Poesia Poesia italiana Una nave impazzita
 

Una nave impazzita Una nave impazzita

Una nave impazzita

Letteratura italiana

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Una nave impazzita è semplicemente un battello senza guida e meta che procede casualmente ignorando la linearità di una rotta cartografica. Imprevedibile. Altro non potrebbe essere, almeno nel nostro modo di pensare. La mia nave impazzita assomiglia di più al viaggiatore errante, divenuto, in capo a un sentiero preso all’improvviso e senza ragione apparente, messaggero della foresta. Testimonia dell’opportunità di un’uscita repentina dal pensiero del calcolo per una strada nuova e per il piacere che ne viene. Le parole sono piccole navi e anche messaggeri. Mi piace, un piacere non secondario, lavorare con loro come un pittore o uno scultore con i colori e i materiali. (Dalla prefazione dell’Autore).



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Una nave impazzita 2009-03-04 08:38:48 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    04 Marzo, 2009
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Un canto di libertà

Una nave impazzita è un omaggio al mare, all’acqua nella sua immensità, fonte di vita, ma anche di libertà, perché lì non vi sono confini, se non quelli naturali delle coste e allora perché non cercare di percorrere nuove rotte, senza piani di viaggio, ma così per caso, sotto l’effetto dell’ispirazione, alla ricerca di se stessi.

Piero Gaffuri è al tempo stesso nocchiero, viaggiatore, scafo, onda e perfino mare, è un odisseo che volontariamente rifugge il luogo di ogni giorno, la vita omologata per salpare per un lungo viaggio che gli faccia scoprire quanto di nascosto c’è in lui.

Sarà che amo tanto il mare, ma mi sono inebriato leggendo certi versi, ho aspirato aria salmastra, mi sono lasciato bagnare delle onde, ho cavalcato con i delfini, in poche parole sono entrato nella poetica dell’autore.



MARE



Quante volte

ho temuto di perdermi

nell’azzurro del cielo

ubriaco di sonno e sole.

Cosa avrei fatto

senza la forza nelle braccia,

i gomiti, i muscoli del corpo,

il collo, la spina dorsale?

Perché davanti a me

c’era sempre mare:

il vento sul viso

con la forza di un pugno,

il suo profumo,

di ragazza perfida e selvaggia,

il richiamo dell’acqua profonda

e i pesci, sfuggenti e misteriosi.

Lo so

e non voglio tentarvi.

So cosa significa,

ma lasciatemi andare,

libero, ancora.



Il mare, amico e nemico, il luogo ideale per un’evasione dal nostro guscio, conchiglie rinserrate nei simboli di una civiltà opprimente, mentre là, quell’immensa distesa, sempre mobile, ricca di vita, fa sognare la fuga verso un’isola inconscia che sappiamo esistere in noi, ma che la fretta del giorno ci nasconde.

E questo paradiso apparentemente perduto è la salvezza; basta che diamo una svolta a tutto, senza progetti, senza impegni, senza scadenze e, novelli olandesi volanti, prendiamo la via del mare, per tuffarci nella libertà, per ritornare a essere uomini.

Dotate di uno stile accattivante e particolarmente efficace, queste liriche si leggono con vero piacere e descrizioni, ambienti e paesaggi le ornano di uno sfondo quasi mistico.

Una nave impazzita è un canto di libertà.

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