Narrativa straniera Romanzi Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta
 

Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta

Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta

Letteratura straniera

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La presentazione e le recensioni di Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta, opera di Robert M. Pirsig edita da Adelphi. Una Grande Avventura, a cavallo di una motocicletta e della mente; una visione variegata dell’America on the road, dal Minnesota al Pacifico; un lucido, tortuoso viaggio iniziatico. Qual è la differenza fra chi viaggia in motocicletta sapendo come la moto funziona e chi non lo sa? In che misura ci si deve occupare della manutenzione della propria motocicletta? Mentre guarda smaglianti prati blu di fiori di lino, nella mente del narratore si formula una risposta: «Il Buddha, il Divino, dimora nel circuito di un calcolatore o negli ingranaggi del cambio di una moto con lo stesso agio che in cima a una montagna o nei petali di un fiore». Questo pensiero è la minuscola leva che servirà a sollevare altre domande subito incombenti: da che cosa nasce la tecnologia, perché provoca odio, perché è illusorio sfuggirle? Che cos’è la Qualità? Perché non possiamo vivere senza di essa?



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Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta 2013-01-05 13:52:16 AndCor
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AndCor Opinione inserita da AndCor    05 Gennaio, 2013
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Autentico capolavoro d'arte filosofica

Se oggi sono uno spassionatissimo amante dei romanzi filosofici, devo tutto al buon Pirsig ed ai suoi viaggi in motocicletta, nei quali in realtà sono le menti a viaggiare principalmente rispetto ai corpi.

Sin da subito, è chiaro l'intento dell'autore: sviluppare due storie in maniera parallela e continuativa.
Nella prima, dinamica, narra il viaggio a bordo di una motocicletta insieme al figlio Chris e ai due amici John e Sylvia dal Minnesota alla California; nella seconda, statica solo in apparenza, espone il percorso romanzato della sua mente circa l'elaborazione del concetto di 'Metafisica della Qualità'.

Inizialmente, nelle pagine prevale il racconto del viaggio fisico, con l'autore che si sofferma a elencare tutti i particolari e le minuzie dei paesaggi che incontra lungo il percorso - e non è affatto male per chi possiede una discreta passione per viaggi e avventure -, mentre uno specchietto di poche righe è dedicato all'introduzione del concetto di Qualità partendo dagli albori.
Le cose cambiano intorno alle pagine 80-100, quando John e Sylvia si fermano presso un amico in comune lasciando da soli il protagonista e Chris. Da qui in poi, padre e figlio vagano senza una meta prefissata, anche se in realtà questo è solo un espediente per presentare Fedro e per parlare dell'affascinante procedimento che sintetizza le divergenze strutturali fra Zen orientale e filosofie occidentali.

Conclusione dopo oltre 350 pagine di ragionamenti astratti e aleatori? Leggetelo, vi piacerà.

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Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta 2013-01-04 12:27:34 Maso
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Maso Opinione inserita da Maso    04 Gennaio, 2013
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Un libro di Qualità

Quando ci si trova a voler dare un opinione sul proprio libro preferito ci si pongono un’infinità di domande, principalmente in merito al perché ci sia piaciuto così tanto, al motivo che ci ha portato ad eleggere un romanzo, o un saggio, o una biografia, o quant’altro come quello che si porterebbe con se e a cui si attribuirebbe un significato ben al di sopra di tutti gli altri libri letti. Credo che il motivo che mi habbia spinto a considerare “Lo Zen a l’arte della manutenzione della motocicletta” come il più bel libro che mi sia capitato di leggere derivi, per ironia della sorte, da una mera sensazione, da un istinto, da qualcosa di inafferrabile e comprensibile allo stesso tempo. Nel mio caso è stato un connubio di fatti discordanti. Da un lato la sensazione prettamente intellettuale di aver letto qualcosa che abbia realmente messo in moto processi mentali da potersi considerare edificanti. Dall’altro l’impalpabile sensazione di aver spiato nell’anima dell’autore, bevendo fino alll’ultima stilla quel succo di sapienza che tanto meravigliosamente è stato in grado di imprimere con l’inchiostro. Un dono meraviglioso alle generazioni di lettori di cui mi ritengo un fortunato componente.
Innanzitutto, si tratta di un libro di difficile catalogazione. Sarebbe sbagliato considerarlo romanzo come lo sarebbe considerarlo trattato, saggio filosofico o romanzo autobiografico. Per la precisione di tratta di un’opera letteraria che spazia tra tutte queste tipologie arrivando a creare un piacevole e ordinato equilibrio tra le sue più diverse componenti. La parte più strettamente narrativa e autobiografica racconta, molto semplicemente, di un viaggio in motocicletta. Un lunghissimo viaggio che l’autore e il figlio, a tratti accompagnati da alcuni altri amici, compiono nel tentanivo di visitare gli immensi territori del nord-america, percorrendo quelle strade che si perdono all’orizzonte, che tagliano le sconfinate praterie di un continente ancora da scoprire, distante dalle metropoli, dalla caotica vita cittadina. Un continente piatto, a tratti deserto, a tratti boscoso, a tratti meravigliosamente disabitato. Un viaggio che si rivela assolutamente propedeutico a tutto quello che l’autore ha da raccontare, all’immenso bagaglio culturale che ha da trasmettere. Ed è da questo che provengono le inestimabili riflessioni filosofiche, e non filologiche, che diventano la colonna portante, il fulcro di tutta l’opera di Pirsig. Una filosofia propria dell’autore, dalla maestosa architettura, che ci viene spiegata, in più episodi, in riferimento alle varie componenti del motore a scoppio della sua vecchia motocicletta. Una incredibile quantità di riflessioni ci viene inculcata con la sola lettura, cosciente ed attenta, di questo libro fondamentale, prima fra tutte quella riguardante la Qualità e la sua natura. Un principio, quello della Qualità, assolutamente privo di definizione propria benché causa prima del tutto. Una teoria originalissima e sconvolgente tanto da portare alla pazzia, o quasi, lo stesso autore, che, nelle parti più autobiografiche di questa opera ci fa capire tra le righe, senza ostentazione, il suoi turbolenti, quanto eloquenti ed emblematici di una società con i paraocchi, trascorsi in manicomio. Trascorsi di una vita precedente, separata da quella nuova che lo conduce, su una motocicletta, ad esplorare una nazione. Ma che in segreto riprende il filo dei pensieri che lo hanno portato ad un declino mentale per raccontarli a noi, con riaquisita lucidità e serenità, tale da costruire a nostro beneficio una Metafisica della Qualità spiegata in modo didattico e piacevole.
I risvolti secondari di questo libro sono innumerevoli, sia nella trama autobiografica sia nella parte più concettuale, sarebbe quindi inutile approfondirli. Resta comunque che Pirsig ha inciso profondamente la mia coscienza e la mia conoscenza, come quella di numerosi lettori che sono giunti a considerare questo libro come “cult”, definizione detestabile che ha però avuto il merito di farlo conoscere nel mondo dopo un lunghissimo periodo ci anonimato e di freddezza da parte della critica.
Sentire il cervello che lavora mentre si legge è qualcosa di impagabile, soprattutto in un decennio in cui i libri in uscita promettono un degrado qualitativo ai limiti dell’imbarazzo. Sentire il cuore che si riempie porta calore, sentire che le lacrime scendono, e parlo sinceramente, quando si volta l’ultima pagina imprime in se stessi il ricordo indelebile di un autore che ha messo in gioco se stesso e la propria salute per rispondere ad una semplice domanda da cui può scaturire l’inizio di tutte le cose: che cos’è la Qualità?

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