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Maigret si mette in viaggio
 
Maigret si mette in viaggio 2014-10-01 16:58:05 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    01 Ottobre, 2014
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Maigret in difficoltà

Maigret è abituato a indagare in ambienti malavitosi o di comuni mortali, quali siamo tutti noi e ovviamente anche lui. Le cose si complicano, e non poco, se occorre venire a capo di un delitto in un mondo riservato a pochi eletti, a grandi uomini di affari, che vivono in una condizione di estrema agiatezza.
È su questo terreno sconosciuto che il commissario deve procedere, con piedi di piombo, data la notevole influenza dei personaggi, ai quali è riservata una vita così lontana da quella di tutti gli altri al punto di non riuscire a comprenderla.
E’ così che, quando in un lussuoso albergo di Parigi viene ritrovato affogato nella vasca da bagno un magnate inglese, si innesca un meccanismo che porta Maigret a investigare in modo del tutto diverso da quello che gli è abituale, correndo dietro a una contessa che, se probabilmente non è la colpevole, comunque era in stretto contatto con la vittima e potrebbe sapere molte cose.
Il commissario prende l’aereo per Nizza, poi il giorno dopo uno per la Svizzera, dove si trattiene poche ore, per poi ritornare sempre in volo a Parigi.
Ha parlato con la nobildonna, ma senza che gli si siano schiarite le idee, abbagliato da tante apparenze e frastornato da quel continuo andare.
Proprio non sa che fare, ma in una notte trascorsa gironzolando per i locali dell’Hotel teatro dell’omicidio gli viene un’idea, prima sul movente e poi sulla possibile identità dell’assassino. Nel procedere ora sui suoi passi consueti di investigazione Maigret ritrova il suo mondo e se stesso, ritorna a essere il fenomeno che ben conosciamo, al punto da architettare un’ingegnosa trappola per incastrare il colpevole, che vi cadrà inevitabilmente.
Se l’intreccio della vicenda puramente poliziesca può apparire un po’ debole e prevedibile (sono riuscito a capire chi è l’assassino già a metà libro), Maigret si mette in viaggio si fa tuttavia apprezzate, oltre che per la tradizionale abilità dell’autore nel sondare la psicologia dei personaggi, soprattutto per la perfezione con cui viene descritto il mondo dei VIP verso i quali Maigret e Simenon non nutrono evidenti simpatie, mostrandoceli con un senso di autentica pietà come prigionieri del loro ruolo, una reclusione senz’altro dorata, ma che non li rende felici.
Da leggere.

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