Il delta di Venere Il delta di Venere

Il delta di Venere

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Un collezionista di libri nel 1940 offrì a Henry Miller cento dollari per scrivere racconti erotici. Henry accettò entusiasta, ma ben presto si stancò e passò l'incarico all'amica Anais che dovette . attenersi a un solo monito: "Si concentri sul sesso. Lasci perdere la poesia." Trascorse così interi giorni in biblioteca a studiare il Kama Sutra e ad ascoltare le avventure più spinte degli amici, e come lei stessa ricorda, tutte le mattine, dopo colazione, si sedeva a scrivere la sua dose di pornografia.

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Il delta di Venere 2020-07-23 15:37:42 DanySanny
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DanySanny Opinione inserita da DanySanny    23 Luglio, 2020
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Da pruriginoso a urticante, passo breve

Non vorrei spendere troppe parole per questa raccolta di racconti di Anaïs Nin, se non altro perché il materiale di cui discutere è molto esile. Nella prefazione programmatica l’autrice confessa di aver scritto questi racconti per un committente che le ha chiesto di eliminare ogni traccia di erotismo e di concentrarsi soltanto sulla pornografia, scontrandosi però con la sua vocazione da scrittrice, incapace di rinunciare del tutto a qualche approfondimento psicologico o d’atmosfera. Il risultato è una serie di racconti in cui non c’è traccia d’erotismo e in cui la pornografia è frettolosa, ripetitiva, noiosa, spesso eccentrica o con tratti surreali: l’idea ricorrente è quella di personaggi esibizionisti o feticisti, insoddisfatti, piatti e annullati sulla pagina, tanto da risultare del tutto inconsistenti. Il problema peggiore tuttavia è che i racconti, specie quelli più brevi, sono di una fragilità narrativa imbarazzante per un libro tanto di moda fino a pochi anni fa, trame che procedono spesso sfidando la credulità del lettore, senza nerbo, senza ragione di esistere, a volte dilatati a forza di ricordi infantili in cui vedere la propri madre nuda uscire dal bagno segna i gusti sessuali di tutta quanta una vita. A salvare in parte questa tediosa inconsistenza, più furba che ispirata, sono alcuni rari sprazzi di raccolto lirismo nei racconti più lunghi, in cui l’esplorazione dell’universo femminile fa la propria comparsa sulle pagine di un libro, dopo secoli di fallocentrismo. Eppure non basta questo nuovo sguardo sul “delta di Venere” a rendere la lettura gradevole. Ampiamente dimenticabile.

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Il delta di Venere 2018-04-04 11:59:02 Laura V.
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Laura V. Opinione inserita da Laura V.    04 Aprile, 2018
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Noia

Due stelle, non di più, a questa raccolta di racconti (presunti) erotici di Anaïs Nin.
Non vedevo l’ora di archiviarne la lettura, che ho voluto comunque portare avanti fino alla fine per farmi una mia idea di questo famoso libro: trame inconsistenti e, come si può facilmente immaginare, molto ripetitive, personaggi che vivono esclusivamente nel loro mondo fatto di sesso (etero, omo e di tutto e di più) e sregolatezze appunto sessuali e che, secondo me, non sono destinati a lasciare traccia nella memoria dei lettori; sì, c’è qualche abbozzo di introspezione psicologica per qualcuno dei protagonisti in particolare dei racconti più lunghi, ma su tutto prevale infine un opprimente senso di noia che non invita certo a riprendere in mano il libro con impazienza.
Più che di erotismo, forse, in questo caso, sarebbe meglio parlare di pornografia, viste le minuziose, ossessive e reiterate descrizioni di atti sessuali qui presenti. Erotici ho trovato invece i racconti de “I fiori splendenti nell’abbraccio degli amanti”, letti qualche tempo fa, del medievale e musulmano ‘Ali al-Baghdadi, così come alcune parti de “La figlia di Mistral” di Judith Krantz che romanzo erotico di per sé non è ma che, a questo punto, batte alla grande questi scritti della Nin che, insomma, non ho apprezzato. Inoltre, c’è un’aggravante: l’autrice scrisse questi racconti su richiesta di un committente disposto a pagare. Fare un mestiere di talento e passione per la scrittura è un conto; un altro è scrivere per far soldi, cosa che non premia né in qualità né in soddisfazione personale.
Mi riservo di leggere in seguito almeno un’altra opera di questa scrittrice per avere modo di valutarla meglio.

