Narrativa italiana Romanzi Sette uomini d'oro
 

Sette uomini d'oro Sette uomini d'oro

Sette uomini d'oro

Letteratura italiana

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Trent'anni fa, tre amici sedicenni - Giggi Cepollina, Cinghialone e Aurelio Fierro - sognavano di fare insieme il colpo del secolo dopo essere stati folgorati da "Sette uomini d'oro", il film con Rossana Podestà e Philippe Leroy visto al cinema Centrale di Busalla. Oggi Giggi e Cinghialone tirano ostinatamente a campare nel loro ridente e desolato paesino: il primo è infelicemente sposato e il secondo coltiva una tenera e disperata storia d'amore con Consuelo, un'ecuadoregna che batte in via di Francia. Di Aurelio Fierro si sono invece perse le tracce, misteriosamente, dopo il servizio militare. Ma la sua strada è destinata a incrociare di nuovo quella dei due vecchi amici nel modo più clamoroso e imprevedibile.



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Sette uomini d'oro 2017-03-09 10:46:52 FrancoAntonio
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FrancoAntonio Opinione inserita da FrancoAntonio    09 Marzo, 2017
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Tre ex ragazzi e "il colpo del secolo"

Tre amici, un paesino nell'entroterra ligure, un bar e tanti sogni. Questi sono gli ingredienti de “7 uomini d’oro”.
Giggi (scritto proprio così per un errore dell’impiegato all'anagrafe), Cinghialone (per una passata disavventura con uno di quei suini) e Aurelio Fierro (come il cantante, ma da tutti conosciuto come Meninbelino per il suo intercalare), sono ragazzi che vivono a Castagnabuona in provincia di Genova e sognano di fare il colpo della loro vita come i personaggi del film che dà il titolo al libro, quello con Rossana Podestà e Philippe Leroy, che i ragazzi hanno visto decine di volte. Ma con la maturità i sogni si appannano e svaniscono nella grigia realtà quotidiana, tra matrimoni mal riusciti, lavori frustranti e malpagati, ed i rovesci a cui la vita ci sottopone, sinché …
… Sinché qualcosa scatta: Cinghialone vuole riscattare la sua ragazza, una prostituta ecuadoriana racchia e schiavizzata da un boss della malavita. Pensa che il modo migliore di farlo sia con i soldi rubati allo stesso capobanda. L’occasione si presente durante il viaggio del Capo a Marsiglia per un importante incontro al vertice della malavita. Non tutto andrà secondo quanto programmato, anzi. Ma forse l’esito sarà anche migliore di quanto loro stessi abbiano mai osato sognare.
Il romanzo di Licalzi corre via rapido e lieve come una favola. I personaggi, veramente naïf, sono simpatici ed accattivanti per la loro intrinseca ingenuità. La storia, per quanto abbastanza fantasiosa ed improbabile, corre rapida come un treno, anzi, come uno di quei tramvetti che collegavano le periferie di un tempo. Lo stile usato è leggero e garbato.
In generale, quindi, si può dire che il cocktail è riuscito gradevole al palato. L’altro lato della medaglia, però, ci mostra una storia abbastanza esile e sin troppo lineare. Gli stessi contrattempi si succedono uno dopo l’altro e vengono risolti in sequenza, come per gli ostacoli di un videogioco, senza lasciare strascichi. La narrazione è scorrevole, ma forse sin troppo disimpegnata. I personaggi sono stati tratteggiati con rapidi colpi di una matita con la punta eccessivamente tenera, che ha lasciato un tratto troppo delicato e sfumato. Insomma ne è risultata una storia lieve come un sogno ad occhi aperti che ci lascia col sorriso sulle labbra, ma che scordiamo molto in fretta.
“7 uomini d’oro”, però, ha un merito ineffabile: sinché ne scorriamo le pagine ci dà l’illusione che i sogni si possano realizzare per davvero. Anche solo per questo vale la lettura, poiché ci dona qualche ora di piacevole spensieratezza.

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Ho trovato delle notevolissime similitudini con il libro di Vergassola "La ballata delle acciughe". Entrambi sono ambientati in una Liguria addormentata, entrambi hanno come personaggi gli amici di un barettino di periferia ed entrambi si prefiggono l'intento finale di far raggiungere ai protagonisti un sogno giovanile inarrivabile.
In genere è consigliabile a chi vuol trascorrere qualche ora (poche, il libro è molto breve) in assoluta serenità, staccando la spina e sorridendo di beatitudine "virtuale".
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Sette uomini d'oro 2010-01-11 22:32:46 andrea70
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    12 Gennaio, 2010
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Per chi ama sognare ad occhi aperti

Un racconto leggero leggero che va giù come un bicchiere di acqua fresca in un pomeriggio d'Agosto.
Chiariamo : non siamo davanti ad un capolavoro, neanche ad un libro indimenticabile e probabilmente nemmeno al miglior libro di Licalzi...e allora ?
E allora questa è la storia che tanti di noi hanno fantasticato tra l'adolescenza e la gioventù : l'amore, il coraggio tirato fuori quando serve, un "colpo" che ti riempie di soldi e ti fa "svoltare" verso un futuro privo di preoccupazioni, lasciandosi alle spalle i problemi della vita quotidiana e portandosi appresso solo gli amici VERI, quelli che condividono il tuo stesso sogno.
Il tutto vissuto da adulti che ancora sembrano guardare il mondo con gli occhi di un ragazzino, come se i soldi potessero fare la felicità , come se la storia che ci racconta Licalzi fosse vera o plausibile. Non lo è , è addirittura inverosimile nell'accanirsi di circostanze sfortunate e poi fortunate, il finale poi fa quasi sorridere...ma è il finale di un sogno da ragazzo...che è rimasto sepolto nel cuore di quel ragazzo ora diventato uomo.
E una volta tanto fa bene un libro per sognare ad occhi aperti , proprio perchè sai che la vita spesso è molto diversa.

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Sette uomini d'oro 2009-08-14 16:46:30 fabiomic75
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fabiomic75 Opinione inserita da fabiomic75    14 Agosto, 2009
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Carino!

A me il racconto è piaciuto eccome. L'ho trovato divertente e scanzonato. Confesso però che si tratta del primo libro di Licalzi che leggo quindi vista l'altra recensione immagino che le sue precedenti fatiche siano ancora migliori. Mi riprometto di verificarlo quanto prima. Questo piccolo romanzo è ambientato nella Valle Scrivia in un piccolo paese ed ha come protagonisti tre amici che si trovano quasi casualmente a concretizzare insieme il sogno della loro infanzia, quello di realizzare il colpo perfetto derubando un esponente della malavita genovese. Il racconto è ricco di aneddoti e dialoghi veramente simpatici. Consigliato.

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Come ho perso la guerra, L'amore ai tempi di Pablito, Ti prendo e ti porto via
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Sette uomini d'oro 2009-03-18 15:43:19 Miriam
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Miriam Opinione inserita da Miriam    18 Marzo, 2009
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Che delusione!

Ho letto praticamente tutto quello che Licalzi ha scritto e questa sua ultima "fatica" mi ha enormemente deluso. Un racconto senza né anima né corpo. I protagonisti costruiti come delle macchiette da "soliti ignoti" con l'intento di scrivere una sceneggiatura e non una storia. Lo sconsiglio a chi abbia una buona opinione di Licalzi per quanto aveva fino ad ora scritto.

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Lo sconsiglio a chi abbia letto Licalzi, nulla a che spartire con i libri precedenti, sembra un omonimo
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