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La fabbrica del falso La fabbrica del falso

La fabbrica del falso

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Perché chiamiamo «democrazia» un paese dove il governo è stato eletto dal 20% degli elettori? Perché dopo ogni «riforma» stiamo peggio di prima? Come può un muro di cemento alto otto metri e lungo centinaia di chilometri diventare un «recinto difensivo»? Le torture di Abu Ghraib e Guantanamo sono «abusi», «pressioni fisiche moderate» o «tecniche di interrogatorio rafforzate»? Cosa trasforma un mercenario in «manager della sicurezza»? Perché nei telegiornali i Territori occupati diventano «Territori»? Rispondere a queste domande significa occuparsi del grande protagonista del discorso pubblico contemporaneo: la menzogna. Se un tempo le verità inconfessabili del potere erano coperte dal silenzio e dal segreto, oggi la guerra contro la verità è combattuta e vinta sul terreno della parola e delle immagini. Questo libro ci spiega come funziona e a cosa serve l’odierna fabbrica del falso.



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La fabbrica del falso 2009-01-13 19:30:36 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    13 Gennaio, 2009
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Quando la menzogna regna sovrana

La ricerca della verità è sempre stata un percorso arduo e difficoltoso, anche perché di uno stesso fatto posso esserci tante verità soggettive, in quanto gli individui, per loro natura, tendono a cogliere un aspetto invece di un altro.

Il problema è ben più serio quando viene imposta una verità per il tornaconto di interessi economici e di potere, con tutti i mezzi possibili, anche i più subdoli.

Il bel saggio di Vladimiro Giacché si occupa delle strategie della menzogna nella politica contemporanea, che si attuano attraverso gli strumenti di diffusione a qualsiasi livello.

Goebels, il famoso ministro della propaganda nazista, diceva che una menzogna resta una menzogna, ma se ripetuta cento, mille volte diventa una verità.

Ed è quello che accade ormai da diversi anni a livello planetario, dalla famosa invenzione delle armi di distruzione di massa, motivo per l’aggressione all’Iraq, alla propaganda di giustificare perfino la guerra con la diffusione della democrazia.

Il lavoro di Giacché ha il pregio di seguire un preciso criterio logico diviso in tre grandi capitoli: La guerra alla verità, con una disamina attenta della menzogna, del mutato concetto di democrazia, dei mille volti del mercato, del significato diversamente attribuibile al terrorismo; a seguire La verità del falso, soprattutto con la struttura della fabbrica del falso, e Le strategie di resistenza che può adottare il comune cittadino per smascherare la menzogna.

Gli approfondimenti sono frequenti, così come le citazioni di fatti e di eventi non rispondenti a verità e che ovviamente vengono così smascherati.

Dalla lettura è possibile ritrarre la certezza di una strategia del falso ormai organicamente strutturata e condotta non solo per gli eventi più importanti, ma nella quotidianità.

Devo dire che già prima di leggere avevo un’idea ben precisa in ordine al fatto che siamo bersagliati da falsi, o nel caso migliore da mezze verità, ma una volta arrivato all’ultima pagina, trovando così conferma dei miei sospetti, ho rivisto in modo diverso e con conclusioni differenti eventi di portata mondiale accaduti anche da diversi anni, allora fatti sporadici di menzogne costruite quasi artigianalmente, ma di certo i prodromi sperimentali di quella che è la situazione attuale. Siamo arrivati al punto che ormai corre l’obbligo di chiederci se anche quello che ci viene mostrato nei telegiornali e che non ha a che fare direttamente con la politica estera o con quella interna sia la verità. In questo modo si finisce con il provocare nel normale cittadino un disorientamento che si traduce in uno stato di insicurezza, scopo dei fabbricanti di menzogne, perché chi non si sente protetto o non ha certezze non è in grado di pensare nel migliore dei modi e quindi è più facile da governare.

La fabbrica del falso è sicuramente un libro da leggere e da meditare.

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