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Angelica e le comete
 
Angelica e le comete 2017-06-01 19:19:39 silvia71
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    01 Giugno, 2017
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Di legno e di carne

L'ultimo lavoro pubblicato da Fabio Stassi veste i panni del racconto.
Un racconto sui generis che mette in scena esseri inanimati a livello teorico, eppure vivacissimi e pensanti, attingendo al variopinto e storico mondo dei pupi siciliani.
Una storia concentrata sul palcoscenico dove prendono vita e assumono sembianze e sentimenti umani delle semplici marionette, oltre alla presenza di una donna speciale, marchiata come diversa da tutto il paesello a causa delle sue fattezze fisiche e costretta a seguire il carrozzone di un puparo.

L'esercizio stilistico intrapreso dall'autore è degno di nota ed apprezzabile, il filo conduttore narrativo trae spunto dalle epiche vicende di Orlando ed Angelica, protagonisti ariosteschi, rivisitati e condotti tra le genti di uno sperduto paese siciliano, che come per magia diviene scenario di amori, vendette ed imprese di cavalieri e dame.

La suddivisione del racconto è in capitoli brevi, una sorta di micro atti teatrali, per creare una sequenza stretta di volti e situazioni.
Questa brevità stimola da un lato ad una lettura rapida, col rischio di perdere di vista la sostanza dei dialoghi tra i personaggi.

Complessivamente un lavoro lontano dalla completezza di Stassi come romanziere, per chi già lo conoscesse, ma sapendo che si tratta di un primo componimento riadattato e consegnato postumo alle stampe, possiamo valutarlo nella giusta ottica.
Inoltre il genere racconto occupa da sempre un posto defilato nel mondo letterario e necessita di un metro di giudizio consono perchè racchiude in sé caratteristiche di contenuto e di stile sue proprie.

Una visione del mondo di ieri e di oggi e della mescolanza tra immaginazione e realtà.

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Commenti

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Da ciò che leggo nella tua bella presentazione, rimango molto perplesso dalle 'attualizzazioni' dei classici (succede purtroppo anche a teatro). In questo modo il rischio della banalizzazione è molto forte. Inoltre si toglie quell'aspetto di afflato cosmico che le grandi opere posseggono : l'operazione sovente si riduce a una cosetta da quattro soldi. Riporto una frase di M. Yourcenar : " Ho sempre diffidato molto dell'attualità, in letteratura, in arte, nella vita. (...) Spesso non è che lo strato più superficiale delle cose ".
Esprimo la mia opinione in punta di piedi nel rispetto massimo dell'autore che tra l'altro è uno dei più abili dell'ultima generazione, a mio parere
tuttavia avverto un senso di incompiuto
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