Narrativa straniera Romanzi La volpe era già il cacciatore
 

La volpe era già il cacciatore La volpe era già il cacciatore

La volpe era già il cacciatore

Letteratura straniera

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Sono gli ultimi tempi prima della caduta del regime di Ceaus,escu in Romania. Adina fa la maestra, e ha in casa una pelle di volpe. Un giorno si accorge che in sua assenza è scomparsa la coda della volpe. È l’inizio: subito dopo scompare anche una zampa, poi un’altra. Adina è stata presa di mira dai servizi segreti. Pubblicato per la prima volta in Germania nel 1992 e finora mai tradotto in Italia, questo romanzo si sviluppa attraverso la successione di quadri ed episodi – evocati con straordinaria potenza da una scrittura secca, ipnotica – che raccontano la storia di Adina, dell’amica Clara e del suo amante Pavel, informatore della Securitate, e del musicista Paul. Fino al crollo della dittatura. La minaccia, tuttavia, non cessa: chi è la volpe e chi il cacciatore?



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La volpe era già il cacciatore 2020-06-22 06:33:13 Chiara77
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Chiara77 Opinione inserita da Chiara77    22 Giugno, 2020
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Desolazione

Una scrittura davvero molto particolare quella di Herta Muller, premio Nobel per la letteratura nel 2009; uno stile che non si può dimenticare facilmente e che caratterizza profondamente il romanzo. La scrittrice non prende per mano il lettore accompagnandolo amorevolmente lungo il tragitto che dovranno compiere insieme, al contrario, gli mostra sommariamente da lontano il percorso che dovrà intraprendere, da solo: sarà un viaggio molto faticoso ed impervio, costellato di particolari che potrebbero far facilmente perdere l’orientamento.
Questa è, a grandi linee metaforiche, l’esperienza di lettura del romanzo “La volpe era già il cacciatore”. L’autrice ci conduce in una terra desolata, dove ogni dettaglio assume proporzioni abnormi, la prosa è costellata di metafore, sineddoche e metonimie che devono essere costantemente interpretate. Dietro lo stile, dietro la fatica del lettore per cercare di ricostruire un minimo di trama e non annegare nel mare dell’incomprensione, si nasconde la storia di Adina, una maestra che vive in Romania durante gli ultimi tempi del regime di Ceausescu. Adina ha una cara amica, Clara, che intreccia una pericolosa relazione clandestina con un uomo ambiguo, Pavel. Molto significativa è la descrizione, o meglio, l’evocazione, di una certa quotidianità, di un certo tipo di società sospesa tra inquietudine e repressione, tra passato, presente e futuro.

“Un vapore caldo esce dalla bocca del bambino. E’ invisibile. Fuori, sotto i pioppi aguzzi, lo si vedrebbe. Rimarrebbe sospeso in aria un istante, nel silenzio. E si porterebbe via da sé. Nell’aria si vedrebbe quel che ha detto la bocca. Il che non cambierebbe niente. Anche quel che si vedrebbe nell’aria sarebbe là solo per sé, non disponibile. Come ogni cosa nelle strade è là solo per sé e non disponibile, la città solo per sé, la gente in città solo per sé. Solo questo freddo tagliente è là per tutti, non la città.”

In conclusione, una lettura che sicuramente lascia il segno. Non scegliete questo romanzo se volete una storia capace di coinvolgervi con facilità, se volete trovare una narrazione che vi accolga e a cui abbandonarvi. Sceglietelo se volete approfondire lo stile di una scrittrice molto particolare, se amate più la scrittura di ciò che viene narrato. In questo caso potrete apprezzare fino in fondo un romanzo di alto livello ma che richiede una concentrazione ed una fatica intellettuale non indifferenti.

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