Narrativa straniera Avventura Il destino del leone
 

Il destino del leone Il destino del leone

Il destino del leone

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È il Sudafrica il grandioso palcoscenico sul quale Sean Courteney muove i suoi primi passi. E sono anni di libertà, avventure ed esplorazioni, di amicizie, amori e scoperte. Ma poco oltre la soglia dell'adolescenza brillano già le immagini seducenti del potere e della ricchezza, lucente come l'oro del Transvaal e candida come l'avorio degli elefanti. La terra dei suoi padri ha impresso su Sean un marchio incancellabile, assegnandogli un destino tormentoso di grandezza e solitudine.



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Il destino del leone 2012-02-26 09:03:39 Giulian
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Giulian Opinione inserita da Giulian    26 Febbraio, 2012
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Affascinante esordio di Wilbur Smith

Il protagonista è il tipico eroe dei racconti di avventura: coraggioso, forte come un leone, intelligente, affascinante, pieno di spirito di iniziativa, fondamentalmente buono; un personaggio sul quale si attiva subito il processo dell’immedesimazione. Non è privo di debolezze, che però inserite nel contesto diventano accettabili: per esempio è irascibile, ha una certa mancanza di scrupoli, è pronto alla violenza quando i suoi interessi vengano messi in pericolo, si abbandona a piaceri non sempre moralmente leciti, ha una certa rozzezza di modi.
A questo eroe non manca la fortuna, ma in più occasioni gli si riversano addosso eventi tragici che cambiano totalmente il corso della sua vita: il suo eroismo maggiore è la capacità di sopportare e reagire a questi drammi.
È il romanzo d’esordio di Smith e ciò giustifica una certa discontinuità: la prima parte, narrata da più punti di vista, introduce una serie di interessanti tensioni narrative quasi alla Steinbeck, evidenti nel rapporto tra i membri della famiglia e in particolare nel legame via via più problematico tra i due gemelli; questa promettente base si perde del tutto nelle altre due parti del libro, nelle quali si seguono esclusivamente le movimentate vicende di Sean. In effetti anche un drammatico equivoco sorto tra i due fratelli rimane del tutto irrisolto e mai chiarito nel corso del romanzo. Persino l’Africa, che pure nei libri di Smith rappresenta spesso la vera protagonista, non è veramente presente se non nella terza sezione, dove finalmente appaiono i grandi spazi, le foreste e la savana, l'aridità assoluta e le inondazioni, gli animali selvaggi; le prime due parti potrebbero invece essere ambientate ad esempio nel far west americano, se solo si sostituissero agli zulu una guida pellerossa e un servitore afroamericano.
A parte questi limiti, il romanzo è godibile e soddisfa le attese degli amanti dell’avventura. La classe di Wilbur Smith si vede nella competenza dell’ambientazione (i particolari circa la ricerca dell’oro, ad esempio, rivelano una conoscenza tecnico-scientifica quasi da minerologo), nella spigliatezza dei dialoghi, nel dinamismo delle vicende. Mi è piaciuta molto la rappresentazione, assolutamente realistica ed efficace, della amicizia tipicamente maschile fra Sean e Duff, legati da un affetto profondo che non ha bisogno di essere ammesso né espresso. Il finale può suscitare qualche perplessità, ma serve a confermare l’eroismo stoico del protagonista, sempre pronto a ricominciare anche dopo le più penose avversità.
Smith è sicuramente uno scrittore da amare e anche questo successo editoriale che risale a circa cinquanta anni fa è ancora in grado di affascinare e di sorprendere.

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