Il re di Girgenti Il re di Girgenti

Il re di Girgenti

Letteratura italiana

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Ambientato nel primo quindicennio del Settecento, il romanzo di Camilleri si ispira ad un episodio della storia siciliana. Erano gli anni in cui la Sicilia era con i Savoia, si succedevano rivolte e rivoluzioni. Per sei giorni Girgenti diventò un regno indipendente con un contadino che si autoproclamò re. Si chiamava Michele Zosimo, nei giorni dell'insurrezione pare bevesse vino mescolato a polvere da sparo. Re per soli sei giorni, una volta sedata la rivolta, venne ucciso.



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Il re di Girgenti 2020-04-15 14:00:05 Monky
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Monky Opinione inserita da Monky    15 Aprile, 2020
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Magistrale

Una storia stupenda scritta in modo magistrale. C ‘ è tutto..
È la storia di un uomo straordinario, non per ceto sociale in quanto figlio di braccianti, ma in quanto predestinato a fare grandi cose fino a poter diventare re per volere del suo stesso popolo.
La storia di un’ utopia, di un sogno bellissimo..
Un finale che è poesia.
E poi oltre alla storia in questo libro si sente lo Scrittore, con il suo modo unico e meraviglioso di scrivere , con la sua lingua che contemporaneamente è siciliana ed universale
Un libro che allo stesso tempo sa far ridere, riflettere e piangere.
Più che consigliato

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Il re di Girgenti 2019-09-06 13:00:27 Scavadentro
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Scavadentro Opinione inserita da Scavadentro    06 Settembre, 2019
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Il trionfo del tragicomico

Il Camilleri di Montalbano dista parecchio dal Camilleri profondamente "siculo" e dialettale. Quest'ultimo emerge nelle opere di diversa ambientazione storica e temporale, con elemento imprescindibile la locazione territoriale della Sicilia di Vigata, Montelusa e isolana in genere. L'autore con questo ed altri romanzi ha creato un'epopea che sfocia nel mito, nella teatralità più pura e autentica, nel popolare più nobile e mai popolaresco. I contadini poveri e considerati "bestie" o oggetti dalla nobiltà arrogante e immorale sono descritti e si ergono in un'aura di dignità umana che tocca vertici altissimi, sfiorando il miglio Verga. Ma se i maestri del verismo connotavano le loro opere con la tragedia, qui invece si ha una tragicommedia e una serie di situazioni divertenti e di sagacia contadina tali da far alternare commozione e risata in alternanza non solo di capitolo in capitolo, ma di frase in frase. I ritratti delle figure religiose, civili, dei braccianti e degli sgherri, dei parrini e dei mistici, creano mini trame nella narrazione generale, realizzando un quadro ampio e colorato, ricco di odori, sapori, sentimenti. La difficoltà iniziale del linguaggio utilizzato molto dialettale ma anche maccheronico (come dello spagnolo dei nobili) viene presto superata dall'intendimento istintivo del termine. Ci si abitua e ci si immerge quindi non solo in una storia epica, ma anche con un linguaggio originale e adatto proprio a questo tipo di vicende e personaggi. Le figure quasi animalesche sono sanguigne, sessuali, vive. Provano fame e desiderio e vivono con intensità senza rassegnazione, con un senso di comunità oggi sconosciuto. Quest'opera ha un valore etico, una morale che va molto al di la del romanzo. Ci lascia una figura del romanziere filosofo, civilista, democratico, umano, solidale. Tutti elementi che emergono a mio avviso con maggiore forza nelle opere extra Montalbano.

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Cervantes, Verga, Zola..
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Il re di Girgenti 2015-11-11 05:51:29 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    11 Novembre, 2015
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Un tentativo di riscatto

