Narrativa italiana Romanzi Il cerchio imperfetto
 

Il cerchio imperfetto Il cerchio imperfetto

Il cerchio imperfetto

Letteratura italiana

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L’abbandono si riaffaccia, nella vita di Francesca, da sempre. Come una tara ereditaria, come un male ciclico e incurabile. Abbandono di una madre, di un marito, di un figlio reso inaccessibile da una malattia crudele. Eppure non mancano doni prodigiosi: le sue amiche fragili, l’uomo selvatico che l’ama da sempre e non l’amerà mai, e ora un ragazzo che guardandola sembra riuscire a svelarla. E la sua arte, che le permette di cogliere il mistero che si cela dentro gli altri, e di riprodurlo sulle sue tele. Una storia di negazioni e di eredità, di solitudini e ritorni, di cerchi che non sanno chiudersi e di felicità imperfette.



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Il cerchio imperfetto 2008-04-06 21:04:50 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    06 Aprile, 2008
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La ricerca di un equilibrio

Il cerchio imperfetto è un romanzo dolente, intriso dello stesso intenso angosciante dolore di cui è preda la protagonista, Francesca, pittrice di grande talento, famosa per i suoi ritratti che riescono mostrare l’intima essenza dei soggetti.

Questa donna, ancor giovane e piacente, cerca di cancellare il ricordo di un’infanzia infelice e, soprattutto, la disgrazia di avere un figlio ricoverato in un istituto specializzato, perché autistico e con sintomi schizofrenici.

La sua famiglia - quella che era riuscita a costruire con il matrimonio - non esiste più, perché il marito, uno scienziato, non sopportando più il carico di dolore per un figlio irrimediabilmente perso, è andato a vivere negli Stati Uniti, pur mantenendo saltuari contatti con la moglie.

L’intima essenza di Francesca è estremamente instabile e la donna è soggetta ad attacchi di panico, perché per lei il cerchio della vita è come se si fosse spezzato, senza prospettive, senza futuro, ma anche senza presente e con un passato che vorrebbe dimenticare.

Gli unici autentici contatti con il mondo che la circonda sono rappresentati dalle sue amiche, a cui tuttavia non ha mai confessato il motivo del suo dolore; però, anche loro portano dentro altre indicibili sofferenze.

Si potrebbero definire più che amiche compagne di sventura, tutte come lei alla continua ricerca di un equilibrio che le porti ad accettare la loro esistenza, condizione indispensabile per ricucire lo strappo nel cerchio della vita.

Sono relazioni di tacita connivenza con la rabbia, la fragilità, la paura, ma anche con il coraggio di individui solo all’apparenza nella normalità, ma che hanno scavato un solco nella vita, dentro il quale si dibattono per cercare di uscirne.

C’è una reciproca tolleranza, un rispetto fra persone consapevoli del loro stato, memori che il dolore dell’una è anche quello dell’altra, pur se con motivi diversi.

L’abilità di Sabrina Campolongo nel delineare l’aspetto psicologico mi ha veramente sorpreso, perché riesce a far entrare il lettore gradualmente nella mente dei suoi protagonisti. E’ un lavoro di cesello senza forzature e pagina dopo pagina vi sembrerà di essere con Francesca, avrete l’impressione di scorgere nei suoi occhi il suo muto dolore, sarete i suoi amici tanto che soffrirete con lei e nel finale assaporerete lo squarcio di sole nel buio che fino ad allora aveva tutto avvolto.

No, non temete: l’autrice non è caduta nell’errore di raccontarvi una vicenda di così intensa sofferenza per poi propinarvi un lieto finale del tipo “ e tutti vissero felici e contenti”. C’è una schiarita , ma i fatti restano, quello che cambia è la consapevolezza che esistono, è la speranza che nonostante tutto si possa ancora avere una vita. Il cerchio resta imperfetto, ma nello strappo che l’ha spezzato i capi si sono riavvicinati.

E così posso chiudere il libro pensando a Francesca con un sorriso, una creatura fragile che sembrava persa e che ora si riaffaccia alla vita.

E’ un libro molto bello, che lascia una serena malinconia, e perciò non posso che raccomandarne vivamente la lettura.

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