Poesia Poesia italiana Versi di lotta e di passione
 

Versi di lotta e di passione Versi di lotta e di passione

Versi di lotta e di passione

Letteratura italiana


Questa raccolta trae ispirazione dalla società meridionale, in cui convivono, in eterna lotta, violenza e mitezza, opulenza e miseria, rassegnazione e speranza di libertà, ed è un omaggio a un altro grande poeta, troppo presto scomparso, Rocco Scotellaro, di cui non a caso si riportano in apertura del libro alcuni suoi versi (Noi siamo rimasti la turba / la turba dei pezzenti, / quelli che strappano ai padroni / le maschere coi denti).



Recensione Utenti

Opinioni inserite: 1

Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
4.0  (1)
Contenuto 
 
5.0  (1)
Piacevolezza 
 
5.0  (1)
Voti (il piu' alto e' il migliore)
Stile*  
Assegna un voto allo stile di questa opera
Contenuto*  
Assegna un voto al contenuto
Piacevolezza*  
Esprimi un giudizio finale: quale è il tuo grado di soddisfazione al termine della lettura?
Commenti*
Prima di scrivere una recensione ricorda che su QLibri:
- le opinioni devono essere argomentate ed esaustive;
- il testo non deve contenere abbreviazioni in stile sms o errori grammaticali;
- qualora siano presenti anticipazioni importanti sul finale, la recensione deve iniziare riportando l'avviso che il testo contiene spoiler;
- non inserire oltre 2 nuove recensioni al giorno.
Indicazioni utili
 sì
 no
 
Versi di lotta e di passione 2017-06-29 18:08:01 Renzo Montagnoli
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    29 Giugno, 2017
Top 10 opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

La dignità, nient’altro che la dignità

Non è un caso se questa raccolta poetica riporta, dopo la dedica ai figli, gli ultimi quattro versi di Pozzanghera nera il 18 aprile (Noi siamo rimasti la turba / la turba dei pezzenti, / quelli che strappano ai padroni / le maschere coi denti), poesia in cui il grande Rocco Scotellaro riassume in modo encomiabile il profondo disagio delle genti meridionali e, per estensione, di tutti coloro che, schiacciati dalla prepotenza dei padroni, sono gli ultimi, benché non secondi a nessuno. Carlo Levi coniò per questo grandissimo autore lucano l’appellativo di poeta della “libertà contadina”; purtroppo lasciò questo mondo che aveva appena trentanni, ma se la morte lo colse troppo presto i semi della sua passione hanno attecchito, pochi forse, ma sufficienti a perpetuare un ideale che sempre esisterà fino a quando uomini prevarranno sistematicamente su altri uomini. Uno di questi semi ha il nome di Vincenzo D’Alessio, un meridionale pure lui, che ha nel cuore la sofferenza di tanti, troppi oppressi. Non si tratta di una scelta politica in senso stretto, ma di un fuoco sempre vivo che lo ispira, lo porta a scrivere versi come questi: Il dolore dei poveri / fa sorridere il mondo / La morte fa notizia /dal telegiornale/…; oppure Attenti al sistro del vento / al ventaglio dei politici / alla falsa materia. Cristo / viene ucciso su questa terra / in ogni momento e non si / chiama Roma!. Certo la realtà di un meridione dagli eterni e stridenti contrasti fra bene e male, fra ricchezza e miseria, fra la tanta gente onesta che subisce e la malavita che soffoca, che condiziona, che toglie ogni speranza, influiscono notevolmente sulla produzione letteraria di D’Alessio, ma si sbaglierebbe a considerarlo solo il cantore del sogno del Sud, di un mondo più giusto, di una dignità totale e non effimera, perché i Sud del mondo sono tanti, sono le favelas del Brasile, le baraccopoli dell’Africa, la rassegnazione di tanti giovani, in meridione come in settentrione, che non trovano lavoro. No, D’Alessio è di più, è la voce di un impegno civile che sgorga dal petto e che non si rassegna mai, non demorde, continua in una lotta a oltranza, sorretto dalla passione propria di chi non può restare indifferente. Il suo è un grido pacato, ma è un grido, una luce che brilla, un faro per una torma di naviganti cenciosi che anelano a un mondo migliore. Non c’è astio, non c’è violenza in questa lotta verbale, ma forse sono proprio le parole che, restando, feriscono più di una spada, sono i silenzi attoniti a rimbombare all’intorno, è un canto che ha la levità di una preghiera e la forza di un pugno che colpisce allo stomaco.
Questo e altro è Versi di lotta e di passione e credo che se Rocco Scotellaro potesse leggere questa silloge ne sarebbe contento e direbbe: “Non ho seminato invano.”.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
Immagine convessa e La valigia del meridionale e altri viaggi, entrambi di Vincenzo D'Alessio
Trovi utile questa opinione? 
150
Segnala questa recensione ad un moderatore
 

Le recensioni delle più recenti novità editoriali

L'orizzonte della notte
Valutazione Utenti
 
4.3 (2)
Five survive
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Compleanno di sangue
Valutazione Utenti
 
3.3 (1)
La prigione
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Day
Day
Valutazione Utenti
 
3.3 (1)
Morte nel chiostro
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Pesci piccoli
Valutazione Utenti
 
4.1 (4)
Cause innaturali
Valutazione Utenti
 
3.5 (1)
Tutti i particolari in cronaca
Valutazione Utenti
 
3.9 (3)
Dare la vita
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
L'età fragile
Valutazione Utenti
 
3.2 (3)
Il rumore delle cose nuove
Valutazione Utenti
 
3.0 (1)

Altri contenuti interessanti su QLibri

Il porto sepolto
Vita d'un uomo
Adelchi
L'ultimo turno di guardia
Uno più uno fa uno
Aforismi e magie
Poesie dell'indaco
Diavolo di sabbia
L'ennesimo angolo
Haikugrafia
La strada dei colori
Se non mi confonde il vento
Forza e libertà attraverso Alda Merini
I passeri di fango
Cento poesie d'amore a Ladyhawke
Haiku della buona terra