Dettagli Recensione

 
L'uomo che voleva uccidermi
 
L'uomo che voleva uccidermi 2017-02-03 13:48:25 C.U.B.
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    03 Febbraio, 2017
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L'involuzione della specie

Il passo non troppo incisivo, schematico, asciutto che caratterizza la penna di molti autori giapponesi contemporanei si imprime anche su questo romanzo di Shuichi Yoshida, autore di successo in patria.
La trama e’ piuttosto semplice , un nucleo di sospetti che si conta sulle due dita, un’assenza piuttosto drastica di suspense.
Chi cerca il poliziesco canonico, auspicando nel modus operandi di scrittori occidentali , sappia che in questo volume di giallo trovera’ poco piu’ che la copertina. Resta una lettura scorrevole, che utilizza il delitto come espediente per parlare d’altro.
Trovo che il nucleo del libro sia piu’ che altro sociologico, una disamina della societa’ contemporanea giapponese. Ne emerge, in conformita’ peraltro con quello che avviene in tanti altri Paesi, una panoramica piuttosto inquietante . Giovani che all’aggregazione preferiscono l’isolamento, comunicando e conoscendosi attraverso chat e gruppi virtuali. L’autore parla di un impoverimento dei valori, dove la gogna mediatica non conosce vergogna e l’apatia della gente impera.
Il fenomeno e’ amplificato da Yoshida attraverso la contrapposizione della vecchia generazione alla nuova. La madre affranta dal dolore inginocchiata di fronte ad un altarino , il vecchio padre che non ha la forza di alzare la serranda della piccola bottega di barbiere e non si dà pace. Non puo’ trovare un senso a quella sua bambina che frequentava sessualmente sconosciuti incontrati su internet. Alle risatine di scherno della gente inclemente e malvagia che col pettegolezzo rifiuta di assecondare il dolore della sua tragica perdita. Monta la rabbia sempre piu’ folle per quel ragazzo viziato che l’ha maltrattata, abbandonata al buio. A cui l’anziano piegato dalla fatica e dal pianto chiede null’altro che una sola, misera, sacrosanta parola di scusa, ma torna al mittente l’ennesimo ghigno sprezzante.

Diffuso come thriller, io credo la sua forza sia invece umana, nella sua accezione negativa.
Senza lode e senza infamia, fa pensare e non sono pensieri incoraggianti quelli sull’involuzione della specie. Buona lettura.

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