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La contessa nera
 
La contessa nera 2014-02-23 17:15:06 Queen D
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
Queen D Opinione inserita da Queen D    23 Febbraio, 2014
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L'idea di giustizia della Contessa Dracula

Aprite Google e digitate “Incubo” di Johann Heinrich Füssli: è il titolo di un dipinto risalente al 1781. Non riesco a descriverlo adeguatamente, quindi se ne avrete voglia, potreste perdere un minuto per guardare con i vostri occhi. Tutto questo per dirvi che il mio primo pensiero leggendo questo libro è andato a questo quadro.
Di solito, ad ogni lettura, nella mia mente, faccio corrispondere un’opera d’arte che possa racchiudere, nello spazio di un’immagine, tutte le peculiarità della trama; ho associato perciò “La contessa nera” a “Incubo” perché gli aggettivi che mi sono venuti in mente leggendo, sono gli stessi che ricordo di aver pensato quando ho studiato per la prima volta il dipinto: inquietante, cupo, contortamente sensuale, orripilante ma allo stesso modo ammaliante.
Se però nel quadro l’attenzione dell’osservatore viene catturata dalla luminosa figura della fanciulla, il libro invece trascina la mente del lettore verso le pieghe oscure della visione mostruosa, che nel nostro caso è la figura di Erzsébet Báthory, la protagonista e la voce narrante del libro.
Vorrei provare a raccontare la trama in un modo diverso, associando ad ogni aggettivo che ho trovato adatto al libro una citazione estrapolata direttamente dal testo (senza esagerare, così da non svelare troppo), cosicché ognuno di voi possa decidere cosa pensare, e se leggere o meno questa pseudo autobiografia.
Inquietante: “Ma sempre, e ripeto sempre, per mantenere la pace dentro casa, ero costretta a punire qualche domestica che era diventata più incontrollabile. Quell’anno passai molte ore nelle segrete a battere le più sfaticate o insolenti con la frusta e il bastone. Poco prima che arrivassero gli ospiti, per una settimana intera trascorsi tutte le sere nei sotterranei, le braccia doloranti a furia di dare bastonate, i vestiti tutti insanguinati.”
Cupo: “Quasi tutte tolleravano bene le punizioni, guarivano in pochi giorni e tornavano al lavoro con rinnovata umiltà, ma ogni tanto capitava qualche ragazza cagionevole che si ammalava dopo il mio trattamento e finiva al cimitero. Non mi facevano per niente pena, perché almeno così mi risparmiavano il tempo e le spese per farle tornare in salute.”
Contortamente sensuale: “Dissi a Darvulia di portare un vaso di miele e glielo feci versare addosso mentre le guardie la tenevano ferma. Il miele le finì sulla testa, sulle spalle, sul seno, gocciolava alla luce del sole, ricoprendola d’oro. Prim’ancora che le guardie la lasciassero libera, il miele aveva attirato tutti gli insetti di Sárvár. Mosche, api e moscerini si accanirono contro di lei, mordendola e pizzicandola ovunque.”
Orripilante ma ammaliante: “Non ho fatto nulla che non mi spettasse per diritto di sangue e di titolo, né al conte palatino né a nessun altro. Erzsébet Báthory, vedova di Ferenc Nádasdy, figlia della più antica e nobile casata d’Ungheria, non è una strega, una pazza, un’assassina o una criminale. E non ha nessuna intenzione di accettare supinamente il suo destino.”
La maggior parte del fascino e dell’indignazione che ho provato nei confronti della contessa sta tutto in quest’inghippo: lei era davvero convinta di essere nel giusto, che quelle svergognate delle sue servette fossero delle ingrate, delle pettegole, e che meritassero tutto quello che lei faceva.
Nonostante il tono esplicito del racconto, l’autrice attenua di parecchio la vena folle della protagonista, forse giustificandola perché nata da un padre violento, sposata ad un marito violento e vissuta in una terra violenta. Tutto questo, unito al fatto che soffrisse di disturbi della personalità, di scatti d’ira e di un’innata propensione al sadismo, ha creato quella che oggi viene ricordata come La Contessa Sanguinaria.
Trovo splendida la copertina che, con quell’aria un po’ onirica, dà la giusta dose di mistero e inquietudine alla figura della contessa e che, non so perché, mi ha fatto pensare ad una vedova nera.
A voi l’ardua decisione se leggere o meno il libro. Io l’ho adorato.
Soprattutto perché Erzsébet è realmente vissuta.

Una curiosità: nello stemma della famiglia Bathory compare un drago, come pure in quello della famiglia Dracula....

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