Narrativa straniera Romanzi Il principio del dolore
 

Il principio del dolore Il principio del dolore

Il principio del dolore

Letteratura straniera

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Sembra che soprattutto nel dolore, nella mancanza, nella perdita, nella deformità mentale o fisica, in ciò che di solito va scartato, e forma invece buona parte dell'intera nostra realtà, i personaggi di Haslett acquistino una statura tanto superiore a chi li vorrebbe, in qualche modo, «misurare», curare. E la perenne imminenza della catastrofe che caratterizza la loro discesa agli inferi è tutt'uno, per noi lettori, con la tranquilla luminosità della lingua che li racconta.



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Il principio del dolore 2015-02-26 20:49:07 Mario Inisi
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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    26 Febbraio, 2015
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La malattia mentale

La maggior parte dei racconti sono di una bellezza difficilmente uguagliabile, per la profondità dei contenuti e per la capacità dell'autore di andare alle radici della sofferenza psichica, per la abilità nel descrivere attraverso un'atmosfera uno stato d'animo . Bellissimo ad esempio il parco di notte con le luci della città in lontananza nel racconto Riunione con il senso di mistero e di attesa e di ansia e anche di nostalgia suggerito dai rumori del parco, dalle luci (le automobili, una sigaretta), dai particolari dei passanti intravisti nella notte. L'autore conosce perfettamente e rende in modo unico la depressione e la mania come anche la sindrome bipolare. Invece gli stati allucinatori, le premonizioni descritte negli ultimi racconti gli sono abbastanza estranei, e i racconti trattano di allucinazioni ricalcando soprattutto alcuni cliché cinematografici ( premonizioni, vedere i morti) mentre le vere allucinazioni in psichiatria credo che siano una cosa un po' diversa. Appunti per il mio biografo è un racconto straordinario, brillante senza essere superficiale. Rende perfettamente la sofferenza di chi ha a che fare con una persona affetta dalla mania (o dal disturbo bipolare). Indimenticabile la paziente di Un bravo medico o il clima di attesa di Devozione.

Cos'ho imparato, be', tante di quelle cose,vediamo: Kant diceva che mi sto liberando del sapere per fare posto alla fede, e Marx diceva che c'è solo un antidoto alle sofferenze mentali e cioè il dolore fisico ( che mi sembra azzeccato) e Kirkegaard diceva che molti tirano delle conclusioni da scolaretti sulla vita e la fanno in barba al maestro copiando le risposte da un libro, e Vico diceva che il criterio e la regola per arrivare alla verità stanno nell'aver inventato la verità, magari anche facendo qualche intervista e chi lo sa? E Wittgenstein diceva che l'etica e l'estetica sono esattamente la stessa cosa e diceva che la soluzione al problema della vita sta nel far svanire il problema e che per dubitare ci deve essere qualcosa di indubitabile, e Heidegger diceva che l'idea della logica si sgretola nel rovello di un interrogarsi più originario, e Fichte diceva....
....Ah sì, dicevo che anche Fichte diceva qualcosa, e anche Pascal, e mia madre diceva che ognuno nel suo piccolo cade a pezzi, e poi c'è questo brano qui, quello che non riesco a smettere di leggere, dov'è? Qui nel Vangelo di Luca capitolo secondo.

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Il principio del dolore 2014-11-30 10:09:44 pirata miope
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pirata miope Opinione inserita da pirata miope    30 Novembre, 2014
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LA MATERIALITA' DELL'ASSURDO

Il dolore non si può descrivere, se non come un odore, una piaga immarcescibile, uno spettro, scaturigine dei tuoi rimorsi, o una prigionia della mente nella malattia: tutti i protagonisti dei nove racconti dell’esordiente Adam Haslett sono anime non sopravvissute al dolore. Non c’è stagione della vita che non sia troncata, senza una ragione, dall’insorgenza del male: l’adolescente ritratto da “Il principio del dolore” dopo il suicidio della madre, esige dal coetaneo di cui è innamorato brutalità e violenza, come se i pugni dell’amico potessero scacciare la sofferenza che l’opprime; l’anziana Elizabeth di “Volontariato” continua nel ricovero che la ospita il doloroso colloquio con il fantasma di una donna morta un secolo prima dopo aver messo al mondo un figlio, la stessa cosa che è successa a lei, e per la quale non riesce a perdonarsi. La fanciullezza del dodicenne di “Premonizione” è deprivata precocemente della speranza: il dono/maledizione di presagire l’evento luttuoso prima che si verifichi lo fa vivere “ come se il mondo di tutti i giorni, tutto quanto gli era familiare, si fosse rivelato una dimora minuscola e affollata, satura di rumore e di chiacchiere. Una casa su una pianura deserta”. E in quella casa su una pianura deserta abita l’umanità depressa ritratta da Haslett: l’assurdo de “Il principio del dolore” è materiale, concreto, una lente deformante paradossalmente poetica per chi la possiede, per chi le cose le vede “dalla parte sbagliata di un telescopio”. L’assurdo è dunque la verità delle piaghe maleodoranti del ragazzino infetto da una gravissima psoriasi di “La fine della guerra” o in “Devozione” quella delle parole delle lettere nascoste in un armadio di un uomo lontano, barriera ideale per un fratello e una sorella che lo hanno amato nello stesso momento tanti anni prima.

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