Narrativa italiana Romanzi E i bambini osservano muti
 

E i bambini osservano muti E i bambini osservano muti

E i bambini osservano muti

Letteratura italiana

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Remì ha dieci anni. Ha una famiglia, va a scuola e ha pure una fidanzatina. Un’infanzia apparentemente normale, ma nella terra martoriata dalle guerre di camorra essere bambini pare impossibile. Il nonno, Don Furore, è il boss di una potente banda criminale, che tiene in mano le sorti della sua famiglia e di un indefinito quartiere fra Napoli e Caserta, lungo la Domiziana: la moglie e il figlio si uniscono alla schiera del popolo che lo teme e lo serve, e soltanto la nuora, la madre di Remì, riesce a tenergli testa. Il bambino, sospeso fra questi modelli, si ritrova al centro di un mondo feroce, scandito da rigide regole d'onore, immerso in un implacabile meccanismo di colpe e punizioni dove è sempre più difficile distinguere ciò che è giusto e ciò che non lo è. Ma per difendere la mamma in pericolo, il piccolo protagonista accetta di combattere una battaglia solitaria che lo porterà a mettere in discussione tutto quello in cui credeva, persino le sue radici.



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E i bambini osservano muti 2013-01-29 20:26:21 LuigiDeRosa
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LuigiDeRosa Opinione inserita da LuigiDeRosa    29 Gennaio, 2013
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il mio micro pugno magico

Chi è Remì Cafuro? E' un bambino di dieci anni di Napoli, vive in un superattico con tutta la famiglia, il nonno Raffaele, detto don Furore, è il boss del rione Vasto, mammasantissima che tutti devono servire e riverire e chi fa le cose storte, finisce incaprettato, massacrato di botte ed esposto nella piazza del mercato ittico del rione come alla gogna, oppure in un pilastro di cemento e si dice ( e questa ve la canto) che verso le parti di Mondragone molti pilastri sulla statale non sono fatti di solo cemento.

Giuseppe Marotta,scrittore
Con don Furore c'è il fratello, zio Geggè, camorrista e viveur con un ristorante in Germania che si chiama "La Camorra" che a Napoli per ordine della Magistratura non potrebbe mettere più piede, ma se ne fotte e continua a starci. Poi c'è nonna Rusinella moglie serva di don Raffaele , Antonio Cafuro è il figlio del boss,mezzacartuccia per sommo dispiacere del padre che ormai è rassegnato ad avere "nu figlio strunz!" Infine c'è lei, Giovanna, moglie di Antonio: la mamma di Remì. All'inizio Giovanna era felice di far parte di questa famiglia di delinquenti perchè era innamorata di Antonio, ma poi le cose cambiarono, troppe mazzate, troppe volte questa ragazza era finita a leccarsi le ferite fisiche e morali abbracciata al suo bambino a causa di Antonio che al padre padrone non sapeva e non voleva ribellarsi,così ,come spesso capita alle donne "sole e maltrattate", la ragazza s'innamorò di Johnny,un giostraio forte e bello che mai e poi mai si sarebbe permesso di "sfracassarla di mazzate".
I due decisero di scappare insieme per rifarsi una vita,ma questa fuga fu l'inizio dell'inferno.
Don Furore, classe '39 che aveva fatto fortuna mazziando i soldati americani durante la guerra,uccidendo senza pietà tutti i rivali nel suo rione, con amici a Palermo e in Parlamento, a una zoccola come quella la doveva ammazzare,ma non poteva. Primo perchè ad ammazzare a quella zoccola ci doveva pensare quella mezzacartuccia di Antonio, il cornuto!; secondo perchè Geggè gli aveva riferito che Johnny era il figlio del Drago, un boss slavo assai potente e ucciderlo avrebbe conportato dichiarare guerra a quegli zingari di...;infine cosa non trascurabile, il contabile del clan, quella che conosceva entrate e uscite di tutto e tutti era Giovanna, dunque: "come si poteva vendicare don Raffaele?"
L'originalità di questo romanzo sta nel fatto che a raccontarvi questa guerra di camorra è un bambino di dieci anni, con tutte le paure e le incertezze dei bambini di quell'età, attaccatissimo alla mamma , sempre pronto a cambattere i grandi con il suo micro-pugno-magico e a "cacarsi sotto" di fronte alle continue scene di violenza alle quali deve assistere. Se Diego De Silva in "Certi bambini" ha raccontato i bambini iniziati alla violenza per conquistarsi un posto nel clan, se Pino Imperatore in "Benvenuti in Casa Esposito" si è fatto gioco di tutti i luoghi comuni legati ai clan mettendo a nudo con l'ironia la loro miseria,Giuseppe Marotta ci offre la descrizione di una ribellione , quella dei bambini che non sono eroi e che se lo diventano è perchè la nobiltà d'animo che hanno dentro è più forte di qualsiasi kalashnikov, perchè i bambini, certi bambini, anche se osservano muti quello che gli accade intorno,non rimarranno fermi mai perchè sanno istintivamente pensare e agire meglio dei grandi.

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