Narrativa straniera Romanzi storici Frantumi. Un'infanzia 1939-1948
 

Frantumi. Un'infanzia 1939-1948 Frantumi. Un'infanzia 1939-1948

Frantumi. Un'infanzia 1939-1948

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La presentazione e le recensioni di "Frantumi. Un'infanzia 1939-1948", opera di Binjamin Wilkomirski edita da Mondadori. Arrivato a cinquant'anni senza conoscere le sue vere origini, neppure il proprio nome, la data di nascita o l'identità dei genitori, Binjamin Wilkomirski è riuscito soltanto di recente a raccontare una serie di ricordi frammentari, di spezzoni di memoria, di "frantumi", appunto. Degli anni della sua infanzia, trascorsi prima nei lager polacchi e, nel dopoguerra,in un orfanotrofio e con i genitori adottivi in Svizzera, ora egli rivede, con stupore, alcune scene, preservate esattamente come le visse: per metterle meglio a fuoco, è anche ritornato nei luoghi del suo passato, a Majdanek, nei pressi di Lublino, dove ha ritrovato la baracca in cui era stato rinchiuso insieme ad innumerevoli altri bambini, e nella campagna tra Cracovia e Katowice, dove in epoca nazista sorgeva un campo di concentramento. Wilkomirski espone queste "schegge di memoria dai contorni duri, affilati come lame, che ancora oggi a stento riesco a toccare senza ferirmi", senza rielaborarle né interpretarle, in uno stile essenziale e asciutto, presentando così, con impietrita allucinazione ma anche con straordinaria naturalezza, la sua esperienza nei lager. Il termine della prigionia non sancisce però la fine dell'incubo: il piccolo Binjamin deve imparare a "adattarsi alla normalità" del tempo di pace, quando, scampato allo sterminio, si trova sballottato, in un ambiente ostile, dove gli adulti, pur sfamandolo e proteggendolo, non gli risparmiano incomprensione e sofferenze, e dove si rende conto di essersi "perso la propria liberazione". Tra i moltissimi -forse troppi- libri sulla persecuzione nazista degli ebrei, questo di Wilkomirski è assolutamente unico e merita di stare accanto a quelli di Anne Frank, Primo Levi ed Elie Wiesel: ci aiuta a capire e a ricordare uno degli aspetti più mostruosi dell'olocausto, lo sterminio dei bambini.



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Frantumi. Un'infanzia 1939-1948 2010-12-08 15:36:58 barbara78E
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barbara78E Opinione inserita da barbara78E    08 Dicembre, 2010
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l'orrore dell'olocausto visto con gli occhi di un

L’ennesimo libro sull’Olocausto… ma stavolta c’è qualcosa di diverso. Sono i ricordi di un bambino. E i ricordi di un bambino sono frammentari, senza un ordine preciso o temporale. E sono ricordi terrificanti. Binjamin, ormai cinquantenne, cerca di mettere in ordine questi ricordi, a dar loro un senso. Gli è stata imposta un’identità, ma lui non conosce il suo nome, i suoi genitori o la sua data di nascita. E gli viene ordinato di dimenticare, “ … come si dimentica un brutto sogno…” Ma questo brutto sogno è la sua vita: l’infanzia nei lager prima e nell’ orfanotrofio poi. Deve imparare a vivere ora in pace, e lui invece conosce solo le regole per sopravvivere nei lager: arraffare tutto il cibo disponibile, nasconderlo, sorvegliarlo. E ogni novità è per lui un riaffiorare di ricordi tremendi, come quando in Svizzera, adottato da una famiglia, crede che lo skilift sia un forno crematorio, perché vede i bambini entrarci e non tornare più indietro.
Ho letto Anne Frank, Primo Levi, e tanti altri libri sulla Shoà, ma erano scritti da persone consapevoli che quella in atto era una guerra: qui invece c’è un bambino che ignora cosa stia succedendo, che crede che il mondo oltre il recinto non esiste e che considera il lager la sua casa. Binjamin non sa che la guerra è finita e lo scopre solo al Ginnasio, durante l’ora di storia. E si rende conto di essersi “perso la propria liberazione”.
Lo stile riporta questi frammenti di ricordi, così come l’autore li ricorda. Le descrizioni, fredde, chiare, spietate, colpiscono allo stomaco proprio perché narrate in prima persona da un bambino.

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Consigliato a chi ha letto...
Anne Frank, Primo Levi e chiunque abbia vissuto i lager...
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