Narrativa italiana Romanzi Eros e priapo
 

Eros e priapo Eros e priapo

Eros e priapo

Letteratura italiana

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Dice Gadda che "Il Bombetta" prese il potere perché era un esibizionista, e l'esibizionismo affascina chiunque coltivi una vocazione latente per l'appunto esibizionistica. Basta sostituire "Bombetta" con il nome di Mussolini per avere chiaro il contenuto di questo anti-romanzo: riflessione storica sul fascismo, pamphlet feroce ed esilarante, saggio sulla sociologia e la fisiologia che ha permesso vent'anni di dittatura, ma ricco di aneddoti ed episodi narrativi. Il libello affonda le radici negli anni fiorentini, tra il '44 e il '45: è alla rabbia di quel periodo che "Eros e Priapo" deve il tono di esasperata polemica che lo caratterizza e che si esprime in un ribollire di parole e immagini, a stento contenute nei moduli del trattato machiavelliano e di una prosa arcaicheggiante di tipo toscano-cinquecentesco.



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Eros e priapo 2017-06-20 15:52:21 Jari
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Jari Opinione inserita da Jari    20 Giugno, 2017
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Anatema barocco contro il fascismo

Pamphlet politico militante indubbiamente, ma anche saggio sui rapporti incestuosi e degenerati fra il potere e l'eros, e a ben vedere anche trattato sociologico sull'Italia ed il suo popolo. Gadda ci racconta il regime fascista descrivendolo come un postribolo popolato da masse adoranti e conformiste, da arrivisti cinici, ruffiani, cortigiane, al cui vertice c'è quel "kuce" denominato di volta in volta come Batrace stivaluto, Somaro principe, Priapo moscio, Culone a Cavallo,.. Non ne esce bene quella fase della nostra storia politica nazionale, come non ne esce bene la società che ne ha garantito per vent'anni la sopravvivenza. E non ne escono bene soprattutto le donne (non solo del regime), nei confronti delle quali l'autore dimostra tutta la sua folle e francamente esagerata misoginia, governate come sono da impulsi erotici incontrollabili nei confronti dei detentori del potere. Perché questo è Eros e Priapo: un saggio, o meglio una storia raccontata tutta d'un fiato degli appetiti di potere e di sesso che contraddistinguevano la società fascista. Il tutto raccontato con un linguaggio barocco, anacronistico, di fronte al quale risulta sbiadita persino la prosa dannunziana. Non è una lettura facile, motivo per cui non potevo che inserire un voto basso per quanto riguarda la piacevolezza. Ma vale la pena lo sforzo. Lo stile è unico e straordinario.

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Eros e priapo 2015-05-14 16:44:49 viducoli
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viducoli Opinione inserita da viducoli    14 Mag, 2015
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Scoppiettante, ma non basta per capire

Leggere Gadda significa entrare in un mondo nel quale la lingua italiana esprime appieno le sue straordinarie capacità espressive. Questo autore, che considero uno dei più grandi del novecento italiano, ha saputo infatti plasmare la nostra lingua, attraverso un originalissimo miscuglio di sintassi e termini classici, desueti, dialettali e di sua invenzione, creando un linguaggio che è la cifra di gran lunga preponderante del suo comunicare.
In Gadda, infatti, la cose dette acquistano significati originali soprattutto per come sono dette: l’ironia che pervade i suoi scritti deriva in massima parte dalla scrittura stessa, più che da quanto detto.
Non sfugge ovviamente a questa regola Eros e Priapo, serie di scritti nei quali Gadda si lancia in una invettiva contro la volgarità, la nullità intellettuale e il machismo del fascismo e in particolare del suo capo.
Gadda, da uomo profondamente di destra, vide inizialmente con simpatia l’ascesa di Mussolini, ma nel corso del tempo prevalse in lui la coscienza intellettuale, e si rese conto di quanto il fascismo stesse portando alla rovina morale (che poi sarebbe divenuta anche materiale) del Paese.
Le pagine di Eros e Priapo furono scritte a guerra già iniziata (e pubblicate negli anni ’60), e questo testimonia quanto Gadda abbia atteso per elaborare ed esporre in forma pubblica un distacco che rimane comunque essenzialmente esistenziale, che non diviene mai espressamente politico.
Infatti la critica fondamentale a cui Gadda sottopone il fascismo, Mussolini, i gerarchi e le donne fasciste è basata su elementi di carattere psicanalitico, ed in particolare sulla capacità di Mussolini di rappresentare, con il suo esagerato e distorto narcisismo, la potenza virile, fallica (priapesca, dice Gadda) cui tutti, ed in particolare le donne (che l’autore, nella sua straripante misoginia, chiama femine) si sottomettono. Sentiamo Gadda a questo proposito, anche al fine di percepire la sua concezione della donna e di gustare, d’altro canto, la sua pirotecnica prosa.
"Non nego alla femina il diritto ch’ella se li portino a letto e non pretendano acclamarli prefetti e ministri alla direzione d’un paese. E poi la femina adempia ai suoi obblighi e alle sue inclinazioni e non stia a romper le tasche con codesta ninfomania politica, che è cosa ìnzita. La politica non è fatta per la vagina: per la vagina c’è il su’ tampone, appositamente conformato per lei dall’Eterno Fattore che l’è il toccasana dei toccasana, quando non è impestato, s’intende."
Per Gadda Mussolini, con i suoi atteggiamenti, le rigidità militaresche, gli agghidamenti improbabili in feluca e stivalone, non è altro che un grande fallo eretto, "un pragma bassamente erotico, un basso prurito ossia una lubido di possesso, di comando, di esibizione, di cibo, di femine, di vestiti, di denaro, di terre, di comodità e di ozi: non sublimata da nessun movente etico-politico, da umanità o da carità vera, da nessun senso artistico e umanistico e men che meno da un intervento di indagine critica." Gadda si scaglia quindi a piene mani contro le fanfaronate del regime, i raduni oceanici dove la folla esultante scandisce "Kù-cé, Kù-cé" (piccolo, ennesimo colpo di genio).
I primi capitoli del volume sono quindi una vera e propria invettiva conto Mussolini, i fascisti e il "poppolo", soprattutto femminile, che l’ha seguito. Sono i capitoli migliori, i più divertenti. Seguono pagine di disquisizioni sull’erotismo, il narcisismo e il priapismo in generale, sicuramente meno dense e interessanti.
Se, come detto, il linguaggio di Gadda fa di ogni suo scritto, anche quelli frammentari come questo, un piccolo capolavoro, non si può sfuggire tuttavia ad evidenziare la debolezza della critica gaddiana al fascismo, che sembrerebbe solo il frutto di una sorta di fascinazione collettiva per l’uomo forte, con il pugnale alla cintola, capace di abbindolare un intero popolo. Pur nella corrosività dello scritto, è d’obbligo segnalare la mancanza di una analisi vera delle radici profonde che il fascismo ha avuto nel nostro paese. Sicuramente non possiamo affidare questo compito a Gadda: prendiamo quindi questo autore com’è, con le sue grandissime contraddizioni, ma non dimentichiamoci che – se vogliamo saperne di più di un periodo di cui ancora oggi non ci siamo liberati definitivamente, se vogliamo evitare di assumere le stesse lenti distorte anche rispetto a periodi a noi vicinissimi, in cui alcuni topòs italici si sono puntualmente ripresentati – abbiamo assoluta necessità di approfondire l’analisi.

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