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Il gioco grande del potere
 
Il gioco grande del potere 2014-02-03 08:41:15 drysdale
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Stile 
 
4.0
Contenuti 
 
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Approfondimento 
 
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3.0
drysdale Opinione inserita da drysdale    03 Febbraio, 2014
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Lo Stato e l'Antistato.



Sandra Bonsanti è una delle “firme” del giornalismo italiano. Della sua penna, ma specialmente della sua capacità di stare sulla notizia, andando a fondo sulle origini, i retroscena e le conseguenze di tutti i più importanti eventi di cronaca e politica che hanno caratterizzato la storia della Repubblica dalla fine degli anni ’60 in poi, si sono avvalse nel tempo alcune tra le più importanti testate nazionali: tra le altre, “Il Mondo”, “Epoca”, “Panorama”, “La Stampa”, “La Repubblica”.
In questo testo la Bonsanti, riesumando ricordi, taccuini e corrispondenza varia, fornisce la propria testimonianza su fatti e personaggi che nel tempo hanno dato vita a ciò che lei definisce lo Stato e l’Antistato. E c’è veramente di tutto in questo racconto: dalla mafia, alla P2; dalle organizzazioni terroristiche di estrema destra e sinistra, ai servizi deviati; da Gladio al “Noto servizio” (organizzazione di cui non avevo mai sentito parlare); dal Banco Ambrosiano allo IOR. E, poi, da Sindona a Gelli; da Andreotti a Moro; da Craxi a Berlusconi; da Pertini a Cossiga; da Lima a Falcone e Borsellino e tantissimi altri che, nel bene e nel male, hanno fatto la storia d’Italia negli ultimi 45 anni.
C’è tutto un condensato di intrighi, intrecci e scandali di cui si è avuta più o meno conoscenza, ma che a ritrovarseli così, messi in fila, tutti insieme, viene veramente da riflettere. Perché quelli qui raccontati sono il nostro paese e la nostra classe politica (o, quanto meno, una tutt’altro che esigua parte di essa).
Il libro dedica molte pagine alla costituzione ed alla operatività della loggia massonica P2, una storia sconcertante e di una gravità inaudita, perché – ciò che si legge ne “Il gioco grande del potere” – all’esistenza della loggia devono essere ricondotte molte delle principali azioni eversive avvenute nel Paese e perché ad essa risultarono iscritti ministri, parlamentari, esponenti di primo piano del mondo finanziario e militare, giornalisti; di tutto un po’. Perfino l’allora capo della CIA in Italia, nonché un paio di generali argentini che avrebbero poi, con un colpo di stato, rovesciato Isabelita Péron e dato vita alla strage di desaparecidos. E c’era anche – ma il fatto è noto e lo cito en passant - il Cavaliere: tessera n. 1816.
Una storia finita nel dimenticatoio grazie proprio – sostiene ancora l’’autrice – all’intervento dei poteri occulti che ne avevano favorito la nascita. Inutile dire che ancora oggi molti degli iscritti a quella loggia occupano posti di potere. Scrive la Bonsanti: “Nella storia italiana la P2 ha rappresentato una sorta di cabina di regia per tutta quella melma che lavorava dentro lo Stato, a fianco e sotto le strutture istituzionali, avvolgendole in un abbraccio malato”.
E’ una scrittura appassionata e interessante quella della giornalista, con un limite, a mio avviso: il libro appare destinato più ad una platea di “addetti ai lavori” (politici, giornalisti, storici) che al comun lettore, per quanto esso possa essersi tenuto informato.
Gli episodi e i personaggi richiamati nel testo sono centinaia. Di molti la notorietà è tale che se anche il loro ingresso nel racconto è del tipo “spot” o viene data per scontata la loro conoscenza, si riesce a seguire perfettamente il filo del discorso. In altre circostanze, per contro, si può fare una certa fatica a star dietro alle citazioni dell’autrice, qualora non si svolga una parallela attività di approfondimento.
D’altra parte non si può pretendere l’esaustività da uno scritto di 240 pagine che concentra al suo interno, come dettosi, i misteri politici e finanziari di 45 anni di storia della Repubblica. Il consiglio che (almeno sulla base della mia esperienza) posso dare, per poter apprezzare al meglio quest’opera, è di leggerla con un pc collegato a Internet a portata di mano e far ricorso ad esso per acquisire tutta una serie d’informazioni inevitabilmente assenti.

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