Poesia Poesia italiana Mitologie domestiche dell’anima
 

Mitologie domestiche dell’anima Mitologie domestiche dell’anima

Mitologie domestiche dell’anima

Letteratura italiana

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Prefazione di Ilaria Dazzi. Postfazione di Renzo Montagnoli. L’Anima, nel suo raccontarsi, sembra cercare un conforto alla propria sofferenza: un’interazione con un ipotetico ‘tu’ a cui chiedere comprensione, una sorta di ‘allineamento’, di corrispondenza gothiana. E’ una forma di discesa nelle profondità per scoprire, proprio dove la luce sembra non poter arrivare, la vita: “gettare il seme” pur sapendo che anche quello è perituro e che il Tempo ne potrà cancellare anche il ricordo.



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Mitologie domestiche dell’anima 2013-01-13 07:18:07 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    13 Gennaio, 2013
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Una finestra sull’anima

Il mito è una proiezione metafisica del nostro sentire, è una realizzazione di un qualcosa che, se pur in noi, è tanto al di sopra del nostro normale cogitare da cercare di dargli una veste divina o semi-divina con cui poter coglierne l’essenza, quel che di incomprensibile che ci arrovella, ci trascina, ci lascia stupefatti e tramortiti.
Con questa sua breve silloge Antonio Messina, forse più noto come narratore, benché la sua prosa sia il frutto di una metamorfosi di un istinto innato di carattere poetico, ci regala una sequenza di liriche sospese in quello spazio-tempo incerto che va oltre il divenire quotidiano, trasfigurando eventi e ricordi in un’atmosfera se non mistica, almeno magica.
Dell’anima, soprattutto, si parla, di quell’impalpabile spirito vitale che è fonte e motore della nostra esistenza, un’entità incorporea che è in noi, di cui non avvertiamo la presenza, ma che auspichiamo vi sia, perché altrimenti non troverebbero altra spiegazione le sensazioni, le emozioni, le idee creative. Ed è qualche cosa che va oltre di noi, che ci sovrasta, che gi guida senza che ce ne accorgiamo, uno spirito talmente libero da non poter essere rinchiuso anche nel caso che il nostro corpo venga costretto, tormentato, torturato, un flusso di vita che muove i nostri passi, che indirizza le nostre mani, che ci fa amare, che ci rende dipendenti dalla sua volontà.
In questo contesto si delineano poesie dai toni sommessi, ma non per questo indecise, si disegnano versi che spaziano oltre il limite del quotidiano orizzonte per proiettarsi in un empireo in cui cercare di vedere rispecchiata questa nostra anima.
E’ un flusso di coscienza che trascina l’autore, e con lui il lettore, in una visione dall’alto di una realtà che si capovolge, si contorce, nel tentativo, per lo più riuscito, di spiegare ciò che ci accade, ciò che si muove indifferente intorno a noi, ogni cosa, fatto o evento che sembra lì per caso, ma che è frutto del percorso, spesso incomprensibile, di un tempo che segue indifferente la scia del destino.
Poesia filosofica potrebbe essere definita questa di Messina e in effetti lo è, non semplice, ma non incomprensibile, una ricerca all’interno di noi che mai terminerà, pur dando ogni volta frutti insperati.
Leggere questa silloge è aprire una finestra sulla nostra anima.

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