Andrea Camilleri, di tanto in tanto, rispolvera fatti e personaggi del passato, quasi del tutto caduti nell’oblio, per trarre lo spunto per interessanti e piacevoli romanzi storici. È il caso di quell’autentico capolavoro che è Il birraio di Preston, oppure di La setta degli angeli, una sorta di bunga bunga di inizi ‘900. Il re di Girgenti é basato su un fatto accaduto realmente nella prima metà del XVIII secolo ad Agrigento, allorché un semplice contadino, uno di quelli che lavoravano a giornata, tale Michele Zosimo, più conosciuto come Zosimo, per alcuni giorni divenne re della città. Che un umile lavoratore della terra, un plebeo potesse diventare un capo popolo e assurgere, sia pure quasi nel tempo di un battito d’ali di farfalla, al trono di un improvvisato regno è materia di per sé particolarmente interessante e in cui Camilleri si getta a capofitto. In sé la vicenda, a parte lo scalpore, non sarebbe gran cosa se l’autore siciliano non ci mettesse tanto del suo, con la rappresentazione di un mondo atavico, in cui sopravvivono – quando ci riescono – migliaia di poveri diavoli, accanto alla stridente realtà dell’opulenza di nobili, la cui indolenza e protervia non viene minimamente scalfita dall’abbondanza di superfluo. Questo terreno, così spaccato, è la coltura ideale perché possa dare i natali a qualcuno che osi sollevare la testa, diventando il simbolo dei sudditi considerati dai padroni più bestie che uomini. Accanto alla figura di Zosimo, esistito veramente, la cui vita è ovviamente romanzata da Camilleri, si ritagliano un angolo di notorietà tanti altri personaggi, del tutto di fantasia, che danno una coralità all’opera tale da costituire uno dei motivi del suo successo. Ma se nell’analisi sociologica dei villani dell’epoca l’autore siciliano fa rientrare un certo alone di magia e di un empirico e rozzo esoterismo, ha la capacità tuttavia di innestare una trascendenza non di maniera, in un’opera che unisce riso e anche pianto, perché il Re di Girgenti non abdicherà, né sarà costretto a farlo; non è tanto l’attribuzione del titolo il suo reato, quanto invece quello di aver richiesto un po’ di giustizia e di umanità. Per la sua ribellione, per la ribellione di un popolo di derelitti che lo ha seguito, finirà sulla forca ed è proprio l’esecuzione forse la parte più riuscita del romanzo; in quelle pagine la parola vola alta e si tocca il sublime. Quindi tanto di cappello a Camilleri e a questo suo lavoro, a cui nuoce solo quel suo linguaggio di dialetto siciliano italianizzato che a volte è comprensibile solo a senso, impedendo così di apprezzare la bellezza della parola giusta al momento giusto.

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Il birraio di Preston e La setta degli angeli, entrambi di Andrea Camilleri
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Il re di Girgenti 2010-11-08 13:18:33 Cristina V
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Cristina V Opinione inserita da Cristina V    08 Novembre, 2010
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Il migliore!

Non posso che associarmi alla precedente opinione: io ho letto già due volte quello che ho sempre ritenuto il MIGLIORE romanzo di Camilleri in assoluto! ricordo che nel lontano 1999, quando è stato pubblicato, avevo affermato che nessun altro romanzo mi aveva fatta ridere di gusto in molti punti, piangere in altri ( finale struggente!), mi aveva avvinta fino all'ultima riga; ..insomma, un gioiello .
Anch'io sono sorpresa delle poche recensioni, ma non ero ancora arrivata a questa "parte" dell'opera di Camilleri.

Lo rileggerò quanto prima per la TERZA volta! e scriverò una recensione che ( spero!)gli renda onore.

Consigliatissimo.

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Il re di Girgenti 2010-11-08 12:11:00 rimax81
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rimax81 Opinione inserita da rimax81    08 Novembre, 2010
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Che sorpresa

Che sorpresa positiva questo libro affascinante che ho letto ormai tanti anni fa. Per rendergli piena giustizia lo rileggerò a breve, per non lasciare nel dimenticatoio i personaggi e la loro storia in ogni dettaglio.
Posso però lasciare traccia del senso di piacere che ho provato leggendolo e che provo tuttora ricordandolo.
Ma che sorpresa negativa trovare un solo commento a quello che per me è il miglior libro di Camilleri.

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Il re di Girgenti 2010-09-12 19:06:18 chicca
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chicca Opinione inserita da chicca    12 Settembre, 2010
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il re di girgenti

Siamo a cavallo tra la fine del '600 e l'inizio del '700 in una Sicilia segnata dalla siccità, dalla carestia e dalla peste.
Questo romanzo narra la vita del capopopolo Zosimo che nel 1718 divenne re di Girgenti ( fatto realmente accaduto), tutto il resto, cioè una galleria di fantastici personaggi come il valletto Cocò, Don Aneto, padre Uhù, il mago Apparenzio e tanti altri e le vicende che li uniranno a Zosimo, sono frutto della impareggiabile fantasia
del maestro Andrea Camilleri. Ed è proprio la fantasia l'arma vincente di Zosimo che riuscirà a far vivere il sogno , seppur breve, di una vita più giusta al suo popolo. Con questo romanzo Camilleri dimostra di essere il più grande scrittore italiano dei nostri tempi. Camilleri quando romanza la storia non ha rivali, riesce attraveso la sua ironia, il sarcasmo, l'umorismo vero e proprio e l'utilizzo di questa lingua siculo-italiana a trasportare il lettore in quella magnifica terra che è la Sicilia.
Un libro che ha il respiro dei grandi classici.
Da leggere e rileggere.

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