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Il delta di Venere 2015-05-18 03:27:21 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    18 Mag, 2015
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V.M. 18: sed pecunia non olet!

Nel tributare ad Anaïs Nin la corona di regina di un genere che oggi – come una nota rivista di enigmistica – vanta il maggior numero di imitazioni (io stesso mi sto cimentando in due racconti erotici e, anche per trarre qualche utile ispirazione, ho finalmente letto quest’opera della quale tanto si favoleggia), il mio commento a “Il delta di Venere” deve necessariamente partire dalla prefazione, decisamente interessante sia perché enuncia l’estetica della Nin, sia perché candidamente esplicita quale sia stata l’occasione creativa dei racconti: un sessuomane committente ha ingaggiato alcuni scrittori (“Gli omosessuali scrivevano come fossero state donne. I timidi si lanciavano in descrizioni di orge. I frigidi in appagamenti parossistici. I più poetici indulgevano nella bestialità, e i più puri nelle perversioni. Eravamo ossessionati dalle favole meravigliose che non potevamo raccontare”) e li ha incaricati di comporre racconti nei quali non ci si limitasse a pettinar le bambole, ma si indulgesse al sesso esplicito preferibilmente nell’intorno della pornografia. Nella prefazione si scorge dunque la ribellione di un’artista che non vuole rinunciare alla dimensione più poetica e femminile dell’eros.

Le storie si susseguono a ritmo incalzante, con personaggi –modelle (“Tutti gli studenti la guardavano attentamente da dietro i loro cavalletti… Poi prendeva delicatamente l’orlo del vestito e lo sollevava con lentezza sopra le spalle”), prostitute e artisti - che ricorrono e ritornano, a celebrare pratiche che non si limitano certamente a cunnilingi e fellatio , ma senza freni esplorano manie frastagliate (“Poi gli disse che era obbligato a mettergli una benda sugli occhi perché non doveva vedere…”) e tendenze proteiformi (“Era come se entrambi fossero stati assaliti da un desiderio famelico per il sapore di carne”), con protagonisti di ogni preferenza e genere (perfino il terzo!).
Nello sventagliare le svariate manifestazioni erotiche, per bocca dei suoi interpreti Anaïs non si astiene dal fornire assennati consigli (“Quando Linda perse il suo operaio, fu naturale per lei consultarsi con Michel, ed egli le consigliò di darsi alla prostituzione”), naturalmente ricorre a immagini floreali (“Il suo sesso era come un gigantesco fiore di serra, il più grande che il Barone avesse mai visto”) più o meno tenui (“Si inarcava come un pitone, scattava in tutte le direzioni come se l’avessero bruciata o morsa”), percorre tutti i sensi (“Fu a teatro che incontrai John e scoprii il potere di una voce. Mi scivolava addosso come le note di un organo, facendomi vibrare”), nessuno escluso (“Dai battiti violenti del cuore, dal cambiamento dei toni di voce, dalle contrazioni delle mie gambe, sapeva quanto piacere mi aveva dato”), e guarda al sesso da ogni angolatura (come la donna che si abbandona a fantasie inerenti l’esercito degli scozzesi, nudi sotto il kilt: “Maman si sarebbe trasformata volentieri in un ciottolo perché le camminassero sopra, purché le fosse concesso di guardare sotto le corte gonnelle per vedere la borsa nascosta, che dondolava a ogni passo”) e con ogni mezzo (“Non era saccarina quella che ti ho portato e che hai messo nel caffè. Era cantaride, un afrodisiaco”), anche culturale (“Le comprò dei libri erotici, che lessero insieme”).

