Narrativa italiana Romanzi Era mia madre
 

Era mia madre Era mia madre

Era mia madre

Letteratura italiana

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Parigi. È qui che la passione per la danza ha condotto Alice, acrobata di un'esistenza precaria come la maggior parte dei suoi coetanei: la generazione senza futuro, quella immersa in un eterno presente che si sente derubata da chi l'ha preceduta. Il suo vivere fuori squadra e senza radici è in parte anche una sfida alla madre - insigne grecista, docente universitaria, alle spalle brucianti passioni politiche e un presente di dolenti disillusioni -, da sempre convinta che l'unico antidoto al caos e alle brutture del mondo è la bellezza; che ci si può considerare vivi fino a quando ci si lascia sopraffare dalla nuda poesia dell'esistenza. Dopo uno scontro feroce, la accompagna alla stazione e, mentre un giovane pianista "di strada" sta suonando con mani incerte una semplice melodia, la madre si accascia. Iaia Caputo scava nel cuore di una figlia per arrivare al grande cuore di sua madre, perché capita che infine sia il dolore a insegnare l'arte di vivere.



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Era mia madre 2018-02-25 08:25:59 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    25 Febbraio, 2018
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Madre- Figlia

Iaia Caputo firma per la casa editrice Feltrinelli Era mia madre. Un romanzo potente, che percorre un itinerario doloroso e frantumato nel cuore di una donna incompiuta. La letteratura riesce a dire l’indicibile: una persona cara non se n’è ancora andata ma non è più. Alice accompagna la madre alla stazione di Parigi, ma la donna non salirà mai sul treno perché un aneurisma la farà cadere in coma irreversibile.

“L’aveva vista rallentare, sorridere e girando appena la testa indietro per qualcosa di tenero e divertente che doveva aver notato, poi cadere a terra.”.

La ragazza, ballerina, è una acrobata dalla esistenza precaria, immersa in un eterno presente, si sente derubata del futuro. Aveva sfidato la madre grecista, docente universitaria, dalle accese passioni politiche, per la quale l’unico antidoto al caos era la bellezza, quella che dà la poesia dell’esistenza. Il rapporto madre-figlia è immerso nel più viscerale conflittuale dei rapporti ad altissimo voltaggio emotivo. Sono commoventi le pagine in cui, ribaltando i ruoli, è Alice ad occuparsi della mamma, la “bella addormentata”, in cerca di qualsiasi finale: la massaggia, la pettina, le taglia le unghie. Poi, saltano fuori dei segreti che la madre aveva tenacemente difeso. Il capofamiglia coinvolto in Tangentopoli, durante la sua avventura politica ha consumato tradimenti, la madre, a sua volta, ha tradito. Il personaggio straordinario del romanzo è la nonna Sinforosa, quella che conduce Alice nel cuore della vita e le consegna la saggezza della esistenza:

“chi resta non ha altra scelta che mettere un piede dopo l’altro e andare avanti e ancora avanti, come se fosse per sempre.”.

Alice scopre le voragini lasciate dalle parole non dette, una verità diversa sulla persona che si crede di conoscere meglio. Un romanzo che ripercorre la catena dei giorni e dell’accadere, un romanzo che scava nel dolore e che insegna l’arte del vivere. Numerose le considerazioni “sapienziali” quando lo sguardo della vece narrante induce alla compassione così definita:

“capacità di guardare gli altri senza sofferenza, indipendentemente dal dolore che hanno provocato in noi, senza chiedere conto, né voltarsi indietro”.

Un meravigliosa lettura.

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