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Quintetto di Buenos Aires
 
Quintetto di Buenos Aires 2013-08-21 11:36:10 silvia t
Voto medio 
 
1.8
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
1.0
silvia t Opinione inserita da silvia t    21 Agosto, 2013
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Quintetto di Buenos Aires

Mi perdonerete se scriverò questa mia opinione in prima persona, con uno stile così lontano da quello impersonale che di solito mi contraddistingue; il motivo è molto semplice: questo libro non mi è piaciuto, non mi ha entusiasmato ed ho fatto una fatica infinita a finirlo.
In qualche modo riesco a percepire la portata dello stile di Montalban, così preciso e immediato, ma allo stesso tempo mi stanca e mi esaurisce.
Ho pensato a lungo al motivo e credo sia da ricondurre all'impressione avuta per tutta la durata della lettura, cioè quella di star sfogliando la sceneggiatura di un film.
La frase è spesso spezzata, priva della classica composizione, sono presenti parole seguite da punti, frasi corte che uccidono il periodo; le parti più vive, più piacevoli sono quelle che di solito trovo meno interessanti: i dialoghi.
Quando viene descritto un ambiente il fluire delle parole che si compongono sulla carta si fanno strumento della rappresentazione nella mia immaginazione, creando oltre alle figure anche suoni, odori e sapori, ciò non accade in questo caso, le raffigurazioni delle strade, delle stanze, dei singoli eventi sono descritte in modo freddo e anedonico generando in me il desiderio di trovare un dialogo.
Quando i personaggi parlano tutto si fa più leggero, più immediato, ma questa forma espressiva ha il grosso limite di non piacermi, per cui il gusto che provo nel nascondermi nelle parole assaporando il loro dolce suono viene del tutto disintegrato dall'odiosa voce dei personaggi che non possono rimanere in ombra, devono per forza di cose venire alla ribalta.
Credo che sia questa a forza di Montalban, creare dei personaggi particolari e crearne tanti, quasi al limite del credibile, caratterizzarli in modo impeccabile, non trascurando nessuna parte delle loro poliedriche personalità; allora che cosa manca in pratica a ciò che sulla carta sembra perfetto? Manca quel quid che rende un virtuosismo un'opera d'arte, manca l'ispirazione; quello che ho percepito è il semplice racconto di una storia, verosimile, ma è stato come se l'avessi letta in un articolo di cronaca locale, senza emozione.
Montalban riesce ad imbastire una storia interessante, tentando, ma non riuscendo per niente, a sfruttare i clichè argentini per dimostrare che l'Argentina è altro oltre a Desaparecidos, Maradona e Tango, ma chi Buenos Aires l'ha vista, anche per poco tempo come la sottoscritta, sa che ciò che rimane dentro è qualcosa di più, qualcosa che si respira non appena dall'aereo si iniziano a vedere le luci di quell'infinita città: il senso di libertà che pervade tutto l'essere e non lo lascia più.

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Commenti

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Perdonata! Benvenuta nel club dell'addio a Montalban :P
trovo ottimamente formulate le motivazioni del tuo non-gradimento del romanzo!
In risposta ad un precedente commento
C.U.B.
21 Agosto, 2013
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Ottimo commento, Silvia.
Grazie...è stato difficile sia leggerlo che recensirlo questo libro...era dai tempi di Pennac che non faticavo così tanto!!!

04 Dicembre, 2020
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La tua è chiaramente la recensione di un Europeo, di qualcuno che non ha assolutamente capito cosa è Buenos Aires, cosa è l'Argentina e non sa di cosa stia parlando Montalban. Non è una colpa, è una constatazione. Io che invece sono Argentino e per di più bonairense e che inoltre mi trovavo li negli anni della Dittatura, proprio quando uscivo dall'adolescenza questo libro è stato un coacervo di incredibili emozioni. Uno dei libri che più mi sono piaciuti di Montalban. Questa differenza di vedute è probabilmente data dal diverso punto di vista. D'altra parte se si parlasse del Brigate Rosse a chi a visto il cadavere di Bachelet certamente la sua impressione e le sue emozioni sarebbero ben diverse da qualcuno che di Brigate Rosse ha sentito solo , forse, in un trafiletto in quinta pagina di un giornale di un altro Continente.
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