Non c'è più scampo Non c'è più scampo

Non c'è più scampo

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Isolati in una località sperduta dalla Mesopotamia alcuni archeologi, uomini e donne, stanno lavorando per riportare alla luce le rovine di un'antica città. Sulla piccola comunità di europei aleggia però un'atmosfera di paura e di sospetto. Louise Leidner, la bellissima moglie del capo della missione archeologica, è ossessionata da oscure visioni. Quasi tutti i suoi compagni la considerano malata di nervi ma forse, nel passato della donna, si nasconde veramente qualcosa di terribile, qualcosa o qualcuno che vuole portare a termine una tremenda vendetta. In un crescendo drammatico, la tensione che grava sui membri della spedizione sfocia in un orrendo delitto. Le autorità coloniali brancolano nel buio e il mistero sembra destinato a rimanere tale finché non arriva Poirot...



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Non c'è più scampo 2025-08-29 16:22:39 La Lettrice Raffinata
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La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    29 Agosto, 2025
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Alla fine non era bigamia, allora!

Ormai sono certa di poter sempre riaccendere il mio entusiasmo per la lettura con un giallo della cara Agatha: ogni volta che mi sento arenata in un libro più ostico (nel caso in questione, si trattava de "La storia di Lisey") posso ripiegare sulla sua bibliografia. Il mio rimedio in questa occasione è stato "Non c'è più scampo", l'ennesima indagine risolta dal buon Hercule, abbastanza classica nella sua struttura ma con una nuova voce narrante, oltre ad una significativa variatio in termini di ambientazione.

Lasciamo infatti la solita, nebbiosa Inghilterra e ci spostiamo in Mesopotamia, come suggerisce il titolo originale, nei pressi della città fittizia di Tell Yarimjah in Iraq. Nel vicino scavo di Hassanié il professor Eric Leidner, che è al lavoro con una numerosa squadra cosmopolita, convoca l'infermiera Amy Leatheran -ossia il nostro unico POV- per assistere la moglie Louise. La donna è fornita di un portentoso carisma, ma ultimamente sembra terrorizzata da una misteriosa minaccia, che alla fin fine si rivela molto meno immaginaria di quanto sembrerebbe in un primo momento.

L'ineffabile Poirot arriva quindi a narrazione inoltrata, e nel complesso è anche meno incisivo del suo solito, però è mi risultato abbastanza piacevole. Con la narratrice scelta va ancora meglio: impossibile rimpiangere l'adorabile imbranataggine di Hastings quando l'arguzia e l'ironia di Amy la rimpiazzano senza fatica; la sua prospettiva mi è piaciuta anche perché ricorda in più passaggi un modo di vedere la realtà molto simile a quello di Miss Marple. Lo stile è stato inoltre adattato in maniera ottimale alla personalità di questo POV, rendendolo coerente con i suoi trascorsi ed il contesto generale.

Tra gli aspetti positivi di questo romanzo ben poco pretenzioso abbiamo poi un'introduzione che motiva in modo solido il registro narrativo (trovando inoltre una chiusura soddisfacente nel finale), numerosi elementi autoreferenziali -legati al mondo dell'archeologia ma anche alle mansioni infermieristiche- che rendono più credibile la vicenda, e la scelta di una romance sulla quale una volta tanto non ho nulla da eccepire: ben bilanciata, utile all'intreccio e più che moderata nell'epilogo, dove solitamente Christie esagera un po' con il voler creare a forza tante coppiette felici.

Tenendo in considerazione la buona traduzione, l'utile elenco dei personaggi, prefazione e postfazione, in teoria anche l'edizione potrebbe essere annoverata tra i pregi; mi sembra però corretto segnalare che nelle poche pagine introduttive è stato incautamente incluso un grosso spoiler ad un altro lavoro della cara Agatha... fortuna che l'avevo già letto! Sulla risoluzione di questa indagine non vengono invece fornite informazioni di troppo, e personalmente devo ammettere che mi ha lasciata un filino combattuta. Perché se da un lato la spiegazione di Poirot non lascia interrogativi in sospeso e crea un interessante ribaltamento delle dinamiche, dall'altro mi ha dato l'impressione di essere alquanto macchinosa e non del tutto verosimile.

Il tipico monologo dell'investigatore belga porta su carta anche la mia maggiore riserva su questo titolo, oltre a sottolineare ancora una volta quanto siano incapaci le forze dell'ordine nell'universo christieano. Al di là di delle solite osservazioni degradanti più che datate sulle culture extrabritanniche (doppiamente offensive, se consideriamo l'atteggiamento predatorio dell'archeologia colonialistica), qui troviamo una palese apologia della violenza di genere; a rendere ancor più grave questo aspetto è la decisione di mettere delle simili osservazioni in bocca a personaggi molto positivi: capirei fosse il modo distorto di vedere la realtà dell'assassino di turno, ma sentire certi commenti dal "buon" Hercule mi ha davvero intristito.

