Narrativa italiana Romanzi La visitatrice
 

La visitatrice La visitatrice

La visitatrice

Letteratura italiana

Editore

Casa editrice

L'azione del romanzo si svolge a Trieste, il periodo successivo all'indipendenza della Repubblica di Slovenia. Una storia dolce e crudele nella Trieste di oggi visitata dai fantasmi della giovinezza e della guerra fredda.



Recensione Utenti

Opinioni inserite: 2

Voto medio 
 
3.1
Stile 
 
3.0  (2)
Contenuto 
 
3.5  (2)
Piacevolezza 
 
3.0  (2)
Voti (il piu' alto e' il migliore)
Stile*  
Assegna un voto allo stile di questa opera
Contenuto*  
Assegna un voto al contenuto
Piacevolezza*  
Esprimi un giudizio finale: quale è il tuo grado di soddisfazione al termine della lettura?
Commenti*
Prima di scrivere una recensione ricorda che su QLibri:
- le opinioni devono essere argomentate ed esaustive;
- il testo non deve contenere abbreviazioni in stile sms o errori grammaticali;
- qualora siano presenti anticipazioni importanti sul finale, la recensione deve iniziare riportando l'avviso che il testo contiene spoiler;
- non inserire oltre 2 nuove recensioni al giorno.
Indicazioni utili
 sì
 no
 
La visitatrice 2018-10-09 09:02:20 Renzo Montagnoli
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    09 Ottobre, 2018
Top 10 opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Un testamento umano e letterario

Fulvio Tomizza venne a mancare nel 1999 e le sue ultime due opere La visitatrice e Il sogno dalmata vennero pubblicate postume, rispettivamente nel 2000 e nel 2001. Entrambe, pertanto, costituisco l’ultima fatica letteraria dell’autore e sono quindi frutto della sua consapevolezza dei traguardi già raggiunti, allorché, avanti con gli anni, è quasi un destino narrare i propri ricordi. In particolare La visitatrice sembra maggiormente il romanzo con cui Tomizza si è interrogato sul suo passato, in cui mi pare spicchi quel naturale rimpianto per le occasioni sfumate, per le opportunità lasciate sfuggire, con la consapevolezza che quella stagione è ormai del tutto andata. Non si tratta di una vera e propria autobiografia, ma di tracce di memoria che vengono a comporre nel loro insieme una vicenda probabilmente di fantasia, ma con un fondo di verità. Il protagonista è un anziano commerciante, assai malato, ma della cui gravità la moglie e la figlia non sono del tutto coscienti; Emilio, così si chiama l’uomo, accompagna le due donne alla stazione ferroviaria da cui prenderanno il treno per Bologna per andare da dei parenti e per fare acquisti legati alle imminenti nozze della giovane. Una volta partite, l’uomo tornerà a casa con l’autobus, seguito da una donna che sembra voler fare la stessa strada, e che in effetti farà, accompagnandolo fin dentro al suo appartamento e rivelandogli di essere sua figlia. Lo sarà? Poco importa nell’economia del racconto, perché questa rivelazione è l’occasione per riscoprire i fantasmi della propria gioventù, è l’innesco per l’esplosiva rivelazione a se stesso che altro e più appagante era un certo amore, forse non piatto come quello derivante dall’attuale matrimonio. E’ tutto un mondo che riemerge dalle nebbie, una testimonianza di una vita un tempo veramente vissuta che solo nella mente di un uomo stanco e ammalato, prossimo alla sua fine, può dare un senso a un’intera esistenza.
La visitatrice è un romanzo malinconico, scritto con un tono distaccato che gli fa assumere un desiderio di imparzialità che commuove, ma che al tempo stesso finisce con il diventare il testamento umano e letterario di un grande scrittore.





Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
180
Segnala questa recensione ad un moderatore
La visitatrice 2014-05-20 02:44:45 Portoro
Voto medio 
 
2.8
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
Portoro Opinione inserita da Portoro    20 Mag, 2014
Top 500 Opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Nostalgie maschili

Romanzo della nostalgia: tra donne perdute e/o che partono; altre che ritornano alla memoria dopo esser state dimenticate; donne che appaiono sulla scena, di passaggio, in visita. Ciascuna di loro mette in rapporto il narratore, Emilio, coi suoi limiti – e ognuna (donne incontrate, amate, ingannate, traditrici e tradite) gli presenta il conto.
Il carattere “testamentario” dell’opera, di fatto, è una sorta di rendiconto dei sospesi (o debiti); leitmotiv della scrittura di Tomizza, che vi si attiene dall’inizio alla fine.
Indiscusso il suo coinvolgimento personale, insieme col mestiere e la piattezza stilistica (agognata, coltivata) tipica dell’artigianato narrativo; c’è la miseria dell’onestà tipica dell’intimismo “retrospettivo” – il pianto che «intorbida» l’occhio e i «posdomani»; i dialoghi imbalsamati; una cataratta di verbi attaccati a pronomi o viceversa, in omaggio all’agilità dei periodi.
Sintomatologia – inadeguatezza ai doveri dello “stallone”: frustrati dalla senilità, li si ritrova, comunque pensosi, negli anni giovanili di Emilio – sempre in termini di vagante disinteresse o tiepidità nei riguardi della femmina che gli tocca di fronteggiare...
Non gli piace, all’inizio, la visitatrice (non è il suo «tipo» di donna). Non gli piaceva quarant’anni prima l’infermiera, madre della visitatrice, la quale madre non piaceva neppure all’altro personaggio maschile, il partigiano carismatico-donnaiolo (e semi-cuckold) Bardocchia, il quale scaricherà su Emilio la paternità della (futura) visitatrice...
Lo stesso Bardocchia non apprezza sua moglie Brigida (non frigida, no), la quale diventerà l’amante di Emilio, che in costei – forse – qualcosa gradisce, sebbene il loro legame concerna l’affetto piuttosto che il desiderio. Infine, a Emilio non piace neppure la principessa cinese nell’ultimo sogno, sognato accanto alla visitatrice non-figlia che lo accudisce e lo veglia, in quell’ultima notte, proprio come un’infermiera...
Metafora intorno alla difficoltà uomo-donna, e metafora di quel luogo interiore, irraggiungibile, che rende la “fusione” impossibile.
Ma poi, ambientata in prossimità di Trieste, e sullo sfondo della questione istriana, la vicenda riverbera d’una tristezza che è, in primis, storica e geografica.
Non poteva essere altrimenti.

Malato, Tomizza muore cinque anni dopo, il 21 maggio 1999.

Trovi utile questa opinione? 
70
Segnala questa recensione ad un moderatore
 

Le recensioni delle più recenti novità editoriali

Un animale selvaggio
Valutazione Utenti
 
2.9 (2)
Ci vediamo in agosto
Valutazione Utenti
 
4.3 (1)
L'orizzonte della notte
Valutazione Utenti
 
4.2 (5)
Sepolcro in agguato
Valutazione Utenti
 
4.9 (2)
Five survive
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Lucy davanti al mare
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Compleanno di sangue
Valutazione Utenti
 
3.3 (1)
La prigione
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Day
Day
Valutazione Utenti
 
3.3 (1)
Morte nel chiostro
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Pesci piccoli
Valutazione Utenti
 
4.1 (4)
Cause innaturali
Valutazione Utenti
 
3.5 (1)

Altri contenuti interessanti su QLibri

Il nostro grande niente
Cuore nero
L'età fragile
Il rumore delle cose nuove
Vieni tu giorno nella notte
Giù nella valle
Abel
Il vento soffia dove vuole
La collana di cristallo
Romanzo senza umani
Resisti, cuore
La cerimonia dell'addio
La ricreazione è finita
Grande meraviglia
Le altalene
Rosso di fiamma danzante