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Regina rossa
 
Regina rossa 2022-02-12 16:34:19 Mian88
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Stile 
 
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Contenuto 
 
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    12 Febbraio, 2022
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Una regina rossa da scoprire

«Antonia Scott si concede di pensare al suicidio soltanto tre minuti al giorno. Per altre persone, tre minuti possono essere un lasso di tempo risibile. Non per Antonia. Potremmo dire che la sua mente ha molti cavalli sotto il cofano, ma la testa di Antonia non è come il motore di una macchina sportiva. Potremmo dire che è capace di molti cicli di elaborazione, ma la mente di Antonia non è come un computer. La mente di Antonia Scott è piuttosto come una giungla, una giungla piena di scimmie che saltano a tutta velocità da una liana all’altra portando cose. Molte cose e molte scimmie, che si incrociano in aria e si mostrano i denti. […] I tre minuti in cui pensa a come ammazzarsi sono i suoi tre minuti. Sono sacri. Sono ciò che la mantiene sana di mente. Perciò non le piace per niente, per niente, quando dei passi sconosciuti, tre piani più sotto, interrompono il rituale. Non è uno dei vicini, ne riconoscerebbe il modo di salire le scale. Non è nemmeno un fattorino, è domenica. Chiunque sia, Antonia è sicura che venga a cercare lei. E questo le piace ancora meno.»

Ecco perché Antonia Scott è speciale. Perché in soli tre minuti il suo cervello può calcolare la velocità con cui il proprio corpo si schianterebbe a terra se saltasse da una finestra, perché il suo cervello in soli tre minuti può calcolare quanto Propofol dovrebbe ingurgitare per concedersi il sonno eterno, perché in soli tre minuti è in grado di calcolare il tempo e la temperatura a cui dovrebbe rimanere immersa in un lago gelato affinché l’ipotermia le arrestasse definitivamente i battiti del cuore. Ella è altresì in grado di procurarsi una sostanza controllata come il Propofol e di scoprire dove si trova il lago più vicino in quel determinato periodo dell’anno. Perché non è una poliziotta ma non è nemmeno una criminologa. E ancora non ha mai impugnato un’arma e ancor meno indossato un distintivo. Com’è possibile, allora, che abbia risolto dozzine di casi prima di rinchiudersi nella sua soffitta a Lavapiés? E perché, ancora, dovrebbe continuare a vivere? Ciò che davvero contava per lei è perduto irreversibilmente.
Il suo nome è Jon Gutiérrez e odia le scale. Non perché siano vecchie o nuove, buie o illuminate, Jon odia doverle salire. Profondamente. L’ispettore Jon Gutiérrez ha quarantatré anni, è omosessuale, ha qualche chilo in più ed esercita le sue funzioni a Bilbao ma si è anche messo in un gran bel guaio: su internet quel video che circola e che lo vede aiutare una giovane prostituta introducendo nell’auto del protettore una dose di eroina è il suo biglietto di sola andata per la gattabuia. Ecco perché ora deve salire quei sei piani di scale in quel palazzo antico, perché tra le accuse di inquinamento delle prove, falsità materiale e scorrettezza professionale, grava sulle spalle una condanna di almeno sei anni di carcere, anche dieci se il PM è di pessimo umore. Alla fine, lui voleva solo aiutare Desi, salvarla dalla strada e dalle botte. Mai avrebbe immaginato che lei stessa lo avrebbe ripreso e che quel video sarebbe stato venduto al canale La Sexta per trecento euro perché lei, si era dispiaciuta per il suo “pappone”, nel mentre arrestato per narcotraffico.

«Passano cinque ore, anche se a Jon sembrano cinquanta. Non è mai stato bravo a starsene tranquillo in un posto, per cui il futuro dietro le sbarre gli pare impossibile. Non pensa ad ammazzarsi, perché Jon ama la vita sopra ogni altra cosa ed è un ottimista irredento. Di quelli che Dio se la ride ancora più di gusto quando gli fa cadere una tonnellata di mattoni addosso. Ma non riesce nemmeno a trovare un modo per liberarsi dalla corda che lui stesso si è messo al collo.»

A farli incontrare è Mentor, una figura misteriosa a capo dell’unità spagnola di Regina Rossa, un programma segreto volto alla cattura di criminali di alto profilo in Europa e unico in grado di tirar fuori dai guai Jon. Ma per salvarsi quest’ultimo dovrà fare qualcosa per lui: trovare Antonia e poi indagare insieme a lei sul caso della morte di Álvaro Trueba il figlio della presidentessa della banca più grande d’Europa che è stato rinvenuto privo di vita con un calice pieno di sangue in mano. Durante la stessa notte anche Carla Ortiz, figlia di uno dei più ricchi imprenditori del pianeta, scompare. Sia la famiglia Ortiz che Treuba ricevono una telefonata da uno sconosciuto che millanta di chiamarsi Ezequiel e che tanto è criptico quanto è chiaro nelle sue richieste.
Una corsa contro il tempo, quella di Jon e Antonia, che li porterà a indagare tra false piste, trappole, intrighi, falsità in una Madrid oscura e affabulatrice.
Con “Regina Rossa” Juan Gomez-Jurado giunge in libreria con un romanzo d’esordio che ben apre le porte per quelli che saranno i due capitoli successivi. Sia Jon che Antonia sono due personaggi dai buoni tratti caratteristici. Ciascuno con le proprie originalità, ciascuno con le proprie criticità e pecche. La loro forza risiede proprio in questo; sono percepiti quali veritieri proprio perché imperfetti.
“Regina Rossa” ben si propone al suo pubblico anche se non brilla per originalità nella trama. Molti i colpi di scena e abbastanza fluida la penna anche se non sempre il ritmo è ben mantenuto. Questo anche a causa dei continui cambi di registri e soprattutto dell’alternarsi dei POV. Il lettore è incuriosito dall’intrigo, è curioso di sapere cosa si celerà dietro a questo. Nel complesso un buon esordio anche se non certo indimenticabile. Buona lettura!

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