Chiedo scusa Chiedo scusa

Chiedo scusa

Letteratura italiana

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La trama e le recensioni di Chiedo scusa, romanzo di Francesco Abate e Saverio Mastrofranco edito da Einaudi. La voce beffarda e innocente di un uomo che si è sempre rifugiato nel sarcasmo e nel risentimento per non soccombere. La sua caduta e rinascita diventano, in questo romanzo asciutto e commovente, il tentativo di risarcire ognuno per la misera condizione di essere umano di fronte al potere spesso crudele della natura. Ma anche un'indimenticabile dichiarazione di speranza. La nostra vita ha sempre un lato comico, e questo libro, nudo e limpido come una pietra preziosa, lo scopre nel luogo piú impensato. Nel piú estremo dolore.

Francesco Abate è nato a Cagliari nel 1964. Dj nei club dell'isola col nome di Frisko, è giornalista. Ha esordito con Mister Dabolina (Castelvecchi, 1998). Sono seguiti Il cattivo cronista (Il Maestrale, 2003), Ultima di campionato, da un soggetto vincitore del premio Solinas (Il Maestrale, 2004/ Frassinelli 2006), Getsemani (Frassinelli, 2006) e I ragazzi di città (Il Maestrale, 2007). Con Einaudi ha pubblicato Mi fido di te («Einaudi Stile libero» 2007 e «Super ET» 2008), romanzo di successo scritto a quattro mani con Massimo Carlotto, Cosí si dice (2008) e Chiedo scusa (2010). Saverio Mastrofranco è il nome con cui un «intenditore» di cinema chiamò Valerio Mastandrea chiedendogli un autografo per strada. Da quel giorno l'attore lo usa per piccole incursioni sulla scena musicale e letteraria.



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Chiedo scusa 2014-08-06 14:26:25 Diaferia
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Diaferia Opinione inserita da Diaferia    06 Agosto, 2014
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Il momento della Rinascita.

In un pomeriggio estivo, cerco riparo nella mia libreria di fiducia, alla ricerca di un Autore sardo contemporaneo. Il proprietario mi porge questo libro e mi parla di Francesco Abate. Incuriosita, acquisto quello che per me sarebbe ed è diventato un libro dai grandi risvolti psico-sociali! Il lessico fluente e, allo stesso tempo piacevolmente descrittivo, pone al lettore, sottoforma anche di una rivisitazione interiore, l'angoscia della malattia quale forma di battesimo purificatore in vista di una rinascita (e non soltanto fisica). Tema decisamente molto attuale, quello della donazione degli organi, condotto dallo scrittore con saggezza a volte ironica e a volte drammaticamente insinuosa. Un libro da non leggere in poco tempo, ma da centellinare, come un buon liquore datato, magari da riprendere in mano nei vari momenti del cammino spesso tormentoso che a volte capita a noi esseri umani.

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Tiziano Terzani: un altro giro di giostra.
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Chiedo scusa 2012-08-08 15:04:10 petra
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petra Opinione inserita da petra    08 Agosto, 2012
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chiedo scusa

