Narrativa italiana Romanzi Il maestro di giustizia
 

Il maestro di giustizia Il maestro di giustizia

Il maestro di giustizia

Letteratura italiana

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Abbandonata alla nascita, sballottata da un orfanotrofio all'altro, grazie alla sua avvenenza e intelligenza a diciott'anni Natalìa viene accolta nel palazzo presidenziale di Ceausescu. E fra i privilegiati e, neppure ventenne, conquista un posto di rilievo nei servizi segreti. Diviene un maestro di giustizia, un'esperta nell'infliggere torture e morte. Poi il crollo del regime rumeno e la fuga in Italia, dove si costruisce una nuova vita. Con i soldi sottratti al regime e con l'aiuto di tre ex colleghi, Natalìa apre a Venezia un'agenzia di servizi ai limiti della legalità: toglie dai guai gente disposta a pagare per non essere coinvolta in scandali infamanti. E una donna disillusa, gelida e infelice. Una storia di amore e di spionaggio.



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Il maestro di giustizia 2007-12-26 17:15:28 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    26 Dicembre, 2007
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La sacralità della morte

Strano romanzo, questo di Salvador, e che mi ha impegnato non poco nella lettura, interrotta e ripresa più volte.

Direi che si può suddividere in tre parti, di cui una prima propedeutica, volta a delineare il personaggio principale che parla sempre in prima persona, una seconda in cui la protagonista, realizzando la sua femminilità, riacquisisce se stessa e un’ultima, molto più pregnante e di intensa spiritualità che chiude superbamente l’opera.

Che Salvador sia un ottimo scrittore penso non ci siano dubbi, ma che poi riuscisse a pensare e a parlare al femminile è stata una vera e propria sorpresa, peraltro piacevole.

C’è da dire piuttosto che la seconda parte, per certi versi non facile, è quella che mi è risultata meno gradevole, perché l’erotismo che vi è presente mi è sembrato a volte eccessivo. Per quanto non sia un bacchettone, tuttavia l’insistere su certe immagini, su certi particolari di un rapporto amoroso ha finito, anziché coinvolgermi ulteriormente, con il provocarmi un certo senso di disagio.

Non dico che, data la tematica e le finalità dell’autore non dovessero esistere pagine di erotismo, però, sempre a mio avviso, a volte Salvador è andato oltre misura.

E’ un peccato, perché sarebbe bastato poco, magari qualche tono meno acceso e più sfumato, e Il maestro di giustizia sarebbe risultato un capolavoro, anziché essere, secondo me, un romanzo di sola pur eccellente fattura.

Nell’ultima parte l’autore è riuscito a ricreare una sorta di epoca ormai sparita, un’isola sperduta di spiritualità in mezzo a un mondo di ferocia. Nel ritorno alla sacralità della morte Salvador ci ha indicato la via per una vera vita, con mano lieve, senza mai indulgere a una commozione forzata, ma con la stessa naturalezza con cui gli abitanti di un villaggio rumeno respirano, amano e scompaiono.

Sembra di essere presenti, nei ritmi lenti, in quella sorta di muta fratellanza che accompagna gente in pace con la natura e con se stessa.

Alcune pagine, poi, mi sono sembrate di notevole bellezza e particolarmente pregnanti, come se l’autore avesse veramente vissuto una simile esperienza.

La morte che arriva in punta di piedi, il predestinato che l’accoglie in modo del tutto naturale, gli ultimi giorni di vita dell’amante della protagonista, lei che si trasforma da maestro di giustizia in essere umano con emozioni e amore, sono quanto di più bello Salvador potesse scrivere.

E anche le ultime righe sono nella completa logica che presiede alle vicende dei mortali, un autentico tocco da maestro.

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