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Cane mangia cane
 
Cane mangia cane 2014-06-06 13:55:13 Donnie*Darko
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
Donnie*Darko Opinione inserita da Donnie*Darko    06 Giugno, 2014
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All'inferno senza possibilità di ritorno

Edward Bunker ha passato buona parte della sua vita in prigione, è un ex galeotto, indi per cui conosce bene ciò di cui parla denotando gran mestiere nell'inchiodare lo spettatore alla pagina. La realtà trasuda con veemenza amara dai suoi romanzi basati su personaggi che ha incontrato, situazioni criminali in cui ha sguazzato, dinamiche da emarginati, soprusi e violenze (subite e perpetrate) vissute in prima persona.
Con uno stile semplice e diretto trascina nelle sue storie popolate da figure border-line; in questo caso tre uomini legati da un destino infame, decisi al ritiro non prima di aver piazzato il colpo della vita, quello che ti regala una pensione dorata da trascorrere possibilmente su spiagge incontaminate in compagnia di avvenenti fanciulle.
Purtroppo la realtà non coincide sempre coi sogni, soprattutto se ti sei fatto un bel po' di anni in gattabuia e la criminalità è cambiata in peggio, perdendo quel piccolo barlume morale di cui erano depositari i malviventi dei tempi andati.
Ora sono le gang a dominare la scena, l'abuso di droga inasprisce la lotta per impossessarsi del territorio e Bunker analizza l'avanzare di questo nuovo modus operandi delittuoso riflettendo non solo sui cambiamenti cui è stato sottoposto il suo mondo, ma soprattutto sulle assenti opportunità cui sono soggetti alcuni individui, stigmatizzati fin dalla nascita a causa dell'ambiente in cui sono cresciuti o per via del ceto sociale d'appartenenza. L'autore senza ricorrere a j'accuse sguaiati indica come colpevole sia il singolo che il sistema giudiziario statunitense, esibito oscenamente nella sua anacronistica essenza di ingranaggio mal funzionante, vetusto deterrente dedicato alla repressione e indifferente al problema del reinserimento.
Un romanzo feroce e disilluso, in cui la finzione diventa mezzo per costruire una critica costruttiva mai assolutoria nei confronti di chi ha sbagliato gettando al vento la propria vita.

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