Il grande giorno Il grande giorno

Il grande giorno

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Han detto di lui che avrebbe potuto scrivere I miserabili in due paragrafi, perché l'arte della sintesi è una sua grande virtù. Hitchcock lo amava per questo, e per l'eleganza con cui ti avvince subito e ti spiazza sempre. Gli bastano pochi tratti per far vivere un personaggio; due frasi per catapultarti nella storia. Assassini per caso, killer professionisti, studentesse, cuochi, scrittrici, alcolizzati, cassiere, detective, ereditiere, maggiordomi e gigolò ci attirano in case confortevoli, nella cella di un carcere, in una tenuta di campagna, al tavolo di un locale o in vicoli bui, dove c'è stata una vittima, ci sarà presto, o magari non ci sarà. Ben non sa usare la pistola e chi gliela mette in mano se ne pentirà; fare jogging lungo la scogliera è salutare solo se tua moglie ti vuol bene. Mentire sul suo piatto preferito può salvare la vita a un condannato a morte, e il sesso con un altro non è la forma più pericolosa di infedeltà. E se la cassiera uccisa durante una rapina tornasse al mondo con l'unico scopo di redimere il suo assassino? E se il cugino dato per morto, unico erede del castello, ti rubasse le sigarette dal cassetto per farti capire che tanto morto non è? Nei racconti di Jack Ritchie non ci sono eroi, e il male è sempre relativo: prontezza di spirito, intuito, freddezza e una buona dose di cinismo sono armi vincenti nel gioco delle parti di una possibile realtà.



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Il grande giorno 2020-04-05 10:08:21 FrancoAntonio
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FrancoAntonio Opinione inserita da FrancoAntonio    05 Aprile, 2020
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Quinto: non uccidere; almeno senza un buon piano

Un racconto di Jack Richie è sempre un'ottima soluzione per risolvere un pomeriggio uggioso o per risollevarsi lo spirito quando si è preda del malumore. I suoi personaggi si muovono in un mondo distorto in cui l’etica e la morale sono state gentilmente condotte fuori dalla porta e i cattivi di turno, se abbastanza eleganti, astuti e simpatici, riescono a portare a termine con soddisfazione piena le loro malefatte. Due solo le regole fisse e immutabili: nulla è come appare e le premesse sono sempre smentite dalle conclusioni a sorpresa.

La presente antologia consta di quattordici racconti brevi, purtroppo non tutti inediti, che spaziano tra le consuete storie di cronaca nera, a cui ci ha abituato l’autore americano, a racconti ambientati nel mondo dello sport, dalle truffe “a fin di bene” a deliziose commediole romantiche in cui l’astuzia femminile riesce ad aver la meglio su tutte le ritrosie e le timidezze.
Mi sento di segnalare soprattutto tre racconti.
“L’assenza di Emily” ci insegna che non è sempre una buona politica impicciarsi degli affari altrui. Così la sospettosa cugina Millicent male fa a sospettare il marito di Emily, misteriosamente scomparsa da settimane, di averla uccisa e sepolta in giardino: potrebbe andarci di mezzo pure lei.
Ne “Il ritorno di Bridget” una rapina finita nel sangue apre le porte per l’involontario autore dell’omicidio a un insolito menage col fantasma della vittima che, dopo aver inutilmente tentato di costringerlo a redimersi, entrerà in empatia con lui.
In “Avanti il prossimo” un insolito testamento apre la stura ad una serie di omicidi che parrebbero indicare come unico, credibile autore, una persona morta quindici anni prima. Ma è mai possibile ciò?

Ovviamente, poiché gran parte della piacevolezza dei racconti è data dal finale a sorpresa, non è possibile entrare maggiormente nei particolari delle varie storie. Posso solo aggiungere che lo stile fresco e spigliato le rende tutte letture gradevoli e distensive.

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