Poesia Poesia italiana Voglio che dio mi mostri il suo volto
 

Voglio che dio mi mostri il suo volto Voglio che dio mi mostri il suo volto

Voglio che dio mi mostri il suo volto

Letteratura italiana

Editore

Casa editrice

Voglio che dio mi mostri il suo volto è il titolo di una raccolta di poesia scritte da Fabrizio Manini e pubblicata dalla casa editrice Il Foglio. Il volume contiene una prefazione di Taylor Grant Hauwkes ed un'introduzione di Alberto Peruzzi. Si tratta di una serie di liriche anticlericali intrise di vena polemica contro ogni tipo di credo religioso ma a loro modo molto musicali e ricercate nella costruzione del verso. Un’opera che farà discutere, originale nel panorama poetico contemporaneo.



Recensione Utenti

Opinioni inserite: 1

Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0  (1)
Contenuto 
 
5.0  (1)
Piacevolezza 
 
5.0  (1)
Voti (il piu' alto e' il migliore)
Stile*  
Assegna un voto allo stile di questa opera
Contenuto*  
Assegna un voto al contenuto
Piacevolezza*  
Esprimi un giudizio finale: quale è il tuo grado di soddisfazione al termine della lettura?
Commenti*
Prima di scrivere una recensione ricorda che su QLibri:
- le opinioni devono essere argomentate ed esaustive;
- il testo non deve contenere abbreviazioni in stile sms o errori grammaticali;
- qualora siano presenti anticipazioni importanti sul finale, la recensione deve iniziare riportando l'avviso che il testo contiene spoiler;
- non inserire oltre 2 nuove recensioni al giorno.
Indicazioni utili
 sì
 no
 
Voglio che dio mi mostri il suo volto 2007-08-28 07:51:58 Renzo Montagnoli
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    28 Agosto, 2007
Top 10 opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Dialogo

E’ difficile scrivere un commento critico di un testo di così elevata portata, ma anche per sua natura estremamente complesso, perché sinceramente parlare di entità supreme al di fuori dei canoni dogmatici istituiti dagli uomini di chiesa può apparire, oltre che profano, anche eretico.

Del resto quando un uomo rivendica una propria autonoma interpretazione di qualsiasi cosa di questo mondo finisce inevitabilmente per essere bollato con l’infamia propria di chi non vuol far parte delle regole rigide di un ordine costituito.

Ritengo, però, opportuno chiarire subito un concetto, sgombrando così quel dubbio che si potrebbe insinuare in un credente leggendo le prime poesie: l’autore non ha inteso innalzare un ode all’ateismo, anzi il poeta, per quel modo di vedere e di sentire del tutto autonomo, intende rivendicare una propria specifica visione della spiritualità.

In questo contesto, invece, emerge un evidente anticlericalismo, rivolto non tanto alla Chiesa, ma agli uomini della chiesa, nel senso che l’istituzione in sé non è criticabile, mentre altra cosa è il comportamento di chi la rappresenta.

Del resto, il rivendicare una propria religiosità individuale, al di fuori degli schemi rigidi creati da chi rappresenta la chiesa, se da un lato costituisce un’eresia, dall’altro realizza quell’identità spirituale fra uomo e divinità che è propria di una religione monoteista volta ad essere compresa dall’animo di ogni individuo.

La visione di Fabrizio Manini si attua attraverso un’evoluzione che dapprima porta a considerare Dio e il Diavolo due facce della stessa medaglia, ma poi finisce con il considerarli elementi che non riescono a trovare una collocazione logica nella mente umana proprio perché non è possibile dimostrare la loro esistenza.

A questo punto sembrerebbe scattare l’ipotesi di un testo ateo, ma subito viene fugata da un raziocinio che riesce a individuare come ragion d’essere l’Amore, in ambo i suoi significati, cioè quello puramente affettivo e quello erotico. Anche in questo caso sono due facce della stessa medaglia; però se il primo è l’amore di Dio e il secondo è quello del Diavolo, la visione percepibile concretamente dalla mente umana non è la contrapposizione a cui ci ha abituato la rigida e, per molti versi, illogica morale cattolica, ma la loro contemporanea presenza, una perfetta unione in mancanza della quale non può sussistere un concetto di vita salvifico.

Quindi, più che per lo stile, peraltro assai funzionale e piacevole, questa silloge assume una valenza per il concetto espresso, tanto da pensare che un filosofo si sia dilettato a esporre il suo pensiero con la poesia.

Il titolo della silloge, oltre che essere tratto da due versi di una delle liriche (MIODIO), riassume bene il significato di libertà di interpretazione, di dialogo muto fra uomo e spirito che solo può portare a una concezione religiosa in funzione dell’individuo che la vive, quindi lungi da dogmatismi, frutto di imposizioni di altri uomini.

A mio avviso, questa è un opera che conferma il talento di questo autore, capace di rendere in poesia concetti filosofici di notevole profondità.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
00
Segnala questa recensione ad un moderatore
 

Le recensioni delle più recenti novità editoriali

Volver. Ritorno per il commissario Ricciardi
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Incastrati
Valutazione Utenti
 
3.8 (1)
Intermezzo
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Il mio assassino
Valutazione Utenti
 
4.5 (1)
La vita a volte capita
Valutazione Utenti
 
4.4 (2)
Il dio dei boschi
Valutazione Utenti
 
4.0 (2)
Il sistema Vivacchia
Valutazione Utenti
 
4.5 (1)
Il passato è un morto senza cadavere
Valutazione Utenti
 
4.3 (2)
La mano dell'orologiaio
Valutazione Utenti
 
4.3 (1)
L'ora blu
Valutazione Utenti
 
4.5 (1)
Malempin
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Morte in Alabama
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)

Altri contenuti interessanti su QLibri

Il porto sepolto
Vita d'un uomo
Adelchi
L'ultimo turno di guardia
Uno più uno fa uno
Aforismi e magie
Poesie dell'indaco
Diavolo di sabbia
L'ennesimo angolo
Haikugrafia
La strada dei colori
Se non mi confonde il vento
Forza e libertà attraverso Alda Merini
I passeri di fango
Cento poesie d'amore a Ladyhawke
Haiku della buona terra