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La questione morale La questione morale

La questione morale

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Corruzione a tutti i livelli della vita economica, civile e politica, la pratica endemica degli scambi di favori, lo sfruttamento di risorse pubbliche a vantaggio di interessi privati, la diffusa mafiosità dei comportamenti. E una sorprendente maggioranza degli italiani che approva e nutre questa impresa. Come siamo giunti alla misera situazione nella quale ci troviamo? Per Roberta De Monticelli il male è antico e affonda nella tendenza degli italiani a “prendere il mondo com’è”, senza nessun riguardo per la virtù. Contro tale scetticismo etico, il rimedio è difendere la serietà della nostra esperienza morale, smentendo la convinzione che non esista verità o falsità in materia di giudizio pratico, cioè del giudizio che risponde alla domanda: “che cosa devo fare?”.



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La questione morale 2013-08-21 11:44:02 paolo migliaro
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paolo migliaro Opinione inserita da paolo migliaro    21 Agosto, 2013
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La questione italiana

"La questione morale" nell'Italia è da sempre stata dibattuta dagli intellettuali più critici.
Il De Sanctis nella sua Storia della Letteratura cita il Guicciardini e il Macchiavelli come gli iniziatori di una coscienza slegata dalla morale perchè "ciò che è nella tua mente e nella coscienza non può essere regola della tua vita" e " vivere è conoscere il mondo e voltarlo a benefizio tuo". All'apice di quella nuova mentalità che si affermava fu Pietro Aretino, definito dall' Ariosto il "flagello dei Principi", per i suoi libelli, le sue argute e spietate calunnie e vituperi nei confronti dei nemici dei suoi signori e nobili padroni che lo pagavano profumatamente facendolo ricchissimo.

L'italiano che si è formato nei secoli da lì in poi, dal "Franza o Spagna purchè se magna", locuzione derivata nel periodo del famoso 'sacco di Roma', è in discretissima parte rimasto nella mentalità popolare e borghese del "tenersi bene con tutti (...) di stare con chi vince perchè ne viene parte di lode e di merito", "nell'avere appetito della roba e un buon nome che vale più di molte ricchezze, nell'essere schietti perchè in caso di simulazione si è maggiormente creduti" (!)

Abbiamo quindi il quadro della ipocrisia e dell'italico dualismo sfacciato tra la coscienza e la morale, non certo una coscienza morale, che ci consente dunque la potenza di un confronto dialettico vincente in grado di far soccombere l'avversario, ma che poi non consegue mai ad un qualsiasi progresso. Credo che si possa dire ancora oggi, come lo scriveva il De Sanctis alla fine dell'ottocento, che è presente nella mentalità italiana l'armamentario di quel codice della borghesia tranquilla, scettica, scaltra e positiva, in special modo aumentato dopo la diffusione televisiva. Anche le persone più semplici che non si possono blasonare di qualche titolo nel settore economico, imprenditoriale, politico-istituzionale, vogliono il loro apparire, esigono il loro momento di notorietà e agiatezza sociale. Ma a nessuno interessa la verità di alcunchè, l'importante è che ciò produca il proprio benessere e un vantaggio sugli altri.

La morale qui nel nostro beneamato Paese, e soprattutto per coloro che non sopportano limitazioni alla libido e alla avidità di danaro, potere, celebrità, supponenza, protagonismo, vanità, sussiego, prosopopea, aplomb, etc...è diventata una parola odiosa che ha smarrito molto del suo significato ermeneutico e fa particolarmente impressione vedere nelle ultime vicende scandalistiche dei personaggi politici vicino alla morale cattolica così disposti a tutto da non essere presi da alcuna riprovazione, da alcun conato, e addirittura molta ne fa ancora nel vederli scagliati contro il moralismo; come dire, vedono il marcio, ma non ne sentono affatto la puzza nauseabonda.

Questo libro, lungi dal moralismo scontato e banale, è importante perché aiuta a capire il punto di vista culturale della morale che è molto più ampio e complesso del 'non è bene fare questo e quello'. La moralità ha a che fare con la verità di se stessi, non con l’apparenza; perciò ogni cosa, ugualmente quelle nascoste, traspaiono nelle virtù e inevitabilmente anche nelle mancate virtù. Essere morali è essere generosi senza chiedere nulla in cambio, è essere giusti nel fare il bene degli altri, è aiutare gli altri a diminuire il loro dolore o a rincorrere le loro attese e speranze. La serie di queste azioni presuppone un’etica profonda. La finzione morale invece prima o poi si palesa fuoriuscendo come il percolato dei rifiuti di Napoli; al di sotto dell'immondizia, alligna e avvelena, uccide e soffoca il diritto alla felicità.

Il libro della De Monticelli aiuta a capire il problema della Questione Morale ed è utile a ricostituire la fiducia per una Filosofia della Persona, per un diverso Paese, sollecitando tutti ad agire, ad essere individualmente tutti protagonisti nel proprio ambito, con tutti i mezzi. Anche con questo. Una morale e un’etica che sia capace di realizzare i nostri sogni è possibile solo se ognuno comincia da se stesso.

L'etica è il dovuto da ciascuno a tutti.

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