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In fondo alla palude
 
In fondo alla palude 2022-08-15 12:46:46 Mian88
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
Mian88 Opinione inserita da Mian88    15 Agosto, 2022
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Non scontato e sempre attuale

«Un'altra cosa diversa, a quei tempi, era che imparavi a conoscere cose come la morte quand'eri ancora molto giovane. Non c'era niente da fare. Si cresceva ammazzando galline e maiali, cacciando e pescando; perciò, te la trovavi sempre davanti agli occhi, come in questo caso [*]. E penso che noi avevamo più rispetto verso la vita di quanto molta gente dimostri di averne oggi, e non potevamo tollerare le sofferenze inutili.»

Nonostante siano trascorsi vent’anni dalla sua prima pubblicazione in Italia e ventidue da quella statunitense, “In fondo alla palude” di Joe Lansdale sa dimostrarsi e confermarsi un thriller attuale e dai connotati duri, crudi, crudeli e spietati. Non deve dunque stupire se nello scorrere delle pagine dell’opera è per il lettore sempre più presente quel connotato di attualità che fa riemergere e riflettere su temi quali discriminazione, razzismo, pregiudizi tanto da restare altrettanto basiti al pensiero che le vicende narrate sono radicate in quello che è un arco temporale a noi distante ormai quasi un secolo. Lansdale, infatti, ci riporta alla Grande Depressione, uno dei periodi più bui e complessi della storia americana. Qui a far da padrone sono l’arretratezza socio-culturale ma anche le difficoltà economiche, le difficoltà dei raccolti, delle tempeste, dei crimini compiuti dal Ku Klux Klan. Ed è da queste brevi premesse che ci spostiamo a Marvel Creek, Texas. Qui vivono Harry e Tom, fratello e sorella che, come ogni sera, si addentrano nel bosco con Toby, il cagnolino. Tuttavia, quando meno se lo aspettano, quella notte succederà qualcosa che cambierà per sempre le sorti dei due volti. I due si imbattono in un cadavere martoriato nella raduna di spine. Sono spaventati, scappano, fuggono, tornano a casa e nel loro fuggire scorgono un’ombra, un Uomo-Capra, terrificante quanto famigerato e noto. Ma chi è l’Uomo-Capra? Chi si nasconde dietro al suo volto? Chi si nasconde dietro al serial killer della palude che si accanisce sempre più con le donne della città infierendo loro e violandone i corpi?
Iniziano così le indagini condotte dal padre di Harry e Tom, Jacob. Barbiere ma anche agente di polizia locale della cittadina, sarà lui a scoprire, appunto, che il corpo in cui si sono imbattuti i giovani non è l’unico. Ognuno presenta un denominatore comune al momento del ritrovamento dato da un pezzo di carta accartocciata rinvenuto su ogni cadavere.
Non sarà semplice indagare e venire a capo della matassa. Siamo in una realtà retrograda, rurale. Le tradizioni sono arcaiche, tutti bene o male si conoscono nel paese. In più, ad aggravare la cosa, il fatto che alcune vittime siano di colore. Perché prendersi la briga di scoprire chi è l’assassino di una donna di colore e pure prostituta? A chi importa di una donna di colore e prostituta, sono le reiette della società, l’assassino potrebbe quasi aver fatto un piacere alla comunità, sembra passare come pensiero.
Attraverso gli occhi di Harry il lettore arriverà a toccare di infamie e bassezze dell’animo umano senza eguali.

«Il tempo lavora così. Specialmente quando si è giovani. Può sistemare un sacco di cose, e ciò che non si aggiusta lo si dimentica, o almeno lo si nasconde, e salta fuori solo in certe occasioni. Ed è quello che mi è successo ogni tanto, poco prima di essere rapito dal sonno.»

Non è un giallo/thriller qualunque “In fondo alla palude”, vincitore altresì dell’Edgar Award nel 2001. Razzismo, rispetto, tolleranza, misoginia e tanto tanto altro ancora sono i temi che vengono trattati in questo scritto cruente quanto spietato che nulla risparmia. Un romanzo di formazione che parte da un Harry anziano che torna indietro nel tempo e poi si sposta sino a ricostruire vicissitudini che poi riportano a interrogarsi e a interrogare. Ecco perché questo è uno scritto che oltre che ad avvincere dovrebbe essere letto dai più giovani, perché nella sua verità feroce riporta a dogmi di tolleranza e rispetto che spesso e senza remore vengono dimenticati o dati per scontati o, peggio ancora, riconosciuti solo ad alcuni ma non egualmente a tutti.

«Solo la nostra memoria fa si che certa gente sia esistita. Che siano stati importanti o no.»

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