I toni narrativi (“Volevo esser posseduta e conoscere gioie accecanti”) – al pari delle pratiche sessuali e degli organi coinvolti (“Le loro bocche si sciolsero l’una nell’altra, in cerca delle lingue guizzanti”) – spaziano da un estremo all’altro: si infiammano (“George le percorse con le mani tutto il corpo, quasi a infiammarne ogni singola parte col suo tocco…”), recedono, s’impennano (“Si comportavano come due animali in lotta, pronti a divorarsi a vicenda”), si colorano (“La donna aveva il sangue infuocato”), si esprimono, s’incanalano nel delta di Venere, ma anche nell’estuario di Adone e nell’ambiguità di Ermafrodito.
Nonostante il carattere scherzoso di questo mio commento, sia ben chiara l’intonazione di fondo: sono dominato dalla simpatia per un’artista che sfida epoca e mentalità per esprimere senza freni la sua natura di donna (“Quando in una donna l’erotico e il tenero si mescolano, danno origine a un legame potente, quasi una fissazione”) libera ed esuberante (“Quale parte di te mi vuole questa notte?”)…

Bruno Elpis

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Il delta di Venere 2013-12-27 09:38:42 mia77
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mia77 Opinione inserita da mia77    27 Dicembre, 2013
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Il delta di Venere di Anais Nin

Uno dei capostipiti della letteratura erotica. Consiste in una serie di racconti, scritti su commissione negli anni quaranta, ma pubblicati nel ’78 da questa scrittrice particolare e fuori dagli schemi ( soprattutto se si tiene conto che è nata nel 1903, quando la situazione della donna era tutt’altro che libera e paritaria). E’ un libro forte e trasgressivo, senza pudore ma non volgare, che vuole liberare la sessualità femminile. Sono dei racconti crudi e diretti, che raccontano di donne vere e libere, nei quali si possono quasi sentire gli odori e i sapori di queste donne e dei loro amplessi. Rispecchiano la sessualità libera e disinibita che anche l’autrice vive personalmente: si sposa due volte ed intrattiene numerose relazioni adultere. Nel 1929 si reca a Parigi, dove incontra Henry Miller e ne viene influenzata. Intrattiene una relazione con lui, ma anche con la moglie di lui e con il proprio psicanalista. L’autrice ritiene che il sesso non prosperi nella monotonia, e lo dimostra con il suo romanzo. Nei suoi racconti, l’autrice non parla quasi mai di una vera e propria urgenza sessuale della donna, ma più dell’impulso femminile di aprirsi, di ricevere, di avvolgere e di riempirsi.
“ Il sesso deve essere innaffiato di lacrime, di risate, di parole, di promesse, di scenate, di gelosia, di tutte le spezie della paura, di viaggi all’estero, di facce nuove, di romanzi, di racconti, di sogni, di fantasia, di musica, di danza, di oppio, di vino.”
E’ un libro impedibile per gli appassionati del genere e, a mio avviso, l’autrice è meravigliosa!

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Il delta di Venere 2011-12-27 09:46:14 floria di tosca
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floria di tosca Opinione inserita da floria di tosca    27 Dicembre, 2011
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Voulez vous coucher avec moi ,ce soir?

Vabbè che c’è di male a leggere un libro erotico?
Per i puritani di turno : mica si andrà dritti all’inferno, dico io?
E poi, anche se fosse? Almeno si sta caldi, considerata la temperatura polare di oggi!
Scherzi a parte,c’è da dire che almeno il sesso fatto bene scalda, eccome!!! Libro che ho letto diversi anni fa. Fu scritto su commissione, senza fronzoli emotivi, senza alcun sentimentalismo: solo sesso, questa fu la richiesta. Donne sempre “in calore” ed uomini costantemente desiderosi di fare incetta di corpi. La cosa che mi è piaciuta di più, ( se un libro così può dirsi piacevole, s’intende…) è la descrizione delle figure femminili. Finalmente – e non poteva essere che così per rispettare l’archetipo della donna/fertilità – donne morbide, rotonde, con bei fianchi, profumate, un po’ puttane, intelligenti ma non troppo, disinibite, che scelgono senza vergogna di essere partner, amanti, compagne.
Un libro dove sesso e tradimento sono coevi, nascono dallo stesso utero, gemelli siamesi imparentati stretti con gelosia, omosessualità e menage a trois. Il tutto in una cornice mai volgare seppur oscenamente erotica.
Non ho trovato parolacce, né linguaggio scurrile da Thirwell; non mi sono scandalizzata per le pratiche descritte né ho provato alcunchè di particolare. Solo un po’ di oppio e voglie orgasmiche a go go.
Chi immagina di trovare - in questo libro - porno idee per serate piccanti, farebbe meglio a guardare un film di Cicciolina: qui la letteratura è erotica e non porno e sa – decisamente - di altro.

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