Persecuzione Persecuzione

Persecuzione

Letteratura italiana

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Luglio 1986. Leo Pontecorvo, quarantottenne oncologo pediatrico di fama internazionale, viene accusato di un reato ripugnante. Dalla sera alla mattina, il professor Pontecorvo si ritrova trasformato nell'oggetto privilegiato del pubblico biasimo: vittima inerme di odio, pettegolezzo, delazione, calunnie, intimidazioni. Leo sarebbe forse in grado di sopportare tutto questo: ciò che lo annienta è il silenzio della moglie e dei figli. Che siano loro i primi a non credere alla sua innocenza?



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Persecuzione 2014-04-10 17:11:04 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    10 Aprile, 2014
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Banalità, luoghi comuni e parolacce

Roma, 1986. E' una calda sera d'estate e in una lussuosa villetta dell'Olgiata l'esimio professore Leo Pontecorvo, insegnante universitario nonché primario di oncologia pediatrica, consuma la sua cena davanti al televisore in compagnia della bella e devota moglie Rachel e dei due splendidi figli Filippo e Samuel. Un quadretto familiare invidiabile, che le accuse di corruzione, usura, evasione fiscale rivolte negli ultimi tempi all'emerito medico riescono a malapena a scalfire. Ma questo inossidabile idillio non può resistere anche alla notizia che il telegiornale ha appena divulgato: il professor Pontecorvo è implicato in un caso di molestie sessuali nei confronti della dodicenne Camilla, fidanzatina del suo secondogenito. Un baratro si spalanca immediatamente sotto i piedi dell'incredulo Leo che si vede precipitare ineluttabilmente in un incubo senza fine. Incapace di lottare per dimostrare la propria innocenza, ferito e offeso dalla condanna immediata inflittagli da moglie e figli che repentinamente lo giudicano colpevole tagliandolo fuori dal ménage famigliare, il nostro protagonista non trova di meglio da fare che isolarsi dal resto del mondo e sotterrarsi come un rivoltante scarafaggio per nascondere la propria vergogna e soffocare una blanda ed infruttuosa rabbia, finché i suoi guai non culmineranno in un tragico quanto annunciato epilogo. Con continui salti temporali tra un nero e angosciante presente e un roseo e florido passato, Piperno ci racconta la tragica epopea umana e giudiziaria di un uomo che, colpevole soltanto di dabbenaggine e narcisismo, vede crollare all'improvviso tutto ciò che aveva fin qui costruito. La fama, il prestigio, il lusso, il rispetto, l'amore vengono brutalmente soppiantati dal sospetto, dall'odio, dalla minaccia, dall’ignominia. Eppure questa tragedia personale non scatena nel lettore quell’empatia con il protagonista che ci si aspetterebbe in una storia di questo genere. L’autore sembra impegnarsi più nel raccontare irrilevanti particolari del passato che nel tracciare un buon profilo psicologico dei personaggi o nel cercare di trasmettere le sensazioni e i sentimenti di un individuo ingiustamente messo alla gogna. Ciò non consente di far nascere quell’intesa, quel coinvolgimento, quel
trasporto che permettono di immedesimarsi nel protagonista, di provarne la stessa angoscia, la stessa paura, le stesse amare sensazioni. Pontecorvo tra l’altro viene presentato come un uomo tronfio e spocchioso che dietro un’ipocrita maschera da democratico progressista nasconde un'indole classista e snob e gode nell'ostentare la propria ricchezza e la propria posizione sociale, convinto di emanare fascino e suscitare invidia, ma poi del tutto incapace di affrontare con maturità gli ostacoli che gli si parano davanti. Tutto ciò non può far altro che allontanare nel lettore qualsiasi sentimento di comprensione e indulgenza. Ma anche gli altri personaggi non brillano per virtù e simpatia: i bambini piagnucolosi e viziati, la moglie avara, altera e paranoica che vede antisemitismo ovunque, gli amici ipocriti, l'avvocato avido e senza scrupoli, la bimba subdola e manipolatrice. Insomma, non si salva nessuno. Anzi, si salverebbe la prosa, curata ed elegante, se non fosse al servizio di un eccesso di banalità, luoghi comuni e parolacce che sembrano buttate lì solo per fare scena. Poco brillante infine l’idea di chiudere il libro con un inutile e per niente invitante “Continua…”.

