Narrativa straniera Gialli, Thriller, Horror La grande rapina al treno
 

La grande rapina al treno La grande rapina al treno

La grande rapina al treno

Letteratura straniera

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Anno 1855. L'Impero Britannico manda al suo esercito impegnato in Crimea 12.000 sterline in lingotti d'oro custoditi in casse a prova di tutto. Le casseforti vengono caricate sul sorvegliatissimo espresso Londra-Parigi. A Parigi, però, ecco la sorpresa: le casseforti sono giunte con i sigilli intatti, ma dentro non c'è oro, solo pallini da caccia. L'incredibile storia del più audace colpo del secolo e del suo geniale ideatore, il ladro gentiluomo Edward Pierce.



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La grande rapina al treno 2014-09-06 10:40:50 Mancini
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Mancini Opinione inserita da Mancini    06 Settembre, 2014
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Uno spaccato della società Vittoriana

Ai tempi d'oggi un colpo pari a quello descritto in questo romanzo non sarebbe probabilmente possibile, invece a metà '800, nell'Inghilterra Vittoriana, la maestria e l'ingegno di Edward Pierce riuscirono ad ideare ed attuare quello che per molto tempo costituì argomento di discussione dai più eleganti salotti alle più basse bettole del Paese.
E parliamo di una storia realmente accaduta!
Nonostante ciò non si perde mai la sensazione di leggere un romanzo e non certo il rapporto freddo di una sequenza di fatti.
Ma a dare a questa storia un tocco di personalità che la rende un ibrido tra un giallo ed un romanzo storico è la sapiente analisi dell'età Vittoriana che l'autore ci regala.
Sono infatti tante le digressioni storiche che intervallano la normale narrazione degli eventi e che spiegano usi e costumi di quella particolarissima epoca alleggerendo dunque la lettura.
La descrizione è fatta così bene che immergersi nel contesto descritto è facile e piacevole quasi avvertendone i suoni, i profumi, i colori.
L'autore si sofferma anche a spiegare il significato di alcuni termini usati in quel tempo per descrivere degli attrezzi o delle attività legati al mondo criminale.
Quello che più lascia straniti è che a compiere l'atto del furto di lingotti d'oro destinati alle paghe dei soldati Inglesi impegnati in Crimea non troviamo il classico delinquente ignorante e di basso rango, bensì un benestante Signorotto alto-borghese.
Ma come detto all'inizio, questo è un colpo per pochi, dove l'astuzia e l'intelligenza prevalgono rispetto al mero bisogno di denaro.
Un finale a sorpresa che esalta ancor più le doti del nostro ladro gentiluomo verso il quale non possiamo non provare un po' di ammirazione.

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La grande rapina al treno 2012-02-22 09:15:24 Henry
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Henry Opinione inserita da Henry    22 Febbraio, 2012
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Dov’è finito l’oro?

Si possono rubare lingotti d’oro per un valore di 12.000 sterline, contenuti in due casseforti guardate a vista e chiuse nello scompartimento di un treno in movimento? È quello che scopriremo leggendo questo libro che racconta la vera storia di Edward Pierce e della grande rapina al treno. Un colpo rimasto nella memoria non tanto per l’importo rubato, notevole ma non altissimo, ma per aver battuto uno dei capi saldi della rivoluzione industriale: il treno.

Siamo nel 1854 in un momento storico in cui nell’Inghilterra vittoriana c’è la convinzione che a delinquere siano persone povere e con un’intelligenza limitata. Edward Pierce è quanto di più lontano da questo stereotipo. Vive in uno dei quartieri migliori di Londra e frequenta personaggi autorevoli. Viaggia spesso e si comporta da vero gentiluomo. Il motivo che lo spinge a fare la rapina è semplice e sarà proprio lui a dirlo: Volevo il denaro.
Molti sono gli ostacoli da superare e le variabili da considerare: due casseforti blindate e quattro chiavi per aprirle e tre possessori diversi, una guardia armata che le controlla a vista, uno scompartimento chiuso dall’esterno e un treno lanciato in piena velocità.

Al momento dell’apertura delle casseforti ci sono solo pallini di piombo. Dov’è finito l’oro? E come ha fatto a sparire? Scopriamolo insieme…

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Papillon
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