Narrativa straniera Romanzi Dall'oblio più lontano
 

Dall'oblio più lontano Dall'oblio più lontano

Dall'oblio più lontano

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Un ragazzo senza nome conduce una vita provvisoria vendendo vecchi libri nel cuore della rive gauche. Quando incontra Jacqueline riconosce in lei il suo stesso desiderio: fuggire, fuggire da tutto e tutti, forse anche da se stessi. Innamorati, scapperanno nella Londra elettrica dei primi anni Sessanta, finché una notte la donna scompare senza lasciare traccia. Come la protagonista di un sogno ricorrente, Jacqueline ricomparirà solo quindici anni dopo, con un altro nome, un'altra vita… Tra città invernali e remote, abitate da personaggi sfuggenti come la giovinezza, una storia su ciò che abbiamo di più prezioso: quello che sopravvive al tempo distruttore, e che ci giunge, intatto e misterioso, dall'oblio più lontano. Parigi, primi anni Sessanta. Un ragazzo senza nome conduce una vita provvisoria, vendendo vecchi libri e alloggiando negli alberghi del quartiere latino. Un giorno, in place Saint-Michel, incontra per puro caso un uomo e una donna, Gérard Van Bever e Jacqueline, apparentemente venuti dal nulla come lui, che vivono di giocate vincenti nei casinò di provincia e di affari poco chiari, risparmiando per il miraggio di una fuga a Maiorca. Il narratore resta subito irretito da Jacqueline, creatura stregata e indifferente, drogata di etere e chiusa in un segreto inaccessibile. Cosí si accompagna alla coppia per qualche tempo, lasciandosi trascinare senza opporre resistenza e sfiorando altri personaggi di quell'orbita misteriosa e malinconica. Poi, dopo che Jacqueline l'ha convinto a rubare del denaro a uno di questi conoscenti, decidono di scappare insieme a Londra, loro due soli. Ma una notte, nella città variopinta e eccitante dove hanno vissuto insieme e lui ha cominciato a scrivere, lei non torna a casa. Di passaggio a Parigi, quindici anni dopo, il narratore diventato scrittore riconosce il suo viso in quello di una donna che ora si chiama Thérèse... Chi era Jacqueline, e chi è diventata? Chi era lui stesso? Che significato ha avuto il loro incontro? Quali meccanismi incomprensibili muovono il ricordo e l'oblio degli umani, isolando in un bagliore senza spiegazione solo alcuni istanti delle nostre vite?



Recensione della Redazione QLibri

 
Dall'oblio più lontano 2017-10-28 15:33:25 annamariabalzano43
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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    28 Ottobre, 2017
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La memoria ha bisogno di radici

“Nelle grandi città , le persone che si sono perse di vista da tempo, o che non si conoscono, si ritrovano una sera su una terrazza per poi perdersi di nuovo. E nulla è davvero importante.”
In queste righe il vero tema del romanzo di Patrick Modiano “ Dall’oblio più lontano” uscito in questi giorni edito da Einaudi. Una storia semplice, apparentemente banale, che vede come protagonisti un giovane ventenne che vive della vendita occasionale di libri vecchi, una donna, Jaqueline e un uomo, Gerard Van Bever, di cui non si sa nulla, che si mantengono con le vincite al gioco nei casinò di provincia e di piccoli traffici poco chiari. Ciò che accomuna questi personaggi è la mancanza assoluta di radici stabili. Ognuno fugge da un passato al quale si accenna solo brevemente o che si ignora del tutto. Tre individui che gestiscono la loro libertà senza tuttavia riuscire a raggiungere uno stato di serenità che possa garantire loro un minimo di felicità. Il loro è un continuo vagabondare per le strade di Parigi, con qualche sosta nei bar, dove spesso allacciano relazioni casuali e superficiali con sconosciuti, senza tuttavia colmare quella profonda solitudine che non li abbandona. E i loro giorni senza meta trascorrono pervasi dal profumo penetrante dell’etere, facile rifugio nei momenti peggiori. Sullo sfondo di queste vite senza passato e senza futuro, una Parigi descritta dettagliatamente, itinerario per itinerario. Una Parigi che è l’unico punto fermo, l’unica certezza per queste esistenze alla perenne ricerca di una identità . Ed è proprio l’assoluta mancanza di identità la caratteristica principale del protagonista, di cui non conosciamo neanche il nome. E d’altronde anche per Jaqueline il nome ha carattere di provvisorietà: dopo essere scomparsa per lunghissimi anni, ella riappare con un nome diverso, Therèse. Dunque la realtà è ingannevole quanto mutevole. L’unica certezza che resta è la città con la sua toponomastica, con i suoi percorsi immutati, l’unica possibile sede di una memoria che svanisce se non radicata nel passato e proiettata verso il futuro.

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Dall'oblio più lontano 2017-12-15 14:20:26 Riccardo76
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Riccardo76 Opinione inserita da Riccardo76    15 Dicembre, 2017
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Modiano artista del tempo

La memoria è la chiave di tutta l’opera di Modiano, la memoria vista come le pagine di un libro che si sfogliano lentamente, parola dopo parola veniamo a conoscenza di vite che erano e che ancora sono, dove lo spartiacque è una delle tante pagine del libro, una scelta improvvisa e imprevista che cambia tutto. Una scissione netta che mette insieme due periodi di tempo separati da quindici anni, anni della quale non sappiamo nulla di certo, ma che Modiano ci lascia immaginare.
Parigi, Londra due città fantastiche dipinte con poche pennellate, dove i nomi dei luoghi sono essi stessi parte della storia, sono personaggi comprimari, le atmosfere sono le solite di questo fantastico scrittore, evanescenti, un po' in ombra, appena accennate eppure così intense.
Una storia semplice, senza colpi di scena, ma che tiene comunque attenti i lettori, una narrazione lineare dove due ragazzi si innamorano, vivono il loro amore e tentano una fuga, per abbandonare tutto e lasciarsi alle spalle il loro passato.
Poi il “buio” che dura quindici anni, una specie di oblio che cancella o forse solo allontana un pezzo di vita. Due incontri casuali, il primo che porta con sé l’amore, il secondo lascia invece tante domande, alla quale i protagonisti non sanno rispondere, e alla quale forse neanche noi lettori possiamo dare seguito. Il tempo è una variabile imprevedibile: guarisce o uccide, logora o lenisce, ma inevitabilmente lascia un segno e questa è l’unica costante di questa variabile che condiziona tutte le nostre vite.
Modiano non delude mai, è un artista del tempo, è in grado di plasmarlo e renderlo essenza stessa della sua letteratura, gioca con la vita dei suoi personaggi manipolando il tempo, così come Miles Davis faceva cantare la sua tromba semplicemente con tre tasti e il suo magico respiro.

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