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Persecuzione 2012-12-03 18:58:48 annamariabalzano43
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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    03 Dicembre, 2012
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Persecuzione di Alessandro Piperno

“Persecuzione” di Alessandro Piperno è il primo volume di un’opera complessiva, che con evidente riferimento alla Recherche di Proust l’autore ha intitolato“Il fuoco amico dei ricordi”. D’altra parte ciò non può né deve stupire, dal momento che Piperno è uno straordinario studioso del grande scrittore francese con cui condivide l’origine ebraica. La funzione della memoria è, proprio in tale prospettiva, di grande importanza e offre lo spunto a numerose riflessioni e considerazioni.
La citazione dal De consolatione di Boezio “Sei rimasto in silenzio per la vergogna o per lo stupore?” posta prima dell’inizio del romanzo, pone subito il lettore di fronte a un enigma che lo accompagnerà fino alla fine del racconto.
Il celebre professore primario di oncologia pediatrica, Leo Pontecorvo, amato e stimato nell’ambiente di lavoro come tra le mura domestiche, si trova improvvisamente costretto a difendersi da un’accusa infamante avanzata contro di lui da una tredicenne, fidanzatina del figlio.
La personalità di Leo è delineata, all’inizio, a mio avviso, con intenzionale ambiguità, per lasciare nel lettore un certo dubbio sulla sua effettiva integrità morale.
Certamente Leo è l’opposto di Rachel, sua moglie, che è pura razionalità.
Anche lei di origine ebraica, ma di estrazione sociale assai più modesta, spesso rinfaccia al marito la sua appartenenza a quella ricca borghesia che s’era potuta permettere di risiedere in Svizzera negli agi, durante le persecuzioni naziste e fasciste. Leo e Rachel sembrano rappresentare i due opposti stereotipi dell’ebreo, uno remissivo e rassegnato di fronte ai soprusi, l’altra più aggressiva e determinata nel raggiungere e conservare i privilegi conquistati faticosamente.
Ed è in questa prospettiva che il personaggio di Rachel si delinea in tutta la sua ferocia e la sua negatività: senza esitare e senza neanche chiedersi se le accuse contro il marito abbiano un sia pur minimo fondamento, lo allontana dalla sua vita e dall’affetto dei figli, costringendolo a un isolamento fisico e spirituale, chiuso nel seminterrato della loro villa, da cui lui avrà della vita dei suoi cari solo una visione parziale e dal basso, sbirciando dalle finestre a livello terra.
Certo la descrizione del carattere di Leo suscita più di una volta il dubbio che la sua generosità sia piuttosto dabbenaggine, che la sua superficialità sia solo apparente e nasconda invece una forma di repressa consapevole perversione; tuttavia, l’evoluzione del personaggio che va perdendo ogni connotazione umana, fino a identificarsi con l’orrido scarafaggio di creazione kafkiana, induce ad amare considerazioni su quello che è tutto il mondo che lo circonda, dall’avvocato Herrera, al piccolo paziente salvato, Luchino, che ormai adulto ipocrita si è trasformato in un incubo ricorrente, all’assistente che lo accusa di strozzinaggio, dopo aver ricevuto da lui soldi in prestito senza interesse.
Ciò che sembra essere più devastante nella mente di Leo, però, è lo svanito rapporto con i figli, di cui ripercorre la vita dalla nascita, rivivendo con angoscia i momenti difficili e problematici.
E dunque la fine di Leo è segnata: è una fine squallida, come può esserla quella d’un insetto o d’un topo di fogna, anche se poco prima di morire si rivede sul grande letto matrimoniale dove trovano posto tutte le persone da lui amate, dalla madre, a Rachel, ai figli, in un tentativo immaginario di abbraccio consolatorio.
E dunque l’interrogativo iniziale si ripropone alla fine, rimanendo senza sicura risposta : “Sei rimasto in silenzio per la vergogna o per lo stupore?” .

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Persecuzione 2012-09-16 18:11:43 manumanu74
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manumanu74 Opinione inserita da manumanu74    16 Settembre, 2012
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Nessuna possibilità di redenzione

Purtroppo ho fatto l'errore di leggere prima il 2° libro (Inseparabili) e poi questo, quindi conoscevo bene la trama. Ho voluto leggerlo perché trovo che lo scrittore sia davvero bravo nel caratterizzare in modo ben dettagliato i personaggi, con caratteristiche molto peculiari e con un ottimo stile. Inoltre approfondisce la psicologia e i drammi di ogni personaggio, e questo aspetto rende la lettura più completa e chiara. La trama è molto originale, personalmente migliore di quella di Inseparabili. E' avvincente fino alla fine (ovviamente se non si conosce già cosa succede)... ci si chiede se il protagonista Leo Pontecorvo ne uscirà salvo o condannato... certo il finale che preclude chiaramente ad un seguito un po' pecca....