Uno dei più bei libri da me letti in questi anni: una storia intensa ,toccante, commovente, ma anche ironica e leggera. Francesco Abate ci regala un piccolo gioiello. Nonostante nel libro usi un alter ego, la narrazione dell’autore è assolutamente autobiografica.
“Questo romanzo è ispirato a una storia vera. La finzione è presente per rendere il racconto un po’ più accettabile, dato che la realtà aveva superato i limiti della credibilità”.
Valter, protagonista del libro , è un cronista di nera in un quotidiano locale che, d’improvviso, si trova a dover fare i conti con una malattia subdola, covata da anni , ma sempre dissimulata, anche con sé stesso. La rabbia per la sua condizione fisica non l’ha mai portato a curarsi per tempo, ma lo ha indotto, fatalisticamente, ad annullare la realtà ,autocompiacendosi nel suo ruolo di vittima.
“Cure o non cure .Analisi e controanalisi. Tutto sarebbe stato inutile.”
Improvvisamente però, l’aggravarsi delle condizioni non permetterà a Valter di negare ulteriormente la sofferenza del suo fisico. Dopo un estremo tentativo di minimizzare le sue condizioni, comincia la narrazione del lungo e difficile cammino che dovrà affrontare per poter guarire.
Dolore, ricordi, speranza, rabbia, panico: nelle pagine si alternano e si mescolano sentimenti contrastanti. La vicenda di Valter-Francesco è un viaggio ,toccante e mai patetico, nella malattia e nel passato: è una rivisitazione di luoghi e personaggi , di vicende familiari e personali che hanno condizionato il protagonista nelle sue scelte di vita.. Scelte difficili, fatte per sopperire a una mancanza, a un’ingiustizia che ritiene di aver subìto dalla vita, fatte per non provocare altro dolore.
“Ho visto i bambini e la mia rinuncia. Forzata(…)Ho visto le mie solitudine, le assenze, i vuoti”.
“Non ho mai spiegato a nessuno (…) che la malattia non ti corrode solo i tessuti ma anche la mente. Il fegato si decompone e rilascia un veleno che intossica il cervello”.
L’autore descrive il suo doloroso percorso con uno stile asciutto, non privo di ironia e di leggerezza; non c’è spazio per l’autocommiserazione, neanche nei momenti di più alta tensione emotiva.
Il suo percorso nella malattia lo porta a una rinnovata consapevolezza. Egli, vissuto sempre con la convinzione di essere in credito con la vita, si addolcisce, prende atto di non essere il solo a soffrire; capisce come la speranza , corroborata dall’azione di persone sensibili , siano esse medici ,amici, parenti o sconosciuti, possa rendere realizzabile un sogno, possasanare una vita.
Non mancano i momenti ironici, teneri, addirittura tragicomici; Abate è bravissimo nel ritrarre con humor e disincanto il variegato mondo delle corsie di ospedale, non sempre all’altezza delle serie di E.R., come spesso vorremmo… Terribile nella sua veridicità la descrizione della poca sensibilità e della superficialità di tanti medici, così come commovente e drammaticamente realistica è la descrizione di personaggi immersi nella solitudine di una stanza d’ospedale, con la sola compagnia di piccioni cui dar da mangiare. Un’umanità variegata per età, estrazione sociale, cultura, ma accomunata dalla sofferenza, dalla sopportazione, dalla speranza. Proprio a Valter, cronista di nera, abituato a trattare delle tragedie altrui con freddezza, d’improvviso il dolore e la morte non paiono più temi da analizzare asetticamente, a tavolino, cercando di renderli più accattivanti per far vendere un giornale o far decollare un programma TV.
. “Chiedo scusa” è anche questo: un bisogno di guardare con occhi nuovi alla sofferenza, e con rinnovata gratitudine alla vita. A chi, in modi diversi, ce l’ha donata, e a chi, ogni giorno, continua a permetterci di sopravvivere: con un sorriso, un lavoro, un dono di generosità estrema.

“Alla fine l’unica cosa che conta è l’amore che hai dato e quello che hai ricevuto”.

Un libro che sa emozionare, fa commuovere e sa far ridere con la stessa magistrale scrittura.

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Chiedo scusa 2010-11-10 13:27:47 kabubi81
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kabubi81 Opinione inserita da kabubi81    10 Novembre, 2010
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Chiedo scusa

Che bel personaggio è Valter, un giovane uomo dall'animo corazzato che trova la sua dimensione più "umana" e sincera con l'incorrere di una grave malattia che metterà in discussione tutta la vita vissuta fino a quel momento... Questo romanzo è malinconico, duro, a volte ironico e carico di speranza... Senza uno stile infiorettato e facili sentimentalismi regala emozioni più che autentiche e una lettura scorrevole e piacevole... Bravi Abate e Mastandrea!! Consigliato

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