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Ricordi della Corte d'Assise Ricordi della Corte d'Assise

Ricordi della Corte d'Assise

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Una raccolta di cronache, impressioni, ritratti schizzati, che l'autore trae dall'esperienza di giurato della Corte d'Assise di Rouen, con l'intento esplicito di educare e istruire sulla macchina della giustizia. André Gide fu giurato della Corte d'Assise di Rouen nel maggio del 1912, e pubblicò i ricordi di quella esperienza due anni dopo, nel 1914. Questi Souvenirs non appartengono strettamente alla letteratura giudiziaria e di casi sensazionali (che tanto seguito avevano avuto nella letteratura popolare francese fin dal primo Ottocento); nascono dagli appunti stesi durante le sedute del tribunale: cronache, impressioni, ritratti schizzati con l'intento esplicito di educare e istruire sulla macchina della giustizia, non per intrattenere.



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Ricordi della Corte d'Assise 2014-03-09 08:57:01 SARY
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SARY Opinione inserita da SARY    09 Marzo, 2014
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Assolvere o condannare?


Interessante raccolta di memorie ed appunti di André Gide, scrittore francese e giurato per un breve periodo nell’anno 1912 presso una Corte d’Assise francese.
L’autore ripropone casi da lui seguiti in qualità di giurato, fornendo una descrizione sommaria del fatto e delle parti in causa. La peculiarità di questo libricino, è il punto di vista, quello della giuria, composta da persone comuni di diversa estrazione sociale, dall’agricoltore all'intellettuale. Tra queste pagine trovano poco spazio l’accusa e la difesa. Il lettore veste i panni del giurato, che, privo di conoscenze specifiche, deve avvalersi delle proprie impressioni per emettere il verdetto finale, colpevole o non colpevole. Insomma, un compito gravoso e delicato, da svolgere con la massima attenzione.
E qui, leggiamo di violenza carnale su minore, di omicidio passionale, di furti di varia natura, di infanticidi (in questo caso c’è qualche rigo d’impatto emotivo forte) ed altro ancora. Il giurato si trova a formulare ipotesi favorevoli e non all’imputato, studiando i lineamenti, le risposte, le varie testimonianze raccolte in aula. A volte, la natura stessa del giurato, priva di preconcetti e di aspirazioni, lo porta a prendere le difese di chi sta alla sbarra. Purtroppo, le domande incalzanti dei Giudici, la fretta della giustizia di passare al procedimento successivo, il menefreghismo e la smania di punire, corrompono la macchina giudiziaria, capita che l’innocente venga condannato ed il colpevole assolto. Perché? Forse perché manca il lato umano, l’interesse incontaminato a far emergere la verità.
Si sente tra le righe l’amarezza e lo sconcerto per la condotta del processo, oltre che per la sproporzione tra reato commesso e pena inflitta. Da tener presente l’epoca, inizi novecento, mezzi e metodi diversi dai giorni nostri. Una domanda formulata al teste per ingannarlo, una risposta mal interpretata, un discorso interrotto a piacimento da coloro che detengono il potere fortissimo, quale la decisione sulla libertà individuale, incidono pesantemente anche sulla giuria.
Scritto benissimo e con semplicità, senza l’utilizzo di termini tecnici. Una penna elegante e chiara. Si capisce bene dove vuole andare a parere l’autore, si può anche condividere l’indignazione e la compassione. In fondo al libro sono inserite delle note di spiegazione.
Copertina deliziosa, una casa editrice che apprezzo molto. Il titolo può forse passare inosservato, ma il contenuto merita, sia per il tema trattato, sia per il modo con cui è stato affrontato.
Un libro che si legge in un soffio, piacevole ed interessante.

“ La versione più semplice è sempre quella che ha maggiori probabilità di prevalere; ma è anche quella che ha meno probabilità di esser vera”.

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