Errore 404
Letteratura italiana
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Ai margini del confine
«La prima volta che mi hanno salvato la vita avevo un anno e dodici giorni: durante le esplorazioni in salotto avevo trovato una moneta da cinquanta lire. Una caramella batterica succosa da morire, che probabilmente ciucciai per un bel po’. Dopo andò giù.
La corsa verso l’ospedale, con il rischio di volare fuori strada a ogni curva; sorpassi da manicomio, botte di clacson e fazzoletto al finestrino. Me ne stavo lì, mezzo svenuto. Quando i medici mi ficcarono le pinze in gola, mia madre svenne. Fu più o meno in quel periodo che iniziò a prendere gocce.
È normale: i bambini si mettono le cose in bocca. Bisogna avere cento occhi, impossibile concedersi il lusso di una disattenzione. […] È un meccanismo primordiale.»
È da questo breve incipit che ha inizio “Errore 404”, opera di Sacha Naspini che gioca con i suoi lettori per mezzo di una trama affatto semplice e dalle tinte metaletterarie. Naspini ci ha abituati a viaggi complessi, personaggi contorti e mai scontati, anche negativi e antieroi ma sempre molto umani e capaci di suscitare empatia.
In “Errore 404” la normale e canonica narrazione però si interrompe. Questo perché le informazioni che giungono al conoscitore si articolano in lassi temporali diversi, giungono in un secondo momento rispetto al fatto e questo fa sì che possano risultare impossibili e impensabili. Tuttavia, il dubbio c’è, è insito in noi. La curiosità galoppa e così la voglia di sapere e conoscere del vero e del mistero. Perché o Andrea Arcadi sa davvero modificare i momenti del suo passato mangiando qualcosa che gli ricordi uno specifico avvenimento o, semplicemente, ha perso la sua sanità mentale (e vuol far perdere anche la nostra). Due antipodi, due circostanze totalmente opposte che mettono in dubbio ogni razionalità. Arcadi ha bisogno di cure mediche e psichiatriche o è affetto da questa malattia rara che ha saputo sfruttare a suo pro? Dov’è il confine tra le due cose, se c’è?
«Siamo davvero così infarciti di pazzi?»
«Le do questa notizia: esistono persone sole, danneggiate. Che soffrono.»
La narrazione si incentra anche su flashback e su un alternarsi tra prima persona e terza persona. Nel primo caso conosciamo Arcadi e la sua storia, nella seconda conosciamo Arcadi nelle vesti di una persona malata di mente e che mette in dubbio ogni verità. Così facendo, nulla è certo e tutto è in dubbio. Ogni volta che si ipotizza di “aver capito”, ecco che arriva quello smacco che rimette tutte le carte in tavola e smonta ogni certezza acquisita.
“Errore 404” è uno di quei libri da gustare un poco alla volta, da assaporare piano piano e da apprezzare per ogni suo aspetto e se possibile anche una seconda lettura, una a pro Arcadi e una contro. Naspini si diverte e ci fa divertire, crea un universo metaletterario, smuove i tasselli con flashback e costanti cambi di registro, muove i suoi burattini tra salti temporali e dubbi che minano le certezze, il tutto senza mai cadere nel banale.
Un libro originale, mai scontato, fuori dagli schemi del già visto e rivisto, da leggere. E non stupitevi se non ci capite nulla, almeno all’inizio, è tutto normale nel non normale, è tutto un tornare che prima o poi torna. Basta avere pazienza di attendere.
Indicazioni utili
Cambiare il passato si può?
Andrea Acardi ha una bella famiglia e un bel lavoro e vive una vita apparentemente tranquilla, finché un giorno si ritrova incriminato per aver stuprato una compagna di classe del liceo, e aver legato e drogato moglie e figlio.
Andrea soffre fin da bambino di una patologia, allotriofagia, un disturbo del comportamento alimentare, che lo porta a ingerire sostanze come cotone, terra, gesso, legno…
Inoltre possiede la memoria del gusto
“L’impatto con un nuovo sapore non era solo un’esperienza delle papille: una scossa a mille volt. Il tale alimento inviolato sfiorava la lingua e arrivava la folgorazione; per un nanosecondo diventava tutto bianco.”
"Reviviscenza Significa ricevere il potere e le conoscenze che un altro immortale ha acquisito nel corso della sua vita…Equivale a una tempesta magnetica…Con i sapori mi succede lo stesso”
Ed ogni cibo lo riporta al momento in cui lo ha assaggiato la prima volta, e non è solo un ricordo (come le famose madeleines proustiane) ma diventa realtà del presente.
“Se ne mangio un morso piombo di nuovo là…Intendo letteralmente”
Per lui il cibo è un viaggio emotivo nel tempo, o meglio nel passato, con tutto quello che ne consegue.
A un certo punto della sua analisi con vari psichiatri che si succedono nel corso degli anni, scopre che questo disturbo in realtà può essere anche un dono, perchè rivivere in modo totale momenti del suo passato, può cambiare anche il futuro. Ed è così che Naspini sperimenta il multiverso: attraverso il cibo Acardi torna nel passato e crea ogni volta una sorta di sliding door, e una serie di mondi paralleli, e sperimenta una strada diversa della sua stessa vita, con l’intento di trovare quella migliore per sé e per la sua famiglia. Tutto ciò che lo muove è l'amore per la moglie e per il figlio, che vuole a tutti i costi salvaguardarsi dai momenti di dolore, senza capire che ciò è praticamente impossibile.
Il dubbio sta tutto nel capire se Acardi è solo uno psicopatico o un romantico sognatore che entra in un loop creato da lui stesso, per darsi un futuro migliore.
Il libro ovviamente è tutto un flashback, con diverse linee temporali, e in ognuna di esse si sviluppa uno scenario diverso. Stilisticamente discutibile perché difficile da seguire, e molto impegnativo, ma sicuramente quando si entra nel loop non si riesce ad uscirne, proprio come il protagonista, d’altronde chi non vorrebbe sapere cosa sarebbe stata la sua vita se a quel bivio avesse preso l’altra strada? Chi, se fosse possibile, non vorrebbe poter cambiare il futuro preservando se stesso e i propri cari dal dolore e dalle sofferenze della vita?