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Splendore
 
Splendore 2013-12-05 09:10:52 annamariabalzano43
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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    05 Dicembre, 2013
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Splendore di Margaret Mazzantini

“E davvero accadde. E fu contro natura. E davvero vorrei sapere cos’è la natura”.
È tutto in questo interrogativo il dramma esistenziale e umano di Guido e Costantino, due giovani coetanei, appartenenti a due ceti sociali diversi, che condividono l’infanzia e l’adolescenza e frequentano lo stesso liceo. Tra loro nasce un’attrazione che si trasformerà in amore col passare del tempo. Entrambi vivranno questo sentimento con un senso di colpa che li farà sentire ai margini della società di cui fanno parte. Ed è qui il vero dramma: sono Guido e Costantino stessi a considerarsi trasgressori di quel codice che condiziona i loro principi morali. L’omosessualità è vissuta come peccato e pertanto va tenuta nascosta. Da qui l’esigenza di crearsi un’esistenza di facciata, rispettabile e stimata, per consumare nell’ombra un rapporto clandestino sentito come oltraggio al mondo circostante.
Il vero quesito, dunque, non sembra vertere su cosa considerare secondo natura o contro natura, quanto piuttosto su come fare accettare la propria diversità quando per primi si sente l’esigenza di nasconderla e negarla. C’è chi dell’omosessualità rivendica la dignità, chi la soffoca e la respinge: il dramma del rapporto con la società può essere anche vissuto solo interiormente, al di là dell’aggressività e della violenza esterna.
Nel suo racconto in prima persona Guido descrive l’evoluzione del suo sentimento per Costantino e tra le righe lascia trasparire il suo senso di colpa, in ogni istante, fino al punto da far intendere che in questo rapporto è la trasgressione che alimenta il sesso e non l’amore.
La problematicità dei due personaggi sembra simbolicamente accentuata dalla sterilità di Guido e dalla paternità infelice di Costantino. La loro vita dunque non sembra destinata a perpetuarsi nel tempo, quasi una tacita condanna.
Gli anni dell’adolescenza e della giovinezza dei due ragazzi trascorrono a Roma, sono gli anni dello studio e della cultura classica, delle gite scolastiche in Grecia, mentre la Londra spregiudicata e multietnica accoglie Guido adulto e avviato alla carriera universitaria: l’incontro con Izumi darà un po’ di sollievo alla sua perenne inquietudine.
La violenza del mondo esterno esplode durante il viaggio in Italia, quando colti di notte durante un amplesso in un luogo appartato sul mare tra la Calabria e la Puglia, i due amanti vengono ferocemente aggrediti. Qui sembra si vogliano sottolineare i pregiudizi di una terra ancorata a vecchi principi. In realtà gli unici momenti felici della vita di questi personaggi sono quelli trascorsi in seno alle famiglie tradizionalmente costituite. Lo “splendore”, dunque, intravisto a tratti da Guido e Costantino, che coincide sempre con una visione rasserenante o di un campo di grano dorato o di un panorama, non è altro che un breve bagliore che sfuma repentino come un sogno.
Non siamo qui di fronte a un romanzo che descrive la problematica del rapporto diverso - società, dal punto di vista della sola società, siamo qui di fronte a una problematica ben più ampia che è quella che riguarda la sfera intima del diverso stesso: quest’opera sembrerebbe ipotizzare che c’è ancora molto cammino da percorrere perché sia il diverso stesso ad accettare con dignità e senza vergogna la sua condizione. Lo stesso concetto di diversità sia esso applicato alla sfera sessuale, come a quella sociale, etnica o fisica, dovrebbe essere coraggiosamente abolito anche se il raggiungimento di tale fine richieda a volte un percorso duro e doloroso e non sempre vincente. Mi piace ricordare a questo proposito una bella frase tratta da “Il buio oltre la siepe” di Harper Lee: "[...] Avere coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare sino in fondo, qualsiasi cosa succeda."
La conclusione del romanzo riserva un piccolo colpo di scena, che comunque non cambia molto l’impianto complessivo dell’opera. Le ultime pagine sono certamente le migliori, con poche figure retoriche di cui la Mazzantini fa un uso, a mio parere, eccessivo, nella prima parte del racconto. Il tempo è scandito dagli avvenimenti storici e politici a cui si fa riferimento senza l’ausilio di date, cosa che se certamente evita un noioso susseguirsi di numeri, d’altro lato però richiede un’applicazione suppletiva da parte del lettore per individuare il periodo esatto in cui si svolge l’azione.

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Sei stata incredibile! Giuro, mi hai quasi fatta commuovere! Aspettavo da tempo una recensione su questo libro. .adoro la Mazzantini e vedere da te descritta una recensione di cosi alto livello trattando un tema così complesso mi ha fatto quasi scendere qualche lacrima. E poi complimenti per aver inserito la frase di Harper Lee, hai solo accennato ad uno dei miei libri preferiti. Complimenti davvero!
Grazie veramente di cuore. E' stata una recensione "sofferta", sia per l'argomento molto delicato che richiede il massimo rispetto, sia perchè mi sentivo in dovere di sottolineare quelli che ho ritenuto i limiti di questo romanzo che pure riafferma il talento della scrittrice. Il tuo apprezzamento mi conforta.
In risposta ad un precedente commento
Martiii08
05 Dicembre, 2013
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Te li sei meritati tutti i complimenti, dico davvero. Potessi metterei utile altre 1000 volte!!!! Brava, brava davvero!
Ciao Anna Maria, anche io aspettavo con curiosità questa recensione....
la tua penna è sempre dotata di gran profondità!
Grazie Martiiio8!
Grazie Silvia! tenevo molto al tuo giudizio!
Cara Annamaria questa tua analisi è davvero profonda e ben scritta....è stato un vero piacere leggerti.
Grazie Marcy!!!!
Bellissima Anna Maria !! Non è un segreto che io adoro la Mazzantini , peccato che devo aspettare Natale per avere la mia copia, non vedo l'ora di leggerlo. Anche se ad essere sincera adesso sono in ottima compagnia della famiglia Karnowski
Stilisticamente lo hai trovato inferiore agli altri o pensi che anche per le sue precedenti opere il voto allo stile sia 3 ?
Lo stile della Mazzantini è sempre piuttosto "aggressivo" e confesso che non amo l'eccesso di metafore. Ecco perchè ritengo che le ultime pagine siano le migliori, proprio perchè sono più lineari.Forse in questo romanzo, specialmente nella prima parte, ha ecceduto rispetto ai suoi due migliori.
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