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Consigliato a chi apprezza i libri che approfondiscono molto la psicologie dei personaggi
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Persecuzione 2012-07-12 23:03:17 Laura4libri
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Laura4libri Opinione inserita da Laura4libri    13 Luglio, 2012
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Quando dentro un grande uomo c'è ancora un bambino

Il romanzo narra le vicende di Leo Pontecorvo, grande oncologo, uomo piacente, ricco, appartenente alla borghesia ebrea romana, che dalla vita ha avuto tutto: affidabile e sicuro nella vita lavorativa ma insicuro nei rapporti personali, dipendente prima della madre e quindi della moglie, nelle faccende domestiche e della vita quotidiana. Accusato dapprima di faccende di denaro poco pulito nella sua clinica, e poi da una dodicenne con qualche problema famigliare di seduzione e tentato stupro, l’uomo si rinchiude in un mutismo rassegnato. Assolutamente e onestamente estraneo a tutte le colpe che gli vengono attribuite, si comporta da colpevole e si ritira lasciando che il mondo decida per lui.
Sapientemente l’autore, utilizzando un narratore onnisciente, narra la vicenda entrando ed uscendo dalle vicende giudiziarie della vita attuale, alternando ricordi di una vita serena fatta però anche di occasioni mancate.
Magistrale nella descrizione del protagonista: sia dal punto di vista fisico mediante paragoni e similitudini, che nel profilo psicologico. Leo è un personaggio a tutto tondo. Un grande uomo all’apparenza ma di una fragilità sconcertante.
Peccato che, avendo in mente una seconda parte, il finale non sia un vero finale.

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Persecuzione 2011-01-22 13:46:11 cesare giardini
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cesare giardini Opinione inserita da cesare giardini    22 Gennaio, 2011
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Un romanzo introspettivo

Dopo il suo primo romanzo pubblicato nel 2005 (“Con le peggiori intenzioni”), un grande affresco sulle vicende di una famiglia ebraica, i Sonnino, ecco un nuovo romanzo di Alessandro Piperno (“Persecuzione”), che costituisce la prima parte di un dittico (“ Il fuoco amico dei ricordi”), il cui secondo volume dovrebbe uscire tra pochi mesi., E’ la storia tragica di un illustre medico, il professor Leo Pontecorvo, famoso oncologo pediatrico, che ha tutto dalla vita : eccellenza professionale, aspetto imponente e gradevole, carattere brillante, moglie e figli adorabili, ricchezza, notorietà. Nulla sembra mancargli. Ad un tratto però, ecco l’imprevisto : in seguito ad una serie banale di eventi imprevisti, favoriti anche dalla fanciullesca ingenuità del protagonista, il nostro luminare della medicina, tanto abile ed esperto nella sua professione quanto impreparato di fronte alle cattiverie del mondo, si vede incolpevolmente travolto da uno scandalo infamante, l’accusa di stupro nei confronti di una perfida dodicenne. Tutto crolla, il lavoro, la stima dei colleghi ospedalieri, i rapporti familiari, le amicizie. Il poveretto si macera nella solitudine, abbandonato da tutti, incapace di comunicare la verità e di affrontare il mondo esterno e la realtà dei fatti. Una tragica fine l’attenderà. Piperno scandaglia da par suo l’animo umano (anche qui la famiglia appartiene alla ricca borghesia ebraica della Roma dell’Olgiata), indagando minuziosamente sui risvolti psicologici del dramma ed introducendo nel corso della narrazione il ricordo nostalgico dei tempi felici, quando il famoso professor Pontecorvo dipanava serenamente la sua vita, ammirato, stimato ed amato, incapace di intuire che la sua ingenuità e la sua fiducia nel prossimo l’avrebbero condotto ad un tragico epilogo . Ottimo romanzo, scorrevole e coinvolgente la scrittura di Piperno . Il protagonista emerge a tutto tondo : la sua figura indimenticabile, permeata da una profonda umanità,, ci insegna forse che, di fronte alle ferite lancinanti della vita, il rinchiudersi in sé stessi abbandonandosi ai ricordi non sempre rappresenta una sconfitta, ma può significare una consapevole e superiore rinuncia a battersi inutilmente contro le meschinità di una vita che raramente premia i meritevoli.

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