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Non c'è più scampo 2020-12-11 18:55:24 Cathy
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Cathy Opinione inserita da Cathy    11 Dicembre, 2020
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«Chi di noi?»

Poirot è in Siria alle prese con un caso di spionaggio, quando un dottore lo convoca a Tell Yarimjah, in Mesopotamia, per fare luce su un misterioso omicidio: la moglie del capo di una spedizione archeologica, la signora Leidner, è stata trovata morta nella sua stanza, uccisa da un colpo in testa. Nessun estraneo sarebbe potuto entrare o uscire non visto dalla casa che ospita l'eterogeneo gruppo di partecipanti agli scavi, tra i quali, dunque, l'assassino deve necessariamente nascondersi. Il caso si presenta da subito piuttosto complesso: la vittima riceveva da anni misteriose lettere anonime, era tormentata da inquietanti visioni (al punto da spingere suo marito ad assumere un'infermiera che si prendesse cura di lei) e i suoi strani atteggiamenti nei confronti del gruppo di studiosi, collaboratori e amici che partecipano alla missione rendono difficile tracciare un quadro chiaro della sua personalità. Fortuna che nessun omicidio resta a lungo insoluto quando nei paraggi c'è Hercule Poirot.
Uno degli aspetti forse più interessanti dei gialli di Agatha Christie è che nella maggior parte dei casi il grande Poirot (o la piccola, terribile Miss Marple) non ha nessun mezzo o "aiuto" concreto e materiale per fare chiarezza nel caos che un assassino crea volutamente intorno al delitto commesso, allo scopo di confondere le acque e proteggersi. Non soltanto mancano, come è naturale, gli strumenti più moderni, come computer o smartphone da analizzare, intercettazioni, riprese di videocamere di sicurezza o celle telefoniche da verificare, ma molto spesso perfino la semplice possibilità di raccogliere informazioni su qualcuno viene meno o è più difficile da mettere in pratica per le particolari condizioni di quei "luoghi chiusi" che ad Agatha Christie dovevano piacere proprio tanto e che sono l'ambientazione privilegiata dei suoi romanzi migliori. Negli anni Trenta del secolo scorso non era semplice come oggi accedere a tutte le informazioni di cui può aver bisogno un detective (ancora più particolare, poi, è la situazione di miss Marple, una semplice signora di campagna che difficilmente può accedere agli schedari di Scotland Yard) e a maggior ragione lo è ancora di meno se ci si trova nel vagone-letto di un treno bloccato e isolato dalla neve o su un battello in navigazione sul Nilo. "Non c'è più scampo" presenta la stessa impostazione dei grandi capolavori della scrittrice, un gruppo ristretto di personaggi, un luogo chiuso nel quale è difficile entrare o uscire, un omicidio, un assassino da ricercare tra pochi possibili colpevoli che si studiano a vicenda e sospettano l'uno dell'altro, chiedendosi di continuo: «Chi di noi?». Anche qui, come altrove, la risoluzione del caso è affidata quasi interamente all'attività delle celebri "celluline grigie" di Hercule Poirot, alla riflessione sui caratteri, alla finissima indagine psicologica, all'incrocio delle testimonianze, all'occhio attento che scorge una macchia o all'orecchio acuto che valuta se un grido possa essere sentito o meno da una stanza all'altra.
Un altro esempio (quasi) perfetto di giallo vecchio stile in cui solo ed esclusivamente il potere della ragione è un grado di riportare ordine nella realtà e ricondurre un mucchio caotico di episodi apparentemente scollegati tra loro a un'ordinata sequenza di cause e conseguenze. L'ambientazione orientale, poi conferisce sempre un tocco di fascino in più alla narrazione. L'infermiera Amy Leatheran, convocata dal professor Leidner per assistere sua moglie, mette per iscritto la singolare avventura vissuta a Tell Yarimjah con la mente lucida e analitica e lo spirito critico che fanno di lei un'ottima spalla per le indagini di Hercule Poirot. La narratrice descrive le nenie donne che lavano i panni in riva al fiume, il lento ondeggiare dei cammelli, le strade di nuda pietra, i colori intensi dei tramonti e i profumi esotici dell'aria, il riemergere dal fango dei relitti di antiche civiltà e nelle sue parole si avverte con chiarezza lo sguardo dell'autrice che visita quei luoghi lontani insieme al marito archeologo e ne subisce tutto il fascino e la nostalgia.
Peccato che il finale non si riveli pienamente all'altezza del resto del libro e che la soluzione del mistero appaia un po' debole rispetto alle vette dei capolavori della Christie, il solo difetto in un romanzo che per il resto è una lettura estremamente piacevole. I capolavori, dopotutto, sono rari e "Non c'è più scampo" non lo è, ma per chi ama la regina inglese del giallo è una lettura assolutamente consigliata.

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