sue tracce e ho scoperto una donna straordinaria: la mia bisnonna.”
Buona lettura!