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Ammazziamo il gattopardo

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Trent'anni di politica italiana senza peli sulla lingua, dagli anni Ottanta, quando l'Italia era un'autentica potenza, fino ai giorni nostri, in cui è la crisi a tenere in scacco il destino dei cittadini e della nazione intera. Alan Friedman ricostruisce gli scenari nascosti, i giochi di potere, i piani occulti, le forzature operate dagli uomini che ancora oggi gestiscono il potere in Italia.



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Ammazziamo il gattopardo 2015-07-19 21:55:55 mariaangela
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mariaangela Opinione inserita da mariaangela    19 Luglio, 2015
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#celadobbiamofare!!!!

In questo saggio davvero molto interessante, in modo chiaro e analitico Alan Friedman si chiede perché l’Italia si trovi in un una tale crisi e di chi siano le colpe: della moneta unica? della mediocrità della nostra classe dirigente? della Germania? dell’austerity impostaci dall’Europa?
Come possiamo uscirne?

Attraverso conversazioni con cinque ex presidenti del Consiglio, Amato, Prodi, Berlusconi, D’Alema, Monti, ma anche Renzi, e non solo, propone una ricetta di riforme per:
abbattere il debito pubblico, sfruttare il patrimonio pubblico senza svenderlo;
effettuare tagli drastici del costo del lavoro e una modernizzazione delle regole del sistema per creare nuovi posti di lavoro;
tutelare le fasce più deboli;
garantire pensioni per tutti ma tagli più aggressivi a quelle d’oro;
promuovere l’occupazione femminile: asili nido e sgravi fiscali;
ridisegnare la pubblica amministrazione, meritocrazia, valutazione, trasparenza totale: Freedom of Information Act;
tagliare sprechi di sanità e Regioni;
istituire una patrimoniale leggera ma equa;
liberalizzare i servizi nell’interesse del consumatore;
varare una politica industriale di investimenti mirati.
Insomma una sorta di Piano Marshall con l’obiettivo di una crescita duratura.

Il titolo del saggio si rifà alla creatura che Giuseppe Tomasi di Lampedusa indica come la più cinica resistenza al mutamento reale: “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi.” Fingere di sposare il nuovo per conservare il vecchio.
Così per decenni gli italiani hanno fatto riforme finte, affinché tutto restasse com’era.
Dobbiamo affrontare questo Gattopardo figlio di una cultura conservatrice e di una cultura democristiana.
Ammazzare questa resistenza culturale al cambiamento, il rifiuto di una vera modernizzazione.

Friedman è cortese ma spietato con tutti...a tutti ricorda colpe e responsabilità; fa rabbia tornare con la mente a una tale carrellata di...volontaria abulia da parte di tanti soggetti che si sono succeduti nel corso di trent'anni alla guida dei governi...

Ripercorre i sotterfugi nascosti dietro la nomina di Mario Monti a PdC nel novembre 2011...e il famoso documento di Corrado Passera di cui Napolitano già sapeva ben prima del novembre...tutto ciò all'oscuro di un Berlusconi preda delle risatine a Bruxelles di Merkel e Sarkozy e che sarà costretto a un passo indietro.
E tuttavia il decreto Salva Italia, il decreto Cresci Italia si rivelano dei flop.
Nulla di fatto su liberalizzazioni, zero politiche per la crescita, nulla sulla tanto attesa patrimoniale, zero sulla valorizzazione del patrimonio pubblico, riforma delle pensioni: dolorosa ma fatta, nessun abbattimento del debito pubblico.
Poi c'è la parentesi di Scelta Civica che Monti dirà un successo per aver tolto voti a Berlusconi e avergli impedito di andare al Governo...se vittoria del centro-sinistra si può affermare quella delle elezioni del febbraio 2013!!!

Il pasticcio della rinomina di Napolitano a PdR con il conseguente patto da rispettare: il governo di larghe intese, Letta-Alfano nel dettaglio, praticamente il nulla di fatto per più di un anno. Un anno completamente perso, come testimoniato da più voci e più correnti.

Ognuno propone la sua ricetta per salvare il paese.

E a ben guardare sono tutte ragionevoli. Sorge allora spontaneo chiedersi come mai quando ne hanno avuto la possibilità perché si siano ben astenuti dal metterle in atto.

Forse potremmo prendere esempio dalla Germania e dalla dura riforma Hartz che una decina di anni fa ha ridotto drasticamente la disoccupazione e non solo.

Ciò che è davvero interessante è la lettura nel dettaglio delle singole politiche che ciascuno propone, argomentate e riportate in modo chiaro, ma anche le dinamiche, la cronologia dei fatti…e mi sorprende che Friedman e Renzi la pensino uguale su molti temi e che il giornalista ritenga che forse ora con lui si stia finalmente uscendo dall’immobilismo.

Sottolineo ancora una volta la capacità dello scrittore di riassumere in così poche pagine tanti fatti e non in“politichese” così tanto di moda…ma probabilmente quando non si vuol far capire nulla di ciò che si sta' dicendo!

Come dice Friedman e non solo, è arrivato il momento: E' ORA.

"Se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino ci può donare, amare il proprio lavoro […] costituisce la migliore approssimazione alla felicità sulla terra".
Primo Levi, La chiave a stella, 1978

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Lo consiglio davvero a tutti. A chi ha già una sua propria idea e a chi brancola nel buio.
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