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Il segreto dei suoi occhi
 
Il segreto dei suoi occhi 2015-07-02 09:58:13 Anna_Reads
Voto medio 
 
2.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
2.0
Anna_Reads Opinione inserita da Anna_Reads    02 Luglio, 2015
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Bella scrittura per storia mediocre.

SPOILER

È un caso un po’particolare, questo, perché, secondo me, è un libro scritto bene, con una storia così-così.
Vi è l’omicidio, con stupro, della moglie di un bancario e un giovane cancelliere del tribunale di Buenos Aires, Benjamin Miguel Chaparro, si trova implicato nel caso oltre le ragioni di competenza professionale. Il piano narrativo è “doppio” perché la storia viene narrata in parte dal sessantenne Chaparro che scrive un libro sulla vicenda, in parte descritta “in tempo reale”.
Sacheri gigioneggia un po’con il lettore, ti piazza le sue belle frasine ad effetto, in alcuni punti anche un po’ smaccatamente (pare che a volte ci sia quasi l’alert prima: “prendila matita che ora c’è da sottolineare” - cosa un tantino fastidiosa).
Comunque, pur nello schema classico, la storia è scritta bene, il Sacheri ci sa fare e ti porta esattamente dove vuole. Quando incontriamo quello che diventerà il mio personaggio preferito (Pablo Sandoval), l’autore lo introduce in modo apparentemente dimesso, ma si capisce che rimarrà con noi a lungo e che sarà centrale (e credo di non fare nessuno spoiler, se dico che alla fine muore. Trattandosi del mio personaggio preferito non poteva mica andare diversamente). E tacerò di Bàez che era il secondo preferito.
Il libro scorre piacevolmente, i personaggi sono ben caratterizzati e finisci anche per affezionarti ad alcuni di essi. La scrittura, appunto, è buona e piacevole, alcune “scene”come quella del controllore del treno o dell’interrogatorio di Gomez, davvero ben riuscite, bella anche la “pausa” in cui il giovane Chaparro osserva gli impiegati della banca e cerca di immaginare quale sarà quello a cui rovineranno l’esistenza con la tragica notizia che portano con sé.
Belle alcune “fotografie” gli uomini duri, freddi con le persone che amano e che evitano “con precisione chirurgica”qualsiasi riferimento troppo personale, o troppo sentimentale, o troppo malinconico. Ed alcune immagini come gli oggetti che ci sopravvivono, e, ingenerale, il tema della memoria.
Divertenti le parti in cui descrive i colleghi inetti (“L’incoscienza e la grinta, quindi, rendono pericoloso il coglione. Lo mettono in condizione di costituire una minaccia,non tanto per sé, ma per gli altri”) splendida galleria di tipi con cui abbiamo a che fare ogni giorno, come Bàez, unico ad essere “di ritorno, in mezzo ad un branco di nullafacenti che fanno sempre e soltanto il viaggio di andata”.
Belle pennellate, dicevo,ma su un quadro che complessivamente alla fine mi ha convinto poco.
La trama “gialla”, ufff.
Il doppio piano narrativo presente/passato molto di maniera, la “love story” stucchevole se mai ve ne furono, con Chaparro sessantenne che diventa adolescente per le grazie di questa Irene, che, povera, poco ci manca che gli salti addosso, alla faccia dei messaggi subliminali.
In alcuni punti, inoltre,ho l’impressione che Sacheri “chiami” proprio l’applauso e che facendolo rovini la sorpresa: che Sandoval riuscirà a far confessare Gomez, secondo me, è evidente dal momento in cui entra in scena ubriaco. Il siparietto rabbioso che gli fa intorno il collega è davvero manierato e volto a chiamare la risata.
Così come l’epilogo, con la scoperta di un Morales crudele e sadico, era decisamente atteso, anche da prima del dialogo in cui lo stesso dichiara che uccidere l’assassino della moglie sarebbe “troppo veloce”.
Il finale in cui pare che il nostro si decida a dichiararsi all’amata… di nuovo, mah?
Non se ne sentiva proprio il bisogno.
Complessivamente lo promuovo, non fosse altro per il tema della memoria che gli autori sudamericani, non so perché, trattano in maniera sempre sorprendente. Un libro scritto bene, con una storia così e così. In genere succede il contrario, ma se devo scegliere preferisco questo caso.

PS. Ovviamente da un libro che – secondo me – è scritto bene e ha una storia così così hanno tratto un film che ha vinto l’Oscar come miglior film straniero nel 2010. Perché io son quasi sibillina nella mia preveggenza, a volte...

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La letteratura sudamericana non mi ha mai preso molto.
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