Narrativa italiana Romanzi Il Consiglio d'Egitto
 

Il Consiglio d'Egitto Il Consiglio d'Egitto

Il Consiglio d'Egitto

Letteratura italiana

Editore

Casa editrice

Abdallah Mohamed ben Olman, ambasciatore del Marocco, si trova a Palermo nel dicembre 1782 per via di una tempesta che ha fatto naufragare la sua nave sulle coste siciliane. È questo il caso che fa nascere, nella mente dell'abate Velia, maltese e incaricato di mostrare all'ambasciatore le bellezze di Palermo, un disegno audacissimo: far passare il manoscritto arabo di una qualsiasi vita del profeta, conservato nell'isola, per uno sconvolgente testo politico, Il Consiglio d'Egitto, che permetterebbe l'abolizione di tutti i privilegi feudali e potrebbe perciò valere da scintilla per un complotto rivoluzionario.



Recensione Utenti

Opinioni inserite: 1

Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0  (1)
Contenuto 
 
5.0  (1)
Piacevolezza 
 
5.0  (1)
Voti (il piu' alto e' il migliore)
Stile*  
Assegna un voto allo stile di questa opera
Contenuto*  
Assegna un voto al contenuto
Piacevolezza*  
Esprimi un giudizio finale: quale è il tuo grado di soddisfazione al termine della lettura?
Commenti*
Prima di scrivere una recensione ricorda che su QLibri:
- le opinioni devono essere argomentate ed esaustive;
- il testo non deve contenere abbreviazioni in stile sms o errori grammaticali;
- qualora siano presenti anticipazioni importanti sul finale, la recensione deve iniziare riportando l'avviso che il testo contiene spoiler;
- non inserire oltre 2 nuove recensioni al giorno.
Indicazioni utili
 sì
 no
 
Il Consiglio d'Egitto 2010-09-08 08:46:26 Renzo Montagnoli
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    08 Settembre, 2010
Top 10 opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Ieri come oggi

Il Consiglio d’Egitto è il primo romanzo storico di Leonardo Sciascia, scritto nel 1963, ricorrendo a una tecnica che sarà presente anche nelle opere successive, vale a dire con l’ambientazione in un tempo passato della vicenda, ma con il preciso scopo di criticare il presente. Così, con l’ironia e il sarcasmo che sono propri dell’autore siciliano, si narra dell’episodio dell’abate Vella, che sul finire del XVIII secolo ebbe la bella pensata di buggerare gli intellettuali siciliani e anche parte di quelli europei falsificando la traduzione di un codice arabo e poi costruendone uno completamente nuovo, grande esercizio di impostura svolto unicamente per trarne propri benefici.
La truffa, perché questo è il reato commesso, ha quasi dell’incredibile, ma è d’obbligo precisare che questo religioso ebbe l’indubbia capacità di attirare il positivo interesse dei nobili siciliani con il primo codice (Il Consiglio di Sicilia), mentre con il secondo (Il Consiglio d’Egitto) invece capovolse la situazione, con principi e baroni timorosi di perdere i loro secolari privilegi a vantaggio del Re.
Detto così sembrerebbe poca cosa, la semplice storia di un birbante, ma inserito nel contesto dell’epoca è rimarchevole l’intreccio fra l’impostura e il tentativo di modernizzare l’isola grazie all’opera dell’illuminato Viceré Caracciolo.
In effetti esisteva un dissidio, nemmeno tanto latente, fra la corona e la nobiltà sicula, privilegiata da secoli al punto da costituire nella scala sociale un’entità di potere autonoma, sulla quale il re poteva ben poco.
I fuochi della rivoluzione francese, lo spirito libertario ed egualitario che la stessa portava tuttavia finì per rinsaldare i legami fra il monarca e i suoi vassalli, spezzando e di fatto seppellendo ogni tentativo di modernizzazione.
Al personaggio emblematico dell’impostore si accompagna quello di chi invece ha voluto essere se stesso fino in fondo, quell’avvocato Francesco Paolo Di Blasi, illuminista ed eticamente convinto dell’uguaglianza degli uomini al punto di tentare di avviare una vera e propria rivoluzione; la congiura, scoperta prima di essere posta in atto, lo porterà prima all’arresto, poi alla tortura e infine alla condanna a morte per decapitazione. Per quanto il paragone possa sembrare distonico, la figura dell’abate, scoperto nell’inganno e rinchiuso in carcere, è una luce viva che poco a poco si spegne, mentre quella del cospiratore è una lampada che, anche dopo la sua morte, arde soave, un segno di speranza per un futuro, anche se molto di là a venire. Infatti, Di Blasi ha provato almeno a smuovere le acque, torbide, limacciose della forza parassita che domina in Sicilia, ieri come oggi, ieri i nobili, oggi la mafia.
L’ultimo capitolo, quello della esecuzione della sentenza di morte del cospiratore, è di rara e incomparabile bellezza, poche pagine preziose che chiudono nel migliore dei modi un romanzo di grande valore.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
20
Segnala questa recensione ad un moderatore
 

Le recensioni delle più recenti novità editoriali

Un animale selvaggio
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Ci vediamo in agosto
Valutazione Utenti
 
4.3 (1)
L'orizzonte della notte
Valutazione Utenti
 
4.2 (5)
Sepolcro in agguato
Valutazione Utenti
 
4.9 (2)
Five survive
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Lucy davanti al mare
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Compleanno di sangue
Valutazione Utenti
 
3.3 (1)
La prigione
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Day
Day
Valutazione Utenti
 
3.3 (1)
Morte nel chiostro
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Pesci piccoli
Valutazione Utenti
 
4.1 (4)
Cause innaturali
Valutazione Utenti
 
3.5 (1)

Altri contenuti interessanti su QLibri

Il nostro grande niente
Cuore nero
L'età fragile
Il rumore delle cose nuove
Vieni tu giorno nella notte
Giù nella valle
Abel
Il vento soffia dove vuole
La collana di cristallo
Romanzo senza umani
Resisti, cuore
La cerimonia dell'addio
La ricreazione è finita
Grande meraviglia
Le altalene
Rosso di fiamma danzante