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Letteratura italiana

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In "Alicante" anche un annaffiatoio verde e un imbuto paffuto possono prendere vita. Nelle poesie della Leonetti, sono presenti quasi ovunque le cose, strappando e suscitando qua e là sorrisi stupiti. A volte il filo tra senso e non senso diventa davvero molto sottile. Come ben sottolineato da Rino Tripodi nella sua Introduzione: «I ritmi sono veloci, festosi, scoppiettanti, con frequenti ripetizioni lessicali gaie e briose. Alla poetessa, poi, piace usare anche tutti i possibili espedienti grafici: dai caratteri – maiuscoli/minuscoli, come in molti titoli, che vengono così a far parte pure essi del testo – alla vera e propria costruzione di disegni e forme attraverso i versi stessi, alla maniera di Apollinaire. Quindi, una trascinante sensazione di infantile gaiezza». Per una poesia che si “dissacra” e non si prende troppo sul serio, cercando di adattarsi il più possibile al “disordine” di questo tempo. Il tutto senza alcuna pretesa di denuncia sociale. Solo uno stimolo a una personale riflessione esistenzialista. Che sia lo stesso titolo un omaggio al francese Prèvert? Forse un’indicazione della Leonetti in merito alla chiave di lettura dei suoi versi.



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Alicante 2008-05-11 01:55:02 patrizia
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Opinione inserita da patrizia    11 Mag, 2008

Perché proprio "Alicante"?

Alicante, Carolina Leonetti, Inedition editrice, 2007



Alicante... dopo aver letto questa raccolta di poesie, apprezzandone soprattutto la velocità dei ritmi e la varietà dei temi, ho fatto una ricerca per capirne meglio il titolo. Perché proprio "Alicante"? mi sono domandata. E ho scoperto che Prevert, in realtà, compose una poesia, del resto davvero bella, che si chiamava in questo modo. Difatti la Leonetti richiama in più composizioni la capitale francese: parla della scalinata di Montmartre e di una donna che aspetta l'amante nel Jardin du Luxembourg, ad esempio.

Alicante è poi una città della Spagna. Nonché un tipo di uva presente nel nostro Meridione, soprattutto in Calabria, terra natia dell'autrice. Quale sarà mai il legame tra tutti questi elementi così diversi tra loro? Cosa la Leonetti vuole davvero comunicare al lettore con i suoi giochi di parole, con i suoi colpi di scena e i suoi simpatici oggetti "animati"?

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