Narrativa straniera Classici Lo zaffiro viola
 

Lo zaffiro viola Lo zaffiro viola

Lo zaffiro viola

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Rubato da un ufficiale dell’esercito britannico durante l’ammutinamento indiano del 1855, il temibile zaffiro giunse in Inghilterra e fu causa delle più tremende sciagure per chiunque ne venne a contatto. Impossibile liberarsene: anche se venduto, regalato, smarrito, tornava sempre nelle mani del suo proprietario per perseguitarlo fino alla fine dei suoi giorni. Incastonato in un complesso amuleto studiato allo scopo di neutralizzarne gli effetti malefici è tutt’oggi depositato in quel tempio della scienza che è il Museum of Natural History di Londra. Questo racconto – ispirato a una storia vera – è tratto da una serie di documenti raccolti sotto il titolo di The Purple Sapphire and other Posthumous Papers pubblicati nel 1921.



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Lo zaffiro viola 2018-01-07 23:33:55 Erich28592
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Erich28592 Opinione inserita da Erich28592    08 Gennaio, 2018
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Tratto da una storia vera

“Si trattava senza dubbio della più perfetta pietra che avessi mai visto, tagliata perfettamente nella più brillante ametista dal colore viola profondo.”

Qualche settimana fa stavo sfogliando il vasto catalogo online della casa editrice “Mattioli 1885”, la raffinatezza delle cui edizioni è una delizia per il tatto e per la vista.
Dopo qualche decina di minuti, il titolo di questo agile racconto di nemmeno cinquanta pagine (al netto dell’ottima introduzione di Gianluca Salvatori e dell’interessante biografia dell’autore incluse nel volumetto) ha catturato la mia attenzione, senza alcun reale motivo; leggendone oggi il contenuto, non ho potuto fare a meno di lasciarmi suggestionare dall’oscuro fascino che lo permea. È utile precisare, a tal proposito, che le vicende elegantemente narrate in questo racconto sono ispirate da una storia vera, che coinvolse in prima persona l’autore di queste pagine.
La pietra preziosa che dà il titolo a questo racconto ne è a tutti gli effetti la sola protagonista.
La gemma, in virtù della sua straordinaria bellezza, venne sottratta da un tempio durante le rivolte indiane del 1855 e portata in Inghilterra da un ufficiale della Cavalleria del Bengala. Lo zaffiro viola, però, trafugato con la forza dal luogo sacro cui apparteneva, portò con sé una potentissima maledizione: chiunque l’abbia posseduto da quel momento in poi ha vissuto un’esistenza dannata, senza pace; vari e vani sono stati i tentativi di disfarsi del misterioso oggetto, che ha sempre trovato un modo per tornare tra le mani del suo proprietario.

Edward Heron-Allen, l’autore di questo racconto (il nome riportato in copertina non è che uno pseudonimo) visse a cavallo tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, e fu senza dubbio una delle menti più sorprendenti del suo tempo: fu ciò che gli anglosassoni definiscono “a polymath”.
Per dare un’idea della sua poliedricità, egli fu un rispettabile avvocato, un brillante traduttore, un romanziere, un poeta, un giornalista, un archeologo e un paleontologo; scrisse di storia e di preistoria, si occupò con profitto di musica (la sua opera “Violin making as it was and is” è considerata ancora oggi la più completa per avvicinarsi all’arte di costruire violini), fu un chiromante di fama internazionale, nonché un grande appassionato di orticultura.

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